Gli italiani possono finalmente gioire per un grande risultato che cambierà le
sorti del nostro Paese e renderà i produttori di vino più felici e gonfi di
orgoglio. Perfino più belli e più alti. È ufficiale: l'Italia produce più vino
della Francia! Una notizia clamorosa, di certo la notizia del secolo, che
possiamo mettere al fianco di ogni vendemmia, anch'esse, ogni anno puntualmente
del secolo. Torniamo seri. Produciamo una quantità di vino maggiore della
Francia. E con questo? Cosa si vuole dimostrare? Qual è il merito che ne deriva?
Qual è il contributo alla viticoltura e all'enologia del Paese, nel termine più
significativo che è poi la qualità? Perdonate l'ironia iniziale, ma francamente
- e per l'ennesima volta - non riesco proprio a comprendere l'importanza di una
notizia simile. Produrre più vino di qualcun altro significa forse essere
migliori o di produrre vino migliore? Ho molti dubbi in merito, soprattutto non
comprendo questo presunto merito se si confronta il risultato con gli altri
importanti numeri del mondo della produzione vinicola.
La notizia è stata diffusa dall'OIV, Organisation Internationale de la
Vigne et du Vin (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) e in
Italia, la notizia è stata ripresa e diffusa da molti, dai giornali alla
televisione. Molti hanno dimenticato di trattare la notizia nella sua forma
completa, omettendo, per esempio, alcuni dati significativi e che meglio fanno
comprendere il senso della notizia, concentrandosi semplicemente sul dato meno
importante, cioè sulla quantità prodotta. A quanto si apprende, nel 2010
l'Italia ha prodotto 49,6 milioni di ettolitri di vino, mentre la Francia ne ha
prodotti solamente 46,2. Una differenza, in favore dell'Italia, di ben 3,4
milioni di ettolitri. In virtù di questo risultato, nel 2010, l'Italia è il
primo produttore di vino del mondo, siamo il paese che produce la maggiore
quantità di vino del mondo. La quantità, ecco. Cosa dicono invece i dati che
fanno davvero la differenza nel prestigio e nell'economia delle cantine?
Se valutiamo l'importanza della notizia - di per sé, comunque poco importante
senza un cospicuo riscontro di qualità - tenendo conto degli altri dati, il
significato del risultato appare ben diverso. In accordo ai dati diffusi
dall'OIV, nel 2010 gli italiani hanno consumato ben 24,5 milioni ettolitri di
vino, mentre i francesi ci superano con ben 29,4 milioni di ettolitri. I
francesi hanno quindi bevuto quasi cinque milioni di ettolitri di vino più di
noi. Come mai, quindi, in Italia si produce più vino della Francia, pur
consumandone meno? Qualcuno potrebbe suggerire che l'Italia esporta più vino, e
quindi è giustificata la maggiore quantità prodotta. Vero: l'Italia ha esportato
ben 20,1 milioni di ettolitri di vino, mentre la Francia si è fermata ad appena
13,5 milioni di ettolitri. Un dato positivo, si potrebbe certamente affermare:
l'Italia ha esportato 6,6 milioni di ettolitri in più rispetto alla Francia, un
risultato tutt'altro che insignificante.
Da qualche anno, l'esportazione del vino italiano, soprattutto negli Stati Uniti
d'America, è in continuo aumento, probabilmente a scapito del vino francese. In
altre parole, negli Stati Uniti se si decide di stappare una bottiglia di vino
straniero, la preferenza cade sovente sul vino italiano. La qualità del
vino italiano - è innegabile - si è innalzata di molto negli ultimi anni,
qualcosa che è stato certamente apprezzato anche al di fuori nel nostro Paese,
soprattutto nel confronto con i vini francesi. Se valutiamo questo importante
risultato con l'ultimo dato diffuso dall'OIV - quello relativo al valore delle
quantità esportate - questo risultato va necessariamente considerato in modo
molto diverso. Il valore di vino esportato dall'Italia è pari a 3,9 miliardi di
euro, mentre la Francia, pur esportando quasi sette milioni di ettolitri in
meno, ha incassato ben 6,3 miliardi di euro. Questo valore mette in evidenza due
fattori non proprio irrilevanti.
Il primo è che, all'estero, il vino italiano costa meno di quello francese,
fattore che probabilmente invita, soprattutto in questi tempi non proprio
floridi, a stappare un vino più economico. Il secondo, e forse ancor più
significativo, è che il margine di profitto per le cantine italiane che si
dedicano all'export è decisamente inferiore rispetto a quello dei cugini
francesi. Si esporta e si produce più vino, ma si guadagna molto meno rispetto
alla Francia. Questo porta comunque a una riflessione: forse i produttori
italiani sono costretti a svendere il proprio vino, in virtù del fatto che
se ne produce molto, così da evitare di accumularlo in cantina con il rischio,
più che concreto, che finisca invenduto? Come dire, meglio venderlo a poco che
non venderlo affatto o destinarlo alla distillazione, che poi è quasi come non
venderlo. Sarà forse che i francesi, per l'ennesima volta, hanno capito che si
può guadagnare molto dal vino, pur producendone meno?
Se guardiamo il risultato del primato della produzione mondiale sotto questo
aspetto, è evidente che tutto questo ha il sapore della vittoria di Pirro. I
consumi di vino in Italia sono in calo, ma se ne produce di più. Il vino
esportato dall'Italia è in aumento, ma il margine di profitto non è altissimo.
Eppure i francesi consumano più vino di noi e ne producono meno, ne esportano
meno e guadagnano di più. Fare molto è meglio? Sembrerebbe proprio di no.
Perché i francesi riescono a guadagnare molto più pur esportando molto meno? La
risposta potrebbe essere banale: la qualità del vino francese esportato è
superiore a quella del vino italiano e pertanto ha un valore maggiore. L'Italia
esporta vino di qualità, ma anche - e forse soprattutto - vino mediocre,
pertanto se si vuole vendere si deve sacrificare il margine. La qualità ha un
prezzo, ovvio. E nel calice servono i fatti, non le parole o i presunti meriti.
L'Italia è il principale produttore di vino del mondo ma è anche quello che
guadagna di meno. E continuo a non capire il motivo per il quale si possa
esultare per una notizia come questa.
Antonello Biancalana
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