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  Editoriale Numero 135, Dicembre 2014   
La Saggezza dei Vini BianchiLa Saggezza dei Vini Bianchi  Sommario 
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La Saggezza dei Vini Bianchi


 Immagino il titolo stia facendo pensare a molti dei nostri lettori che i vini siano, in un certo senso, animati di vita e intelletto, tanto da conferire loro saggezza, quella rara qualità che il tempo, a volte, concede ad alcune persone. La saggezza è qualità comunque associata all'esperienza e alla maturità, caratteristiche che si acquisiscono solo con il tempo. Il contributo del tempo è generalmente poco associato al vino bianco poiché, nella maggioranza dei casi, si ritiene che questi vini siano destinati a un consumo rapido, giusto il tempo di attendere la nuova vendemmia. Confesso che ho sempre avuto una certa predilezione per i vini bianchi maturi, quelli che si sono concessi al tempo così da avere l'opportunità di affinare ed evolversi, divenendo, in questo senso, più saggi e ricchi. Una saggezza, per così dire, che si esprime prevalentemente in una maggiore complessità organolettica, insomma, un vino che chiede più attenzione ma che certamente regala emozioni più intense e ricche.


 

 È interessante, in questo senso, tornare un po' indietro con il tempo - in verità, nemmeno poi così tanto - quando la “moda” imponeva vini bianchi freschi e immediati, vini di una stagione e dai colori pallidi. Una moda che non ha ancora visto il suo tramonto e che affonda le sue radici a qualche decina di anni fa. In quei tempi, infatti, imperversavano vini bianchi dal colore scarico e pallido, tanto da essere orrendamente definito “bianco carta”. Come dire, più bianco di così proprio non si può. Vini scoloriti - o meglio, privati del loro giallo colore - ottenuti attraverso operazioni di filtraggio invasive e violente tanto da restituirli pallidi e inespressivi alla vista. Un processo che non si risolveva unicamente in cantina e con il filtraggio, ma che nasceva già dalla vigna, dove tutto era teso alla produzione di un vino destinato a vita breve, giusto il tempo di attendere la nuova vendemmia.

 Il fenomeno è stato alimentato con successo sia dal mercato sia dai produttori che, più o meno compiaciuti da questa moda, hanno contribuito ad alimentarla e si sono adeguati, producendo vini bianchi adatti al pronto consumo. La maggioranza dei consumatori si è adeguata di conseguenza, tanto che - consultando le carte dei vini ai ristoranti - questi si orientano senza esitazione sulle produzioni più recenti. I vini bianchi dell'annata precedente, non appena arrivano quelli della nuova vendemmia, sono visti come “vecchi” e, in questo caso, significa desolatamente decrepito e non più bevibile. Un circolo vizioso spietato nel quale l'obsolescenza diviene feroce e consumistica, quasi alla stregua di telefoni cellulari e computer che, dopo nemmeno un anno, si considerano superati e vecchi, pertanto da sostituire. Tutto questo per il solo vezzo di stare al passo con i presunti tempi moderni che, a ben vedere, pare abbiano anche bisogno di maggiore - e forse rimodernata - saggezza e consapevolezza.

 Con questo non voglio dire che non apprezzo i vini bianchi giovani, anche quelli evidentemente costruiti proprio per il consumo immediato: spesso sono immaturi e prevedibili, ma è comunque vero che fra questi ce ne sono tanti altri decisamente entusiasmanti. Ammetto, comunque, che andando per ristoranti “fidati”, se trovo un bianco con qualche anno in più - e, ovviamente, vino del quale mi è nota la capacità di beneficiare del tempo - punto sempre su quello. Va detto che in questa scelta, incrocio le dita sperando che il cantiniere del ristorante, nel custodire la bottiglia, l'abbia trattata come si deve così da accompagnarla nel suo entusiasmante viaggio nel tempo. Alcune volte la scelta dispensa delusione, un rischio che si corre comunque anche con i vini rossi che, a guardare l'etichetta, ribadiscono la loro non indifferente età. In quel caso, la ragionevolezza del ristoratore propone la sostituzione della bottiglia, sempre ammesso che questo si sia concordato prima dell'apertura, salvi i casi di palesi difetti dovuti alla conservazione o al difetto di tappo.

 Da qualche anno, noto con vero piacere che il numero di produttori che propongono vini bianchi non di annata è in costante aumento. Segno che sta maturando la consapevolezza sul fatto che anche i bianchi possono regalare enormi emozioni beneficiando del tempo. Una caratteristica che - in ogni caso - si deve cercare a partire dalla vigna e seguendo il massimo scrupolo e rigore dalla cantina al calice. In questo senso, non ci sono grandi differenze con i vini rossi: in entrambi i casi si devono produrre con l'esplicito obiettivo di farli evolvere nel tempo, con tutti i rischi che ne conseguono. Non tutti i bianchi, esattamente come i rossi, non sono adatti al lungo affinamento e alla maturazione, ma quando sono costruiti con questo specifico obiettivo, si arriva spesso all'apoteosi sensoriale. Soprattutto nei bianchi, il tempo gli consente di alleggerire il forte impatto organolettico dei lieviti - siano selezionati o spontanei, non fa differenza - facendo quindi emergere un carattere schietto e assolutamente rivelatore della varietà delle uve.

 Nemmeno a dirlo, nella mia personale cantina abbondano vini bianchi maturi, in attesa della giusta occasione e il giusto tempo - mio e del vino - per aprire la bottiglia. Una sinfonia di aromi che regalano una dimensione nuova e rinnovata, per così dire, un racconto ricco di saggezza che il tempo ha concesso a quel bianco. Si fanno largo sensazioni più complesse e ricche che, probabilmente, possono risultare perfino “strane” per quelli che preferiscono i cosiddetti bianchi “fruttati” o forse troppo distratti per ascoltare un vino fino in fondo. L'idea che alcuni produttori - ricordando che altri, invece, lo fanno da sempre - stiano spingendo il concetto della produzione e commercializzazione dei vini bianchi maturi mi entusiasma. Molti ci hanno sempre creduto e l'hanno sempre fatto, incontrando non poche difficoltà in un mercato che chiede prevalentemente vini bianchi dell'annata da dimenticare con l'arrivo della nuova vendemmia. Altri, magari tentati da anni dall'idea, stanno finalmente percorrendo questa strada. Merito, forse, della maggiore consapevolezza di certi consumatori che, probabilmente, non trovano più interesse verso quei vini scontati e tanto simili fra loro. Magari è questa la nuova moda del vino, una delle tante che si sono viste in passato. Nella speranza che finisca il più tardi possibile, io faccio un brindisi con un buon vino bianco. Maturo e saggio, con qualche anno vissuto a meditare in bottiglia, ovviamente.

Antonello Biancalana






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