La notizia dell'aumento di consumo di alcol fra i giovani era già stata diffusa
lo scorso aprile dall'ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), una notizia, di
per sé, non certo lieta, alla quale si è aggiunta recentemente quella che vede
l'aumento del consumo di alcol anche fra le donne. Se l'aumento di consumo di
alcol fosse interpretato come una maggiore diffusione del consumo consapevole e
moderato, sarebbe certamente motivo di soddisfazione, ma quando si tratta di
abuso e di eccesso, la cosa non fa certamente piacere. E ci sono almeno due
motivi per i quali preoccuparsi: sia per lo sviluppo di un'abitudine sociale
deplorevole e per nulla intelligente, sia per la formazione di una cultura
deleteria e dannosa legata al consumo di bevande alcoliche. Riteniamo che
chiunque abusi di alcol manchi di rispetto a sé stesso, così come agli altri, in
particolare alle persone che hanno con loro rapporti stretti. Questo
rappresenta inoltre un palese insulto, una mancanza di considerazione e
rispetto, per i produttori che con serietà si dedicano alla produzione della
qualità, che in questo modo è pietosamente calpestata.
Se il futuro di ogni società e di ogni cultura è riposto e rappresentato dai
giovani, sapere che questi si affidano all'eccesso e all'abuso di alcol, non è
qualcosa che può suscitare piacere o soddisfazione. E lo stesso si può
certamente dire per tutte le altre sostanze - nessuna esclusa - che provocano
dipendenza e danni alla salute, soprattutto a quella degli altri che, per
scelta, non ne fanno uso. Sapere inoltre che il consumo eccessivo di alcol è
un'abitudine che riguarda sempre di più le donne, non fa altro che peggiorare la
situazione rendendola ancora più triste. Non perché l'abuso di alcol nelle donne
sia più disdicevole rispetto a quello degli uomini - un abuso è sempre un abuso,
indipendentemente da chi lo compie - ma soprattutto per i rischi che si
potrebbero verificare in caso di gravidanza e per i danni che il feto potrebbe
subire. Perché si è verificato un aumento di consumi di alcol nei giovani e
nelle donne? Probabilmente un esperto di comportamenti sociali e di antropologia
potrebbe rispondere a questa domanda, qualcosa che va oltre le nostre e ben più
modeste capacità.
Quello che possiamo fare, nel nostro piccolo, è guardare le stime che riguardano
i consumi e trarre conclusioni o esprimere opinioni. Secondo i dati diffusi
dall'ISTAT, quasi il 20% dei ragazzi fra gli 11 e 15 anni ha dichiarato di
avere consumato almeno una volta nell'arco dell'anno una bevanda alcolica. La
statistica non ci dice in quali quantità e, tutto sommato, in un paese dove una
delle bevande più rappresentative è appunto una bevanda alcolica - il vino -
questo potrebbe rientrare negli aspetti culturali dell'Italia. Inoltre, da
questa indagine statistica emerge che il consumo di bevande alcoliche fra le
giovani donne di età compresa fra 18 e 19 anni è aumentato al 60,9% rispetto al
53,7% della precedente rilevazione. Per quanto riguarda le donne di età
compresa fra i 20 e i 24 anni, l'aumento si attesta al 63,2%, mentre nella
rilevazione precedente il valore era pari al 58,4%. La statistica non fornisce
dati relativamente alle quantità, pertanto non è possibile sapere se questo
aumento corrisponda a un consumo eccessivo oppure a un consumo moderato e
consapevole.
La statistica mette inoltre in evidenza alcuni aspetti comportamentali di
rilievo relativamente alle preferenze di consumo dell'alcol. Pur non facendo
ancora riferimento alle quantità, si registra un aumento nel consumo di alcol al
di fuori dei pasti, qualcosa che potrebbe fare pensare al consumo di bevande
superalcoliche piuttosto che al vino, generalmente e tradizionalmente consumato
durante i pasti. Secondo questa statistica, il consumo di alcol fuori dai pasti
è aumentato per le ragazze dal 9,7% al 17,9%, mentre per i ragazzi l'aumento
passa dal 15,2% al 22,7%. Dati che certamente non confortano, anzi sono da
considerarsi piuttosto preoccupanti. Non solo per la cattiva abitudine che i
giovani stanno prendendo nei confronti dell'alcol, ma anche e soprattutto per
motivi di tipo medico. È infatti noto che in età adolescenziale il corpo
non è ancora capace di metabolizzare l'alcol a causa dell'assenza di un enzima
fondamentale - l'alcol deidrogenasi - e che si svilupperà in età adulta. Se poi
si considera che la metabolizzazione dell'alcol è fortemente condizionata dallo
stomaco pieno, l'abitudine di consumare alcol fuori dai pasti non fa che
peggiorare le cose.
Perché gli adolescenti hanno bisogno di consumare alcol in modo eccessivo fino a
raggiungere uno sconveniente stato di ebbrezza e di ubriacatura? Necessità di
apparire quello che non si è - né mai si potrà essere - oppure cercare un aiuto
per superare le proprie insicurezze? Oppure, più semplicemente, la ricerca
dell'omologazione agli sciocchi modelli sociali dove si deve, in un certo senso,
trasgredire le regole per essere accettati dagli altri coetanei, tanto
per avere l'illusione di sentirsi adulti? Per quanto severi si possa essere, di
certo la colpa non è dei giovani che adottano certi modelli di comportamento,
piuttosto degli adulti che li creano senza preoccuparsi affatto sulle
conseguenze, trascurando invece il ruolo di educatori. Ognuno ha il
diritto di vivere in prima persona le esperienze e comprenderne le conseguenze,
non c'è dubbio. Chiunque sia stato giovane sa bene che le raccomandazioni degli
adulti sono viste come imposizioni e non come consigli di chi ha maggiore
esperienza. Pertanto, il problema è nella comunicazione, probabilmente il modo
di comunicare con i soggetti giovani è inadeguato e controproducente.
Il consumo consapevole e responsabile è, innanzitutto, un'attitudine culturale.
Se non si è sensibili alla diffusione e alla promozione di una cultura
consapevole e responsabile del consumo di bevande alcoliche, è molto probabile
che si continuerà ad ottenere questo tipo di risultati. Recentemente in Italia,
nei locali pubblici, è obbligatorio esporre delle tabelle che forniscono
informazioni sui livelli di consumo accettabile, ricordando inoltre gli effetti
che l'alcol può provocare a seconda della quantità che si assume. È certamente
una misura utile a favorire un consumo responsabile, ma non certamente a
favorire la cultura di un consumo consapevole. È un passo in avanti, senza
dubbio, ma è anche vero che la cosa non è risolvibile con una semplice
tabella. Un'azione informativa utile, ma non risolutiva. Fra i servizi
offerti dal nostro mensile,
l'etilometro è fra i
più apprezzati, in particolare dal
telefono cellulare. Non sarà un
contributo essenziale, ma dimostra l'interesse dei nostri lettori a un consumo
responsabile. Non sarà un servizio essenziale, ma ci auguriamo che serva - nel
suo piccolo - a diffondere la cultura di usare il cervello quando si ha un
calice in mano, piuttosto che annegare il cervello dentro un calice.
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