Più volte abbiamo detto che il vino è molto più che una bevanda. Già dagli
albori della sua storia, il vino ha rappresentato molto più di una bevanda.
Significati rituali, sociali, religiosi e culturali, il vino ha accompagnato la
storia dell'uomo lungo il suo cammino. Ad onore del vero, non è stata l'unica
bevanda a ricoprire questo ruolo: basti pensare al tè o alla birra, per esempio.
Bevanda ricercata, perfino costosa e riservata a pochi, il vino continua ancora
oggi a ricoprire un ruolo importante nella vita degli uomini. Cambiando
certamente forme e contesti, ma il suo ruolo sociale non sembra essere
cambiato di molto. In tempi recenti è diventato oggetto di discussioni, spesso
al limite della rissa - seppure verbale - da parte degli appassionati della
bevanda di Bacco. Intorno al vino c'è comunque molto di più, a partire dalla
passione e dedizione di molti produttori, impegnati nel sostenere il loro
territorio, le loro uve, il loro vino.
Nel racconto del vino, poi, si formano delle vere e proprie scuole di pensiero,
posizioni nette e indiscutibili, dogmi intoccabili al limite della lesa
maestà. Esperti - o presunti tali - esprimono opinioni sul vino, sulla sua
qualità, tessono lodi, massacrano platealmente quello o quell'altro vino,
talvolta anche senza cognizione di causa. Sia chiaro, ognuno ha il diritto -
pieno e indiscutibile - di esprimere la propria opinione, giusta o sbagliata che
sia: questo è un principio e un fondamento essenziale oltre che irrinunciabile.
Questo principio vale anche per il diritto di critica, cioè nell'espressione
costruttiva e motivata di un pensiero, anche quando - e meglio ancora - è
negativo ma con il fine di offrire un punto di vista diverso da quello degli
altri. Ma quando la critica diviene la posizione ferma di chi la esprime, non
lasciando spazio al confronto e alla sincera discussione, ergendosi su un
pulpito a sparare sentenze, forte della vigliaccheria che l'alta posizione (ma
miseramente bassa) può assicurare al riparo dalle repliche, questo non è altro
che mostrare la propria stupidità e pochezza d'intelletto.
La critica è anche una questione di rispetto e di dignità. Rispetto per sé
stessi, poiché esprimendo ciò che non si pensa solo per compiacere gli altri è
un atto ipocrita verso sé stessi, prima ancora che verso gli altri. Rispetto poi
per chi produce un vino e lo fa con passione, impiegando le proprie risorse e la
propria vita in qualcosa in cui crede. E questo si deve rispettare, anche - e
soprattutto - quando non si condivide. Va da sé, non tutti i produttori si
confrontano con il vino allo stesso modo: per alcuni è semplicemente un'attività
secondaria per fare profitti da aggiungere ad altre attività primarie che con il
vino non hanno nulla in comune. Insomma, per dirla con un termine inglese che va
tanto di moda, è solo business. Infine - ma non meno importante - il
rispetto per coloro i quali leggono o ascoltano una critica o un'opinione.
Questo è come recitare una parte in un palco a teatro: senza il pubblico di
fronte, l'attore non ha ragione di esibirsi. Per questo motivo deve essere
sincero, onesto e credibile in quello che cerca di comunicare, altrimenti riceve
solo disapprovazione e dissenso. E ogni attore degno di questo nome, sa quant'è
importante e fondamentale il rispetto per chi ha davanti. Il teatro: grande
scuola di vita.
E poi c'è il racconto di chi produce il vino. Della passione nel vedere le viti
rinnovare ogni anno il miracolo della genesi dei grappoli, del loro crescere
sotto il sole. E quindi della vendemmia, l'estremo sacrificio dei grappoli d'uva
per donare vino agli uomini. Lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson disse
che il vino è poesia in bottiglia, e certamente il vino è la poesia della
terra, fatto dei versi che la natura decanta, alte parole dal significato
profondo dell'espressione di un territorio e delle sue uve. La poesia, la prosa,
i racconti e i canti, la pittura e la scultura: espressioni artistiche del
talento dell'uomo e nelle quali il vino è sempre stato oggetto di
rappresentazione, segno della sua importanza nella vita e nei sentimenti
dell'uomo. Il vino è l'incontro dell'uomo con la natura, una collaborazione
sinergica dove ogni elemento e ogni talento trovano la loro espressione nei
profumi e nei sapori, quindi nei sensi, in quei straordinari mezzi che collegano
la realtà del mondo con le profondità dell'intimo dell'uomo.
E poi ci sono espressioni del vino un po' meno nobili e presuntuose, quasi
fastidiose. Non certo per colpa del vino, ma di ciò che del vino si fa o si
vorrebbe fare. Spesso il vino è oggetto di elitarismo, di un qualcosa che offre
il pretesto per fare sfoggio di vanità, per marcare una differenza sociale o
culturale, anche umiliante, fra chi crede di conoscere il vino e chi ammette
candidamente e onestamente di comprenderlo un po' meno. Per molti fare sfoggio
di certi nomi, di etichette costose, uve sulla cresta dell'onda, costituisce
l'occasione della sciocca apparenza fine a sé stessa, del fare credere agli
altri di appartenere a una classe sociale e culturale elevata, dove il vino
rappresenta uno status symbol. Tutto per dare l'impressione di essere
competenti e impegnati, così ossessionati nel nascondere a sé stessi e agli
altri la consapevole pochezza di ciò che si è. Vino anche oggetto di
discriminazione: se si parla con queste persone e si mostra indifferenza o
incompetenza, è il pretesto per essere denigrati, esclusi dalla cerchia eletta
di chi crede di sapere vivere e ha capito tutto della vita.
Non tutti riescono a comprendere la bellezza di una poesia, un verso, un dipinto
o un respiro, o le emozioni che un vino comunica ai nostri sensi. Ma è anche
vero che altri non riescono a comprendere l'emozione che, per esempio, può
suscitare la vista di un'automobile o il rombo del suo motore. Ciò che non si
comprende non è incomprensibile, è semplicemente qualcosa che è oltre il nostro
interesse e la nostra capacità di emozionarci. E il vino non fa eccezione in
questo. C'è chi lo apprezza per quello che può comunicare al nostro intimo, ai
nostri sensi e alle nostre emozioni; per altri invece è l'espressione di quanto
di più disdicevole, abominevole e pericoloso possa esistere a questo mondo,
considerandone esclusivamente l'abuso che taluni ne fanno e le sue conseguenze.
Vien proprio da ricordare l'antico adagio in medio stat virtus, regola
che non comprende estremi o estremismi, ma un saggio equilibrio. Il vino non è
tutto, così come non è tutto la poesia e il teatro, l'altruismo o l'egoismo, una
nuova automobile o un vestito alla moda. La vita è fatta di tante piccole e
grandi cose, tutte utili a comprenderne il significato e la sua espressione. E a
renderla varia e interessante. E il vino, per coloro i quali rappresenta poesia,
emozione e qualcosa in più, è certamente una di queste.
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