Caro vino ti scrivo. È da tanto tempo che, dalle pagine di questo editoriale,
ogni mese scrivo di te, dei fatti che ti riguardano e delle mie opinioni. Un
momento di riflessione da condividere con gli altri. Sarà perché è finito un
altro anno - il 2013 ci ha appena salutato dando il benvenuto al 2014 - o forse
per il fatto che in questi periodi si tende a fare bilanci, valutando le cose
buone e quelle meno buone, così ho pensato di scriverti. Ci conosciamo oramai,
in queste pagine, da dodici anni, ma la nostra conoscenza, in verità, è
iniziata in un tempo decisamente più distante. Sai bene che quelli che
nascono in questo Paese, e lo stesso accade anche in altri luoghi del mondo,
imparano presto a convivere con te, con la bevanda che contraddistingue
indissolubilmente la nostra cultura. Non ho la pretesa, ovviamente, di
conoscerti veramente bene, di potere dire che so tutto di te e delle tue
pressoché infinite anime. Tu sei nobile artista della terra e con ognuna di
queste rinnovi la tua promessa di unione, anno dopo anno, cambiando sempre pur
restando sempre lo stesso. Conoscerti fino in fondo, non è cosa semplice.
Ci siamo incontrati così tante volte che, oramai, ho perso il conto. Sei stato
sempre un fedele compagno, ti ho sempre trattato con rispetto, senza mai
abusare di te nell'eccesso e da te ho preteso lo stesso. Del resto, non ho mai
apprezzato molto chi, in modo sciocco e stolto, abusa di te, poiché trovo
questo disdicevole e scorretto sia per te sia per chi crede sia utile abusare
delle tue virtù. Chi lo fa, magari, crede pure di essere intelligente e
disinvolto: francamente, non ho mai capito come possano crederlo, mi riesce
piuttosto difficile capirlo. A me sembra come se si calpestasse la storia, una
cultura lunga e importante per l'umanità, un racconto della terra che
ricorda all'uomo la forza e la generosità della Natura. Immagino tutto questo
non ti sorprenda affatto, poiché, puntualmente, non rispetti mai chi non
rispetta te. In questo senso sei molto coerente e leale: quando ti si considera
per il tuo valore e si gode di te con rispetto, sei sempre riconoscente e
generoso nel donare nobili storie e avvincenti emozioni.
Ci sono altri modi per mancarti di rispetto e anche questo si può considerare
un abuso o, peggio, un abominio. Produttori senza scrupoli ti usano come bieco
mezzo di speculazione: cantano lodi alla terra, parlano di tradizioni non
meglio definite e si nascondono dietro la parola qualità. Hanno la faccia
tosta, loro, che non sono mai entrati nelle loro vigne e le guardano da
lontano, le loro vite sono distanti anche dalle tradizioni più recenti, la
qualità è una parola usata solo per raccontare una pietosa favola. La stessa
faccia tosta, non da meno, quelli che usano la vigna e il vino con l'unico
scopo di magnificare sé stessi. Sono convinti di essere dalla parte del giusto,
forti di una triste e ipocrita presunzione, sempre pronti a denigrare il vino
altrui senza nemmeno conoscerlo. Se poi si prova a contestare, anche
minimamente, quello che producono loro, si scatenano guerre senza fine, inutili
massacri di calici, bottiglie e parole. Non hanno capito che, alla fine,
perdono tutti e non c'è un vincitore.
Le parole, poi, c'è chi le usa per il personalissimo compiacimento: esercizi di
vanità che fanno finta di parlare di vino, ma che trasudano tristemente di
presunzione e di sentenze assolute indiscutibili. Chissà che effetto ti fanno,
caro vino, questi curiosi soggetti che parlano, o meglio, straparlano di te,
convinti di essere nel pulpito supremo e che tutto il mondo pende dalle loro
sacre parole. Sono convinto che ne rideresti un poco, per poi continuare il tuo
cammino, consapevole che, spesso, quelle parole sono incomprensibili anche a
chi le scrive o le pronuncia. In fin dei conti, quello che ti riguarda è la
terra, la madre vigna, la tua natura di bevanda che è tale solo grazie all'uomo
che ha capito, con il tempo, a comprendere i processi della Natura e con questi
interagisce per il proprio piacere. Sì, è vero, si tratta di un atto di egoismo
che, sono convinto, condividi in pieno vista la gioia e le emozioni che sai
donare a chi è capace di ascoltarti.
Il 2013 è appena concluso, un anno che ha visto, ancora una volta, scontri
ideologici che, secondo i contendenti, sarebbero utili a sostenere il vino e la
sua identità. Non molto diverso, in verità, dagli anni precedenti,
probabilmente, non molto diverso da sempre. Comprendo perfettamente che
l'argomento vino è così sentito, così fortemente legato alle culture locali
di ogni paese, che si finisce a difendere strenuamente e ciecamente un
principio e un concetto senza ascoltare gli altri. A volte sembra che per il
vino il celebre adagio l'erba del vicino è sempre più verde non
trova riscontro: spesso, l'erba del vicino, non solo è meno verde, ma è anche
brutta, appassita e di discutibile dignità. Non mi riferisco semplicemente ai
diversi paesi del mondo, ma anche - spesso - ai produttori della medesima zona,
praticamente vicini di vigneto. L'unione fa la forza: non molti l'hanno
capito e, a parte qualche illuminato esempio, sono in molti ad
azzuffarsi per il nulla.
A pensarci bene, caro vino, tu sapresti mettere tutti d'accordo, andando oltre
le parole e oltre le diatribe: in buona compagnia e un buon calice, spesso,
tutti diventano amici. Questo è l'augurio che vorrei farti, di cuore, per il
2014. Ti auguro che possano lasciarti parlare liberamente per quello che
sei, per i tuoi tanti modi di essere, sempre diversi ma sempre figli della
stessa anima. Ed è anche questo che, alla fine, mi piace di te, caro vino,
questo tuo essere poliedrico, le tue infinite sfumature e i tanti modi di
essere interpretato e considerato. Qualora non fosse così, saremmo tutti
contenti di bere una qualunque altra bevanda - sempre la stessa, sempre uguale
- con buona pace delle diatribe e delle parole. In questo, rifletti
perfettamente le forme e le sostanze del mondo: ogni cosa appare diversa a
seconda del punto di vista di chi la guarda, da dove e come la guarda. Ma
soprattutto, nulla è assoluto, tutto è squisitamente relativo, e tu non sei
eccezione a questa regola. Non esiste il migliore. Facciamo che nel 2014
esista semplicemente il vino, te stesso per quello che sei, per come sei e per
come ti danno vita. Questo è il mio augurio per te, caro vino. Io intanto vado
ad ascoltare la tua risposta, apprezzando i profumi di questo generoso calice
che ho qui, proprio vicino a me. So che, almeno tu, nella saggezza della
moderazione e nell'umiltà dell'ascolto, non mi deluderai.
Antonello Biancalana
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