Sono tempi difficili per il vino. Non bastava la crisi di settore provocata
dalla pandemia da Covid-19, ora si insinua anche il sospetto che il vino possa
nuocere alla salute e pure in modo decisamente grave. Eppure, da sempre, siamo
abituare a sentire che il vino fa buon sangue e avrebbe effetti positivi
sulla salute. Per anni abbiamo ascoltato autorevoli esponenti del mondo della
medicina e della scienza affermare che il vino può avere anche effetti positivi
sulla salute delle persone. Intendiamoci: l'abuso del consumo di vino – e
questo lo sa chiunque e da sempre – non è certamente salutare, del resto,
anche l'eccessivo consumo dell'innocua acqua ha conseguenze sulla
salute, così ci dicono i ricercatori, tanto provocare una sorta di dipendenza.
Certo, le conseguenze sono ben diverse e con un impatto altrettanto
diverso, magari il sano e saggio principio del buon senso è sempre
decisamente utile, ricordando inoltre che, come notoriamente suggerì Paracelso,
è la dose che fa il veleno.
Nelle scorse settimane, il mondo del vino ha avuto un sussulto in
conseguenza di un piano proposto dalla Commissione Europea denominato Piano
europeo di lotta contro il cancro e che sarà promosso – a quanto pare – nel
corso del 2021 con la campagna HealthyLifestyle4All. Questo
documento ha destato preoccupazione nel mondo del vino – italiano, in
particolare – supponendo che, nei provvedimenti proposti dal documento, fosse
implicitamente incluso anche il vino. Questo piano, in effetti, fa esplicito
riferimento alla necessità di contrastare il consumo eccessivo di alcol,
ritenuto uno delle cause che potrebbero favorire lo sviluppo di questa
patologia. Il piano, inoltre, fa esplicito riferimento alle bevande
alcoliche – e il vino è, innegabilmente, una bevanda alcolica – tuttavia
senza mai citare la parola vino. Il piano, a causa di questi riferimenti, è
stato comunque sufficiente per allarmare il mondo del vino.
Facciamo una doverosa premessa: qualunque campagna a favore della prevenzione
di malattie – qualunque malattia – non può che essere accolta in modo
favorevole, poiché la salute dei singoli – e quindi dell'intera comunità, in
questo caso l'Unione Europea – è una condizione essenziale per il benessere di
tutti. Compreso quello produttivo, economico e sociale. Che l'alcol, o meglio
l'abuso di alcol, sia una delle cause che potrebbero favorire lo sviluppo di
patologie gravi, e non solo il cancro, è qualcosa che tutti sanno e da lungo
tempo. Lo stesso si sa anche per il tabacco e per una lunga serie di sostanze,
anche destinate all'alimentazione umana e animale. Il piano di prevenzione
proposto dalla Commissione Europea, infatti, prende in considerazione anche
questi fattori, pertanto non solo l'alcol e, a tale proposito, il piano
suggerisce in modo particolare la riduzione del consumo nocivo dell'alcol
con il conseguimento di una riduzione relativa di almeno il 10% dell'uso
nocivo di alcol entro il 2025.
Fra i provvedimenti che si propongono in questo piano, troviamo inoltre
l'obbligo di indicare nell'etichetta delle bevande alcoliche l'elenco degli
ingredienti e la dichiarazione nutrizionale entro il 2022 oltre alle avvertenze
sanitarie da riportare entro il 2023. In altre parole, informare i consumatori
sugli eventuali rischi derivanti dal consumo di bevande alcoliche, esattamente
com'è già riportato, per esempio, nei pacchetti delle sigarette e del tabacco.
Proprio quest'ultima parte ha provocato un certo allarme nel mondo del vino,
cioè la possibilità di indicare in etichetta la composizione oltre alle
avvertenze relativamente ai rischi per la salute, oramai ben noti da anni a
tutti gli acquirenti di pacchetti di sigarette. Insomma, il timore di vedere
scritto nelle bottiglie di vino avvertenze tipo nuoce gravemente alla
salute potrebbe essere probabile qualora questo piano fosse approvato. Allo
stesso modo, si potrebbe verificare anche per qualunque bevanda alcolica, visto
che in questo piano si fa genericamente riferimento a tutti questi tipi di
prodotti.
In seguito alle contestazioni dei produttori e delle associazioni di categoria
legate al vino, il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas
ha puntualizzato che «L'Unione Europea non ha intenzione di proibire il vino,
né di etichettarlo come una sostanza tossica, perché fa parte dello stile di
vita europeo». A questa dichiarazione hanno fatto poi seguito le parole del
commissario per la salute Stella Kyriakides, confermando che «la Commissione
presenterà una proposta di etichettatura obbligatoria per l'elenco degli
ingredienti e dichiarazione nutrizionale sull'etichetta delle bevande
alcoliche nel 2022 e una sulle avvertenze sulla salute nel 2023. Iniziative
che saranno costruite sulle esperienze già compiute dai produttori per dare ai
consumatori più strumenti per scegliere con maggiore consapevolezza». Detto
così, e ammettendo che poi alle parole seguano concreti e coerenti fatti, sono
posizioni condivisibili. Se, effettivamente, esiste un rischio, è sempre meglio
essere informati e poi, eventualmente, fare la propria scelta con la
consapevolezza anche delle possibili conseguenze. Indipendentemente dal fatto
che si tratti di vino o meno.
Si deve necessariamente considerare, a mio avviso, la volontà di questo piano
nel contrastare l'abuso di bevande alcoliche, soprattutto nella popolazione più
giovane e che, evidentemente, è decisamente più fragile rispetto a questi
temi. Il piano, infatti, fa esplicito riferimento a bevande alcoliche,
quindi non si tratta esclusivamente di vino ma di tutte in senso generale.
L'abuso di bevande alcoliche – che sia vino o meno – è certamente qualcosa
che va contrastato, soprattutto a livello culturale, in particolare nella
popolazione più giovane. Ritengo siamo tutti d'accordo che bere un calice di
vino non sia esattamente come bere una pari quantità – per dire – di brandy o
di un distillato qualunque. Con questo, ovviamente, non ho alcuna intenzione di
denigrare né il brandy né i distillati in senso generale, poiché sono tipi di
bevande alcoliche che apprezzo, sostengo e consumo. Ma, appunto, come
diceva Paracelso è la dose cha fa il veleno e ben sappiamo che,
tecnicamente parlando, l'alcol etilico è una sostanza tossica. Ovvio, se
assunto in quantità elevate e in palese abuso. È la dose che fa il veleno,
appunto.
Non lo nego: l'idea di vedere nelle etichette dei vini avvertenze tipo nuoce
gravemente alla salute è una prospettiva che mi disturba poiché sarebbe come
sostenere che la nostra millenaria cultura – che si è innegabilmente
sviluppata anche sulla viticoltura, produzione e consumo del vino – è, per
certi aspetti, parimenti nociva alla salute. Soprattutto per il fatto che
ritengo di conoscere il valore del vino, e non solo in termini culturali e
identitari, non solo per l'Italia ma per tanti altri paesi europei, e il
valore, anche economico, che rappresenta per tutti noi. Ma proprio perché
conosco il valore del vino e delle bevande alcoliche, ritengo parimenti
giusto sostenere e favorire il consumo consapevole senza eccedere nell'abuso
perché questo, non da ultimo, lede alla dignità e al significato del vino e
alla sua cultura. Ben vengano, quindi, piani tesi alla prevenzione dell'abuso
di bevande alcoliche, per i quali l'efficacia dei risultati – ne sono da
sempre convinto – si basa fondamentalmente sulla cultura e la formazione della
consapevolezza del bere bene. E come sono solito concludere le puntate del
podcast di DiWineTaste, ribadisco, anche in questa occasione, il mio augurio di
buon vino, in moderazione, ma che sia sempre di qualità.
Antonello Biancalana
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