L'anno che è appena trascorso, il 2020, ha rappresentato per il mondo del vino
– e non solo per questo – un periodo decisamente difficile e critico, del
quale eravamo tutti consapevoli. In questo periodo, così particolare e
imprevedibile, è difficile parlare d'altro poiché l'impatto che la situazione
attuale sta esercitando sul mondo del vino, compreso l'ambito economico,
sanitario e sociale, avrà bisogno di un lungo tempo per il recupero. Nel corso
del 2020 si è facilmente previsto un calo di vendite consistente, si sono fatte
molte stime, purtroppo confermate dai dati reali che progressivamente hanno
definito l'effettiva perdita economica dell'intero settore e delle attività
correlate. In questa fase iniziale del 2021, comprensibilmente, si stanno
definendo in modo più chiaro i bilanci delle cantine, non solo per quanto
riguarda le perdite effettive causate dalle mancate vendite, ma anche la stima
di quello che – appunto – non è stato venduto, quindi giacente in cantina.
A fornire una stima della quantità di vino ancora giacente nelle cantine
italiane è stato un rapporto da poco diffuso dall'ICQRF, l'Ispettorato
Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti
agro-alimentari, dipartimento in seno al Ministero delle Politiche Agricole
Alimentari e Forestali. I numeri che emergono da questo documento sono, in
verità, piuttosto ingenti e – va detto – comprendono la quantità totale dei
vini indistintamente dalla destinazione e dal tipo enologico. Questo significa
che comprende sia i vini di pronto consumo, destinati al commercio, per così
dire, immediato e nel corso dell'anno, sia quelli destinati, per scelta
enologica o requisito produttivo, alla previa maturazione prima della
commercializzazione. Non da ultimo, e non meno importante, anche i vini
dell'annata 2020 che sono ancora in corso di produzione. I dati che emergono da
questo rapporto sono molto interessanti e utili a comprendere la geografia
enologica dell'Italia e com'è distribuita la produzione, soprattutto in
termini quantitativi.
La stima è stata fatta valutando i dati contenuti nel registro telematico per
il settore vitivinicolo, cioè la banca dati gestita dal Ministero delle
Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Il registro contiene i dati
produttivi relativi a circa 17.000 produttori e censisce circa 650.000 vasi
vinari, registrando circa trenta milioni di operazioni ogni anno. L'ICQRF stima
che questa banca dati censisce almeno il 95% del vino e del mosto attualmente
detenuto dalle cantine d'Italia. Al 31 dicembre 2020, in accordo ai dati
contenuti nel registro telematico per il settore vitivinicolo, nelle cantine
d'Italia sono attualmente e complessivamente giacenti 60,9 milioni di ettolitri
di vino, 8,3 milioni di ettolitri di mosti e 2,8 milioni ettolitri di vino
nuovo e ancora in fase di fermentazione. Il primo dato che emerge,
innanzitutto, è il confronto con la chiusura del 2019. Si evidenzia, infatti,
un aumento delle giacenze del 4,4%, una riduzione dell'8,5% per quanto
riguarda i mosti e del 10% per i vini in fermentazione.
Questi primi dati evidenziano quello che già si sapeva da mesi: il calo delle
vendite del vino 2019 e delle annate precedenti oltre alla diminuzione della
produzione per l'annata 2020. Quest'ultimo dato era ampiamente prevedibile,
anzi, per così dire, imposto dalle misure attuate nei mesi passati proprio
per il settore vitivinicolo e che prevedeva, appunto, un calo della produzione
viticola, quindi del vino dell'annata 2020. Inoltre, un altro dato
significativo è quello che emerge dal confronto con la situazione registrata a
fine novembre 2020. Com'era facilmente prevedibile, è aumentata la giacenza dei
vini – esattamente, del 22,5% – oltre alla comprensibile diminuzione dei
mosti, ridotti del 28,5%, e quella dei vini in fermentazione – registrando un
calo del 78,3% – segno, ovviamente, che hanno concluso questa specifica fase
produttiva. Di certo, l'aumento del 22,5% delle giacenze in un solo mese, non
è un dato da sottovalutare e conferma, purtroppo, il momento critico che stanno
attraversando le cantine.
Il rapporto dell'ICQRF fornisce inoltre interessanti informazioni relativamente
alla distribuzione geografica del patrimonio enologico italiano. Alla
fine del 2020, risulta che il 58% di tutto il vino è conservato nelle cantine
del nord Italia, il 14,2% al centro, il 19,2% al sud e il restante 8,4%
nelle isole. Questo rapporto, inoltre, evidenzia che il 50,5% del vino
giacente nelle cantine italiane appartiene a Denominazioni d'Origine Protetta
(DOP), il 27,4% è Indicazione Geografica Protetta (IGP), l'1,3% è costituito
da vini varietali e il restante 20,8% è composto da vini appartenenti ad altre
categorie. Inoltre, è interessante notare che il 57% del totale delle giacenze
è rappresentato da 20 specifiche denominazioni, come vedremo in dettaglio fra
poco. È altresì interessante notare che il 25,4% del vino totale giacente in
Italia si trova in Veneto, in modo particolare, la provincia di Treviso detiene
il 10,6% e quella di Verona il 9,2%. Una quota importante è detenuta in
Emilia-Romagna – il 12,2% – seguita dalla Puglia con il 10,8%, quindi la
Toscana con il 9,3%. Seguono Piemonte e Sicilia – entrambe con il 7,3% – e
Abruzzo con il 5,7%.
Per i vini a denominazione DOP e IGP, si registra una maggiore percentuale di
vini rossi, rispettivamente 49,4% e 53,9%. Per quanto concerne inoltre i vini
a denominazione, è interessante osservare che, nonostante nel nostro Paese si
contino ben 525 indicazioni geografiche legittimamente riconosciute, il 57,6%
di tutto questo vino appartiene in realtà solo a 20 denominazioni. In vetta
alla classifica dei maggiori produttori, troviamo la vasta denominazione
Prosecco DOC con 4,5 milioni di ettolitri, rappresentando il 9,6% di tutto il
vino a denominazione in Italia. Segue poi Puglia IGP con 2,3 milioni di
ettolitri (4,8%), quindi Sicilia DOC con 1,8 milioni di ettolitri (3,9%) e
Terre Siciliane IGP, anche in questo caso con 1,8 milioni di ettolitri (3,9%).
A seguire Veneto IGP con 1,7 milioni di ettolitri (3,7%), Delle Venezie DOC
con 1,6 milioni di ettolitri (3,4%), Toscana IGP con 1,6 milioni di ettolitri
(3,4%), Montepulciano d'Abruzzo DOC con 1,54 milioni di ettolitri (3,3%),
Salento IGP con 1,4 milioni di ettolitri (3,1%) e Rubicone IGP con 1,3 milioni
di ettolitri (2,8%). Seguono poi tre DOCG: Chianti con 1,3 milioni di
ettolitri (2,7%), Conegliano Valdobbiadene Prosecco con 0,9 milioni di
ettolitri (1,9%), quindi Chianti Classico con 0,8 milioni di ettolitri (1,7%).
Continuando la classifica, troviamo ancora una denominazione del Veneto
– Veronese IGP – con 0,78 milioni di ettolitri (1,7%), poi Emilia IGP con
0,67 milioni di ettolitri (1,4%), Valpolicella DOC e Tre Venezie IGP, entrambe
con 0,6 milioni di ettolitri (1,3%). A seguire un'altra DOCG
– Franciacorta – con 0,6 milioni di ettolitri (1,3%) e Trentino DOC con gli
stessi valori. A chiudere la classifica delle prime venti denominazioni,
troviamo Barolo DOCG con 0,5 milioni di ettolitri (1,1%). La situazione al 31
dicembre 2020 include, come detto, anche i vini attualmente in produzione, in
ogni caso la quantità giacente nelle cantine italiane è decisamente notevole.
Soprattutto per il fatto che è costituita anche dal vino invenduto nel corso
del 2020 e che al quale, ovviamente, sarà necessario trovare una destinazione
in qualche modo. Si entra quindi nel 2021 con l'eredità pesantissima del 2020 e
alla quale si aggiunge il vino attualmente in produzione e che – parimenti –
va collocato nel mercato. Con il rilascio dei vini di pronto consumo
dell'annata 2020 – verosimilmente fra pochi mesi – gli analoghi vini del 2019
e ancora giacenti nelle cantine non avranno più mercato, poiché, come al
solito, tutti preferiranno acquistare i vini della nuova annata. Il corso del
2021 ci racconterà come andranno effettivamente le cose, auspicando, in ogni
caso, possa esserci una netta ripresa e in tutti gli ambiti. In attesa che
questo accada, sosteniamo il vino italiano – per quel che si può, per come si
può – e in alto i calici!
Antonello Biancalana
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