Immagino il titolo stia facendo pensare a molti dei nostri lettori che i vini
siano, in un certo senso, animati di vita e intelletto, tanto da conferire loro
saggezza, quella rara qualità che il tempo, a volte, concede ad alcune persone.
La saggezza è qualità comunque associata all'esperienza e alla maturità,
caratteristiche che si acquisiscono solo con il tempo. Il contributo del tempo
è generalmente poco associato al vino bianco poiché, nella maggioranza dei
casi, si ritiene che questi vini siano destinati a un consumo rapido, giusto il
tempo di attendere la nuova vendemmia. Confesso che ho sempre avuto una certa
predilezione per i vini bianchi maturi, quelli che si sono concessi al tempo
così da avere l'opportunità di affinare ed evolversi, divenendo, in questo
senso, più saggi e ricchi. Una saggezza, per così dire, che si esprime
prevalentemente in una maggiore complessità organolettica, insomma, un vino che
chiede più attenzione ma che certamente regala emozioni più intense e ricche.
È interessante, in questo senso, tornare un po' indietro con il tempo - in
verità, nemmeno poi così tanto - quando la moda imponeva vini bianchi
freschi e immediati, vini di una stagione e dai colori pallidi. Una moda che
non ha ancora visto il suo tramonto e che affonda le sue radici a qualche
decina di anni fa. In quei tempi, infatti, imperversavano vini bianchi dal
colore scarico e pallido, tanto da essere orrendamente definito bianco
carta. Come dire, più bianco di così proprio non si può. Vini scoloriti - o
meglio, privati del loro giallo colore - ottenuti attraverso operazioni di
filtraggio invasive e violente tanto da restituirli pallidi e inespressivi alla
vista. Un processo che non si risolveva unicamente in cantina e con il
filtraggio, ma che nasceva già dalla vigna, dove tutto era teso alla produzione
di un vino destinato a vita breve, giusto il tempo di attendere la nuova
vendemmia.
Il fenomeno è stato alimentato con successo sia dal mercato sia dai produttori
che, più o meno compiaciuti da questa moda, hanno contribuito ad
alimentarla e si sono adeguati, producendo vini bianchi adatti al pronto
consumo. La maggioranza dei consumatori si è adeguata di conseguenza,
tanto che - consultando le carte dei vini ai ristoranti - questi si orientano
senza esitazione sulle produzioni più recenti. I vini bianchi dell'annata
precedente, non appena arrivano quelli della nuova vendemmia, sono visti come
vecchi e, in questo caso, significa desolatamente decrepito e non più
bevibile. Un circolo vizioso spietato nel quale l'obsolescenza diviene feroce e
consumistica, quasi alla stregua di telefoni cellulari e computer che, dopo
nemmeno un anno, si considerano superati e vecchi, pertanto da sostituire.
Tutto questo per il solo vezzo di stare al passo con i presunti tempi moderni
che, a ben vedere, pare abbiano anche bisogno di maggiore - e forse rimodernata
- saggezza e consapevolezza.
Con questo non voglio dire che non apprezzo i vini bianchi giovani, anche
quelli evidentemente costruiti proprio per il consumo immediato: spesso sono
immaturi e prevedibili, ma è comunque vero che fra questi ce ne sono tanti
altri decisamente entusiasmanti. Ammetto, comunque, che andando per ristoranti
fidati, se trovo un bianco con qualche anno in più - e, ovviamente, vino
del quale mi è nota la capacità di beneficiare del tempo - punto sempre su
quello. Va detto che in questa scelta, incrocio le dita sperando che il
cantiniere del ristorante, nel custodire la bottiglia, l'abbia trattata come si
deve così da accompagnarla nel suo entusiasmante viaggio nel tempo. Alcune
volte la scelta dispensa delusione, un rischio che si corre comunque anche con
i vini rossi che, a guardare l'etichetta, ribadiscono la loro non indifferente
età. In quel caso, la ragionevolezza del ristoratore propone la sostituzione
della bottiglia, sempre ammesso che questo si sia concordato prima
dell'apertura, salvi i casi di palesi difetti dovuti alla conservazione o al
difetto di tappo.
Da qualche anno, noto con vero piacere che il numero di produttori che
propongono vini bianchi non di annata è in costante aumento. Segno che sta
maturando la consapevolezza sul fatto che anche i bianchi possono regalare
enormi emozioni beneficiando del tempo. Una caratteristica che - in ogni caso -
si deve cercare a partire dalla vigna e seguendo il massimo scrupolo e rigore
dalla cantina al calice. In questo senso, non ci sono grandi differenze con i
vini rossi: in entrambi i casi si devono produrre con l'esplicito obiettivo di
farli evolvere nel tempo, con tutti i rischi che ne conseguono. Non tutti i
bianchi, esattamente come i rossi, non sono adatti al lungo affinamento e alla
maturazione, ma quando sono costruiti con questo specifico obiettivo, si arriva
spesso all'apoteosi sensoriale. Soprattutto nei bianchi, il tempo gli
consente di alleggerire il forte impatto organolettico dei lieviti - siano
selezionati o spontanei, non fa differenza - facendo quindi emergere un
carattere schietto e assolutamente rivelatore della varietà delle uve.
Nemmeno a dirlo, nella mia personale cantina abbondano vini bianchi
maturi, in attesa della giusta occasione e il giusto tempo - mio e del vino -
per aprire la bottiglia. Una sinfonia di aromi che regalano una dimensione
nuova e rinnovata, per così dire, un racconto ricco di saggezza che il tempo ha
concesso a quel bianco. Si fanno largo sensazioni più complesse e ricche che,
probabilmente, possono risultare perfino strane per quelli che preferiscono
i cosiddetti bianchi fruttati o forse troppo distratti per ascoltare un
vino fino in fondo. L'idea che alcuni produttori - ricordando che altri,
invece, lo fanno da sempre - stiano spingendo il concetto della produzione e
commercializzazione dei vini bianchi maturi mi entusiasma. Molti ci hanno
sempre creduto e l'hanno sempre fatto, incontrando non poche difficoltà in un
mercato che chiede prevalentemente vini bianchi dell'annata da dimenticare con
l'arrivo della nuova vendemmia. Altri, magari tentati da anni dall'idea, stanno
finalmente percorrendo questa strada. Merito, forse, della maggiore
consapevolezza di certi consumatori che, probabilmente, non trovano più
interesse verso quei vini scontati e tanto simili fra loro. Magari è questa la
nuova moda del vino, una delle tante che si sono viste in passato. Nella
speranza che finisca il più tardi possibile, io faccio un brindisi con un buon
vino bianco. Maturo e saggio, con qualche anno vissuto a meditare in bottiglia,
ovviamente.
Antonello Biancalana
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