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  Editoriale Numero 125, Gennaio 2014   
Caro Vino...Caro Vino...  Sommario 
Numero 124, Dicembre 2013 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 126, Febbraio 2014

Caro Vino...


 Caro vino ti scrivo. È da tanto tempo che, dalle pagine di questo editoriale, ogni mese scrivo di te, dei fatti che ti riguardano e delle mie opinioni. Un momento di riflessione da condividere con gli altri. Sarà perché è finito un altro anno - il 2013 ci ha appena salutato dando il benvenuto al 2014 - o forse per il fatto che in questi periodi si tende a fare bilanci, valutando le cose buone e quelle meno buone, così ho pensato di scriverti. Ci conosciamo oramai, in queste pagine, da dodici anni, ma la nostra conoscenza, in verità, è iniziata in un tempo decisamente più distante. Sai bene che quelli che nascono in questo Paese, e lo stesso accade anche in altri luoghi del mondo, imparano presto a convivere con te, con la bevanda che contraddistingue indissolubilmente la nostra cultura. Non ho la pretesa, ovviamente, di conoscerti veramente bene, di potere dire che so tutto di te e delle tue pressoché infinite anime. Tu sei nobile artista della terra e con ognuna di queste rinnovi la tua promessa di unione, anno dopo anno, cambiando sempre pur restando sempre lo stesso. Conoscerti fino in fondo, non è cosa semplice.


 

 Ci siamo incontrati così tante volte che, oramai, ho perso il conto. Sei stato sempre un fedele compagno, ti ho sempre trattato con rispetto, senza mai abusare di te nell'eccesso e da te ho preteso lo stesso. Del resto, non ho mai apprezzato molto chi, in modo sciocco e stolto, abusa di te, poiché trovo questo disdicevole e scorretto sia per te sia per chi crede sia utile abusare delle tue virtù. Chi lo fa, magari, crede pure di essere intelligente e disinvolto: francamente, non ho mai capito come possano crederlo, mi riesce piuttosto difficile capirlo. A me sembra come se si calpestasse la storia, una cultura lunga e importante per l'umanità, un racconto della terra che ricorda all'uomo la forza e la generosità della Natura. Immagino tutto questo non ti sorprenda affatto, poiché, puntualmente, non rispetti mai chi non rispetta te. In questo senso sei molto coerente e leale: quando ti si considera per il tuo valore e si gode di te con rispetto, sei sempre riconoscente e generoso nel donare nobili storie e avvincenti emozioni.

 Ci sono altri modi per mancarti di rispetto e anche questo si può considerare un abuso o, peggio, un abominio. Produttori senza scrupoli ti usano come bieco mezzo di speculazione: cantano lodi alla terra, parlano di tradizioni non meglio definite e si nascondono dietro la parola “qualità”. Hanno la faccia tosta, loro, che non sono mai entrati nelle loro vigne e le guardano da lontano, le loro vite sono distanti anche dalle tradizioni più recenti, la qualità è una parola usata solo per raccontare una pietosa favola. La stessa faccia tosta, non da meno, quelli che usano la vigna e il vino con l'unico scopo di magnificare sé stessi. Sono convinti di essere dalla parte del giusto, forti di una triste e ipocrita presunzione, sempre pronti a denigrare il vino altrui senza nemmeno conoscerlo. Se poi si prova a contestare, anche minimamente, quello che producono loro, si scatenano guerre senza fine, inutili massacri di calici, bottiglie e parole. Non hanno capito che, alla fine, perdono tutti e non c'è un vincitore.

 Le parole, poi, c'è chi le usa per il personalissimo compiacimento: esercizi di vanità che fanno finta di parlare di vino, ma che trasudano tristemente di presunzione e di sentenze assolute indiscutibili. Chissà che effetto ti fanno, caro vino, questi curiosi soggetti che parlano, o meglio, straparlano di te, convinti di essere nel pulpito supremo e che tutto il mondo pende dalle loro sacre parole. Sono convinto che ne rideresti un poco, per poi continuare il tuo cammino, consapevole che, spesso, quelle parole sono incomprensibili anche a chi le scrive o le pronuncia. In fin dei conti, quello che ti riguarda è la terra, la madre vigna, la tua natura di bevanda che è tale solo grazie all'uomo che ha capito, con il tempo, a comprendere i processi della Natura e con questi interagisce per il proprio piacere. Sì, è vero, si tratta di un atto di egoismo che, sono convinto, condividi in pieno vista la gioia e le emozioni che sai donare a chi è capace di ascoltarti.

 Il 2013 è appena concluso, un anno che ha visto, ancora una volta, scontri ideologici che, secondo i contendenti, sarebbero utili a sostenere il vino e la sua identità. Non molto diverso, in verità, dagli anni precedenti, probabilmente, non molto diverso da sempre. Comprendo perfettamente che l'argomento “vino” è così sentito, così fortemente legato alle culture locali di ogni paese, che si finisce a difendere strenuamente e ciecamente un principio e un concetto senza ascoltare gli altri. A volte sembra che per il vino il celebre adagio l'erba del vicino è sempre più verde non trova riscontro: spesso, l'erba del vicino, non solo è meno verde, ma è anche brutta, appassita e di discutibile dignità. Non mi riferisco semplicemente ai diversi paesi del mondo, ma anche - spesso - ai produttori della medesima zona, praticamente “vicini di vigneto”. L'unione fa la forza: non molti l'hanno capito e, a parte qualche illuminato esempio, sono in molti ad azzuffarsi per il nulla.

 A pensarci bene, caro vino, tu sapresti mettere tutti d'accordo, andando oltre le parole e oltre le diatribe: in buona compagnia e un buon calice, spesso, tutti diventano amici. Questo è l'augurio che vorrei farti, di cuore, per il 2014. Ti auguro che possano lasciarti parlare liberamente per quello che sei, per i tuoi tanti modi di essere, sempre diversi ma sempre figli della stessa anima. Ed è anche questo che, alla fine, mi piace di te, caro vino, questo tuo essere poliedrico, le tue infinite sfumature e i tanti modi di essere interpretato e considerato. Qualora non fosse così, saremmo tutti contenti di bere una qualunque altra bevanda - sempre la stessa, sempre uguale - con buona pace delle diatribe e delle parole. In questo, rifletti perfettamente le forme e le sostanze del mondo: ogni cosa appare diversa a seconda del punto di vista di chi la guarda, da dove e come la guarda. Ma soprattutto, nulla è assoluto, tutto è squisitamente relativo, e tu non sei eccezione a questa regola. Non esiste il migliore. Facciamo che nel 2014 esista semplicemente il vino, te stesso per quello che sei, per come sei e per come ti danno vita. Questo è il mio augurio per te, caro vino. Io intanto vado ad ascoltare la tua risposta, apprezzando i profumi di questo generoso calice che ho qui, proprio vicino a me. So che, almeno tu, nella saggezza della moderazione e nell'umiltà dell'ascolto, non mi deluderai.

Antonello Biancalana






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