Sembrerebbe difficile da credere, eppure nel mondo del vino quel piccolo
elemento che si mette in cima alla bottiglia - e che ha la funzione di chiuderla
- assume un'importanza fondamentale e strategica, non da ultimo, anche culturale
e tradizionale. Quante discussioni si sviluppano intorno a un semplice
cilindretto di sughero - o di altro materiale - spesso mettendo in secondo piano
ciò che dovrebbe essere più importante e che dovrebbe essere considerato
indipendentemente dal tipo di sigillo che si appone in una bottiglia.
Eppure, anche se non ce ne rendiamo conto, quel sigillo condiziona spesso la
nostra predisposizione verso quel vino che dovrebbe proteggere dalle insidie
esterne: se il tappo soddisfa le aspettative del consumatore, allora si è
maggiormente disposti a considerare di maggiore qualità il vino contenuto nella
bottiglia. Possibile che un piccolo cilindretto di sughero o di altro materiale
- il tappo - sia capace di influire in maniera così importante sul pregiudizio e
sull'accettabilità di un vino?
Secondo il parere di molti consumatori, sembrerebbe che il tappo svolga un ruolo
importante nell'accettabilità di un vino, secondo i produttori, il suo ruolo
sarebbe invece meno importante. Cercando di essere obiettivi, senza lasciarsi
condizionare da fattori culturali e pregiudiziali, crediamo abbiano ragione i
produttori. Non crediamo sia sufficiente chiudere una bottiglia con un tappo di
sughero di elevata qualità per rendere migliore un vino. In altre parole, non è
il tappo che fa il vino. Di sicuro il tappo assume un'importanza fondamentale in
quei vini destinati a lunghi periodi di affinamento in bottiglia in cui
l'essenziale scambio d'aria fra l'interno della bottiglia e l'esterno è
assicurato dalle caratteristiche del sughero naturale. Questo non è così
importante in quei vini destinati a un consumo più immediato, poiché
l'affinamento in bottiglia, non solo è sconsigliato, ma peggiora anche le
qualità organolettiche del vino. Inoltre, nei casi in cui questo è possibile, è
sempre meglio vedere una bottiglia con un buon tappo sintetico che con un
cattivo tappo di sughero.
Dal punto di vista di un produttore, è assolutamente essenziale che un vino
giunga nel calice dei consumatori esattamente nel modo in cui esce dalla
cantina, con tutte le sue qualità organolettiche integre e inalterate. In questo
senso, non è certamente il tappo l'unico fattore che consente di raggiungere
questo obiettivo: un'errata temperatura di servizio, scelta del calice
inappropriato, cattiva conservazione del vino, sono elementi parimenti
importanti che svolgono ruoli fondamentali sull'apprezzamento di un vino. Anche
il tappo, ovviamente. Basta infatti che il tappo sia difettoso, sia perché
danneggiato dagli effetti del tricloroanisolo - noto anche come TCA o
odore di tappo - sia a causa di una cattiva tenuta ermetica, il vino,
anche nelle più opportune condizioni di servizio e conservazione, non esprime
più le sue migliori qualità. Se è vero che i consumatori hanno accettato senza
problemi l'introduzione delle più innovative tecnologie nella produzione di vini
- riconoscendo inoltre il loro ruolo fondamentale e determinante nella
produzione di vini di qualità - il progresso tecnologico dei tappi sembra avere
una minore accettabilità.
Se prendiamo in considerazione i dati statistici che sono oramai noti a
chiunque, il 4-5% delle bottiglie di vino è danneggiato dagli effetti
dell'inquinamento del tricloroanisolo nei tappi di sughero, con la conseguenza
del noto e disgustoso odore di tappo. A queste cifre va inoltre aggiunto
circa un 10% di vini che, a causa di una scarsa tenuta ermetica dei tappi di
sughero, si ossida prematuramente danneggiando quindi il vino. Se consideriamo
queste cifre, le perdite derivate da fattori accidentali a causa dei tappi non
sono irrilevanti. Questo significa che in una produzione di 100.000 bottiglie,
si verifica una perdita di oltre 10.000 bottiglie di vino. Queste perdite,
innegabilmente, si riflettono anche sui prezzi di vendita del vino: è fin troppo
evidente che queste perdite per i produttori significano un aumento dei costi.
Le soluzioni proposte a questo genere di problemi includono gli oramai noti
tappi sintetici - non ancora pienamente accettati dai consumatori - oltre alla
più recente novità dei tappi a vite, da tempo usati per i vini ordinari di largo
consumo, per le bevande gassate e le acque minerali.
Se è vero che i tappi sintetici soffrono ancora di una forte resistenza da parte
dei consumatori, per la maggioranza di questi, i tappi a vite sono addirittura
inaccettabili. I risultati degli studi condotti sull'argomento assicurano che
questo tipo di tappi consentono di conservare la freschezza e l'integrità degli
aromi e dei sapori dei vini in cui sono usati: un fattore che dovrebbe garantire
la loro accettabilità e preferenza. Tuttavia è anche innegabile che la maggiore
tenuta ermetica di questi tappi accelerano i processi di riduzione, tanto che in
soli 18 mesi le qualità del vino sono seriamente compromesse. Quest'ultima
considerazione consiglierebbe quindi di non usare i tappi sintetici o a vite nei
vini destinati all'affinamento in bottiglia. Questo lo sanno anche i produttori
che - infatti - utilizzano i tappi sintetici e a vite esclusivamente nei loro
vini destinati a un consumo immediato, come i bianchi, i rosati e i rossi
giovani. Non è solamente una questione economica: è innegabile che è
nell'interesse primario del produttore assicurare ai propri prodotti le migliori
condizioni di consumo possibili. Questo dovrebbe essere anche l'interesse dei
consumatori.
Eppure il tappo è ancora una questione complessa e delicata, tanto da irritare i
consumatori quando vedono una bottiglia chiusa con un tappo sintetico. Una
questione così sensibile tanto da fare pensare che il vino nella bottiglia sia
meno importante e che è proprio il tappo ciò che si versa nei calici. D'accordo,
è una questione legata alla tradizione e alla cultura. Ma ha proprio senso - in
onore della tradizione - consentire il danneggiamento di un vino quando questo
può essere evitato? È pure vero che un tappo a vite priva il consumatore di
quell'appagante cerimonia dell'apertura della bottiglia fatta di cavatappi e
premure: un semplice e rapido gesto e il vino è pronto per essere versato nel
calice. Tuttavia questa è una barriera culturale difficile da abbattere.
Nonostante gli sforzi dei produttori nel fare accettare questi tappi, molti
consumatori hanno ancora il pregiudizio che i tappi sintetici e a vite sono
usati nei vini di minore qualità. Un cambiamento culturale difficile da attuare,
a meno che i consumatori non prestino maggiore attenzione a quello che hanno nei
propri calici anziché a quello che vedono in una bottiglia. In fin dei conti,
l'attenzione verso il tappo è limitata unicamente all'apertura della bottiglia:
il piacere dell'apprezzamento di vino ha una durata decisamente superiore,
indipendentemente se il tappo è di sughero o sintetico.
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