Nelle tante lettere che riceviamo in redazione dai nostri lettori, spesso ci
chiedono pareri e opinioni relativamente agli stessi argomenti e, nonostante
siamo nell'impossibilità di rispondere a tutti singolarmente, quando un
argomento diventa ricorrente, il modo migliore per rispondere a tutti è
attraverso le nostre pagine. Ed è proprio l'argomento ricorrente in molte
lettere ricevute che ci ha suggerito di trattarlo nell'editoriale di questo
numero. L'argomento è - nella sua sostanza - piuttosto semplice, tuttavia le
risposte che si possono dare sono molteplici e certamente ogni singolo caso va
considerato opportunamente. Molti dei nostri lettori continuano a chiedere da
qualche mese la nostra opinione sulla notevole presenza di certe uve nella
maggioranza dei vini rossi. In modo particolare Cabernet Sauvignon e Merlot,
anche nei casi in cui queste non hanno niente a che fare con la storia enologica
di certi luoghi, spesso stravolgendo la natura e la tradizione secolare di molti
vini.
In effetti, a guardare le uve utilizzate nella produzione di molti vini rossi,
la presenza ricorrente e insistente di Merlot e Cabernet Sauvignon è piuttosto
elevata. L'introduzione di queste due uve è stata fatta anche in quelle zone in
cui tradizionalmente il vino si produceva da sempre con altre uve. Inoltre, si
sono create zone a denominazione in cui queste uve sono addirittura impiegate in
purezza nella produzione dei vini. Quest'ultimo caso - innegabilmente - non ha
nulla a che vedere con la tradizione dei luoghi, eccezione fatta - chiaramente -
nelle zone della Francia da cui queste uve provengono. Se si prende ad esempio
l'Italia - il paese per il quale i nostri lettori sollevano principalmente le
loro critiche - Merlot e Cabernet Sauvignon sono frequentemente aggiunti in
percentuali variabili alle classiche - e certamente eccellenti - uve rosse
tipiche delle varie regioni, come Sangiovese, Nebbiolo, Nero d'Avola e
Montepulciano, tanto per citare qualche esempio.
Perché queste uve sono così ampiamente utilizzate nei vini rossi tanto da
alterare le tradizioni secolari di tanti luoghi e - in molti casi -
sostituendosi completamente a queste? Se non si considerano i motivi
tradizionali - palesemente esclusi in questo caso - e visto che il fine di chi
produce vino è anche quello della vendita, si potrebbero prendere in esame i
motivi commerciali. Tuttavia, se si considera attentamente il problema, si
capisce che la soluzione non si trova esclusivamente nei fattori di natura
commerciale, ma anche culturali, di moda e di interesse. Procediamo con ordine e
con una doverosa premessa. È innegabile che Merlot e Cabernet Sauvignon hanno
dato prova in numerose occasioni del loro valore enologico e della qualità dei
loro vini. Pertanto questa non è - e non può essere - una guerra contro queste
due uve di cui ogni buon intenditore sa riconoscere i loro innegabili meriti. Ma
non sarà per questi innegabili meriti che si riconoscono loro doti miracolose
nella produzione dei vini, trasformando ogni vino mediocre in un nettare divino?
A vedere la frequenza con cui si usano queste uve in molti vini, il motivo
potrebbe essere anche questo. Consideriamo invece la questione da un altro punto
di vista. Le qualità organolettiche del Merlot e del Cabernet Sauvignon sono
così facilmente riconoscibili che è piuttosto difficile non notarle in un vino.
Non solo, ma hanno innegabilmente qualità organolettiche piacevoli,
facili e immediate da comprendere. Il Merlot, con la sua
morbidezza e i suoi piacevoli aromi, è innegabilmente capace di
arrotondare e rendere più piacevole un vino ruvido, così come il
Cabernet Sauvignon che può conferire una certa importanza organolettica a
molti vini. Qualità che non richiedono molta attenzione o competenza per essere
apprezzate, e pertanto i vini prodotti con queste uve sono capaci di farsi
piacere da un vasto numero di consumatori. Evidentemente stiamo generalizzando.
Siamo ben consapevoli che ci sono tantissimi vini da Merlot e Cabernet Sauvignon
con complessità organolettiche notevoli che richiedono tutta l'attenzione - e il
piacere - di un degustatore.
Se è vero che i vini con uve Merlot e Cabernet Sauvignon risultato più
accettabili e gradevoli ai consumatori, questo spiega anche l'eventuale ragione
commerciale: questi vini si vendono più facilmente. Una regola di mercato
semplice e pratica ma che assicura facilmente profitti: si produce ciò che si
vende. Una logica che - dal punto di vista di un produttore, che innegabilmente
produce vino anche per passione - è ineccepibile. Quanti esempi si potrebbero
fare di vini che, prima di provvidenziali aggiunte di Merlot o Cabernet
Sauvignon, erano pressoché ignoti e poco considerati dai consumatori e che poi
hanno goduto di improvvisa notorietà e apprezzamento? Siamo certi che ognuno dei
lettori che ci ha inviato lettere su questo tema conoscono almeno un nome di un
vino simile. L'argomento fa comunque emergere anche altre osservazioni, più
preoccupanti e di cui non si può essere proprio contenti. Se è vero che le
qualità organolettiche di Merlot e Cabernet Sauvignon - piuttosto tipiche ed
evidenti - si ritrovano in molti vini, quanto è forte il pericolo di produrre
vini che si somigliano l'uno con l'altro? A nostro avviso - e forse anche quello
dei nostri lettori - questo pericolo è piuttosto elevato.
Però è anche vero che non ci si può lamentare più di tanto, poiché se questi
vini incontrano il consenso dei consumatori, significa che la maggioranza degli
appassionati chiede e cerca questo tipo di vini. Un vino che non si vende non
sarebbe più prodotto, com'è già accaduto a molti vini - anche gloriosi - che
hanno visto mettere la parole fine nella loro storia o hanno subito
opportune correzioni. Se i consumatori chiedono vini facili e
immediati, allora il problema è anche culturale, di pigrizia e di poco
interesse a esplorare vini meno scontati e con qualità organolettiche che
richiedono maggiore attenzione. Ma è anche opportuno sottolineare che quando un
vino è buono e fatto bene - indipendentemente dalle uve con cui è fatto - si
dovrebbe considerare per quello che realmente esprime. Tuttavia è innegabile che
questa tendenza porterà inevitabilmente a una certa omologazione dei vini -
tutti simili, tutti uguali - una prospettiva di cui non si può essere contenti,
o almeno non ci rende contenti. Ecco perché crediamo che la soluzione debba
arrivare prevalentemente dagli appassionati e dai consumatori. Senza nulla
togliere al Merlot e al Cabernet Sauvignon - ai quali riconosciamo ancora una
volta il loro elevato e innegabile valore - si dovrebbe essere più attenti e
aperti a qualunque vino, ponendosi di fronte al calice con la completa e umile
intenzione di ascoltare la sua storia, il suo carattere e la sua
personalità.
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