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 Gusto DiVino  Condividi questo articolo     Sommario della rubrica Eventi Non Solo Vino 
  Eventi Numero 231, Settembre 2023   
NotiziarioNotiziario  Sommario 
Numero 230, Estate 2023 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 232, Ottobre 2023

Notiziario


 In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.

 

Pinot Grigio delle Venezie: nel Primo Semestre +10% sul 2022


 
Si chiudono bene i parziali del 2023 per la Denominazione d'Origine delle Venezie, con un trend di imbottigliamenti che nel primo semestre tocca il +10% sullo stesso periodo dell'anno precedente. È stato giugno, in particolare, a segnare la migliore performance di un semestre sempre in positivo sul 2022, trainando l'avanzamento della DO, che rispetto allo stesso mese del 2022 ha visto mettere in bottiglia il 38% in più di Pinot grigio DOC per un totale di 898.951 hl da inizio anno. Inoltre, gli imbottigliatori esteri – con Stati Uniti, Regno Unito e Germania come primi interlocutori – da gennaio hanno preso in carico oltre 100.000 hl, di cui 22.621 hl nel solo mese di giugno. Bene anche le certificazioni che nel periodo gennaio-giugno, nonostante un lieve rallentamento alla fine della primavera, osservano un rassicurante +4% rispetto ai primi sei mesi del 2022 a presagire una continuità nei prossimi mesi.
Tiene il piede ben saldo sull'acceleratore, dunque, la DOC interregionale che riunisce gli operatori della Filiera produttiva del Pinot grigio delle Venezie di Friuli-Venezia Giulia, Trentino e Veneto. Un momento positivo confermato anche dai dati delle disponibilità, che assicurano imbottigliamenti di prodotto in giacenza – quasi interamente 2022 – fino a fine anno, a una media di poco meno di 150.000 hl/mese. A eccezione di squilibri o riclassificazioni inattese da parte di altre Denominazioni, si prevede quindi un positivo passaggio di testimone con la prossima annata, che andrà ancora una volta a costituire quasi interamente la nuova disponibilità.
«È confermato come la nostra DOC rappresenti per tutte le Aziende e i Produttori un valido sostegno in termini di posizionamento internazionale, qualità, ma soprattutto una garanzia di equilibrio di Sistema per la filiera vitivinicola del Nordest» dice Albino Armani alla presidenza del Consorzio di Tutela, e continua «Siamo testimoni giorno dopo giorno del percorso di riconoscimento della Denominazione delle Venezie, raggiunto in prima battuta grazie al dinamismo dei nostri imbottigliatori, nazionali ed esteri, e alla fiducia di tutti gli Operatori nazionali ed internazionali che continuano a credere e investire nei valori intrinseci di territorio, certificazione e tracciabilità che definiscono il nostro Pinot grigio DOC; non meno significativo il ruolo della grande distribuzione e quindi della scelta da parte del consumatore globale, capace di apprezzare il prodotto e le sue caratteristiche di versatilità e semplicità che lo rendono unico rispetto alle altre produzioni mondiali della varietà. Dietro le quinte, un Consorzio e un CdA che svolgono un'attività costante di monitoraggio e gestione: è stata infatti approvata la riclassificazione del prodotto stoccato proveniente dalla stagione produttiva 2022, misura che ha lo scopo di supportare il valore economico della DOC: dai mercuriali delle Camere di Commercio si evince un trend di stabilità nel valore che dura da ormai due anni».
Fondamentale quindi continuare a lavorare congiuntamente con le altre Denominazioni del Triveneto per una politica ampia e condivisa di programmazione delle disponibilità; un dialogo da anni moderato dal Consorzio delle Venezie che, assieme agli altri Consorzi territoriali, si impegna a mantenere alto il livello qualitativo e a garantire equilibrio di sistema attraverso strategie comuni di governo dell'offerta; proprio a fine luglio è previsto il consueto incontro prevendemmiale tra le principali DO del Pinot grigio del Nordest. Infine, è in fase di pubblicazione l'adozione da parte delle tre Amministrazioni delle misure relative alla ormai prossima stagione produttiva 2023, che vede confermata, come per il 2022, la gestione della resa produttiva a ettaro e lo stoccaggio amministrativo, che si traduce in una produzione massima consentita di 160 q/ha con 30 q/ha stoccati, a esclusione del prodotto Biologico e delle produzioni sostenibili SQNPI per una eventuale gestione diversificata al momento del loro svincolo.

Maremma Toscana DOC in Controtendenza


 
Dagli ultimi dati resi noti da Avito (Associazione Vini Toscani a Dop e a Igp) la DOC Maremma Toscana si conferma essere una delle denominazioni più dinamiche del territorio e nel semestre si attesta al 4° posto tra le DO per volumi imbottigliati dopo Toscana IGT, Chianti e Chianti Classico. Nel primo semestre vi è stato un aumento del 13% rispetto ai primi sei mesi del 2022 in controtendenza rispetto alla situazione generale toscana.
«Prosegue il trend di consolidamento per la Denominazione che si dimostra in questo momento più dinamica rispetto alle altre toscane» spiega Francesco Mazzei presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana «Il Vermentino nei primi sei mesi del 2023 cresce rappresentando ormai quasi il 34% dell'imbottigliato Maremma Toscana DOC, contro il 28% del 2022, e ci aspettiamo che la nuova menzione Superiore per questa tipologia porti anche una forte crescita nella qualità percepita e dell'immagine della Denominazione.»
Contribuisce al trend positivo della DOC anche il crescente interesse per un altro vitigno autoctono, il Ciliegiolo, fortemente radicato in Maremma, un territorio che ne esalta al meglio le sfaccettature e le peculiarità.
Da non dimenticare gli altri vitigni autoctoni e internazionali che costituiscono l'ampia gamma delle tipologie previste dal disciplinare e che contribuiscono a destare un interesse sempre maggiore per la DOC Maremma Toscana.

Bernardo Guicciardini Calamai Riconfermato Presidente del Consorzio Morellino di Scansano DOCG

Bernardo Guicciardini Calamai è stato riconfermato presidente del Consorzio del Morellino di Scansano, durante l'ultimo Consiglio di Amministrazione che si è tenuto venerdì 14 luglio nella sede di Scansano, e continuerà così per un altro triennio a guidare la storica denominazione della Maremma.
Ad affiancarlo in questo nuovo mandato ci saranno i vicepresidenti Alessandro Fiorini (Cantina Vignaioli di Scansano) e Ranieri Luigi Moris (Morisfarms), che sono stati riconfermati nelle loro cariche, e il direttore Alessio Durazzi.
Il Consiglio di amministrazione, che è stato rinnovato lo scorso 4 luglio, vede invece l'ingresso di due nuovi membri: Andrea Cecchi (Casa Vinicola Cecchi) e Giulia Milaneschi (I Lecci) che si aggiungono ai rieletti Gaia Cerrito (Pietramora), Moreno Bruni (Az. Agr. Bruni), Leonardo Rossi (Poggio Brigante), Paolo Gobbi (Cantina Coop. Vignaioli), Giuseppe Mantellassi (Fattoria Mantellassi) e Rossano Teglielli (Tenuta Ghiaccio Forte)
Toscano, classe 1966, Bernardo Guicciardini Calamai lavora da tempo all'interno delle aziende di famiglia, inclusa Massi di Mandorlaia la tenuta che produce vino all'interno della denominazione maremmana.
«Sono orgoglioso e motivato per questa rielezione – afferma Bernardo Guicciardini Calamai – e per questo ringrazio il Consiglio che ha scelto la via della continuità. Ci eravamo dati degli obiettivi che, nonostante le difficoltà degli ultimi tre anni, siamo riusciti a portare a termine. Adesso ci aspetta un nuovo corso nel quale dare sviluppo a quanto sinora fatto per affermare il Morellino di Scansano tra le denominazioni toscane di riferimento sia in Italia che all'estero. Lo spirito di coesione che ha animato il consiglio di amministrazione e tutti i soci nell'ultimo triennio sarà ancor più fondamentale per il lavoro che ci attende. La nostra DOCG è riuscita, grazie a un lavoro di promozione e comunicazione ad ampio raggio, a ritagliarsi lo spazio che merita, quello di un vino dalla precisa identità ed espressione naturalmente elegante del Sangiovese della Costa Toscana».

Etna DOC: Cresce l'Imbottigliato nel Primo Semestre 2023

Sono state 3.512.400 le bottiglie prodotte a marchio Etna DOC nel primo semestre 2023, pari a un imbottigliato di 26.343 ettolitri, con un incremento del 6,2% rispetto allo stesso periodo di riferimento del 2022, quando la produzione si era attestata a 3.293.388 bottiglie, equivalente a 24.796 ettolitri.
Sono questi i numeri dell'Osservatorio del Consorzio Tutela Vini Etna DOC, relativi alla prima parte dell'anno che mettono in evidenza una positiva tenuta della produzione, a dimostrazione dell'interesse sempre vivo nei confronti dei vini di questa denominazione da parte dei consumatori. «I dati confermano l'ottima accoglienza che il mercato continua a riservare ai vini della nostra denominazione» commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio Tutela Vini Etna DOC. «Il primo semestre dell'anno scorso era stato molto positivo e l'ulteriore crescita dell'imbottigliato nei primi sei mesi di quest'anno, nonostante la situazione economica complessiva, sia nel nostro Paese che a livello internazionale, sia sempre delicata, ci dona grande fiducia e certifica la maturità raggiunta dalla nostra denominazione».
Scendendo nel dettaglio delle singole tipologie, si confermano anche quest'anno le ottime performance dei vini bianchi, a partire dall'Etna Bianco DOC (+19%) e dall'Etna Bianco Superiore DOC (+120%), tipologia riservata esclusivamente ai vini prodotti con uve coltivate nella provincia del Comune di Milo, sul versante est del vulcano. «Il Carricante è un'uva autoctona che dà origine a vini di indubbio carattere ed energia, ricchi di freschezza e sapidità, molto rappresentativi della nostra viticoltura e sempre più amati e ricercati» sottolinea il presidente.
La tipologia più imbottigliata della denominazione rimane comunque l'Etna Rosso DOC, con poco più 1,3 milioni di bottiglie, mentre si evidenzia la crescita dell'imbottigliato dell'Etna Rosso Riserva DOC. Continua a esserci grande fermento anche sul fronte degli Spumanti, che in questa prima metà dell'anno fanno segnare una crescita del 60% nella versione bianca. «L'entrata in produzione di nuovi vigneti, impiantati prima della sospensione delle nuove iscrizioni a Etna Doc, consente certamente una costante crescita dell'imbottigliato, ma è soprattutto il mercato a premiare la nostra produzione e a influenzare la crescita di questi dati».
Per quanto riguarda lo stato fitosanitario delle uve, anche alle pendici dell'Etna, come in tutta Italia, quest'anno c'è massima attenzione sulla diffusione della peronospora. «L'andamento meteorologico in tutti e quattro i versanti è stato abbastanza regolare sino al mese di giugno quando, come un po' in tutta Italia, abbiamo registrato abbondanti piogge – spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio – che ha comportato una difficile gestione per il controllo della peronospora, malattia non molto frequente alle nostre latitudini. La peronospora fortunatamente si è diffusa a macchia di leopardo e non ha interessato tutta l'area della DOC. A livello generale, è molto probabile che non ci siano gravi rischi, ma l'allerta è elevata e il monitoraggio è continuo».

Vino Nobile di Montepulciano “Pieve”: il Ministero Approva il Disciplinare

È una notizia che il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano aspettava con ansia ed è arrivata in seguito alla riunione plenaria del Comitato Nazionale Vini che il 3 agosto ha dato l'ok definitivo al testo di Disciplinare del Vino Nobile di Montepulciano “Pieve”, la nuova tipologia della prima DOCG d'Italia che sarà in commercio così dal 1 gennaio 2025 con l'annata 2021. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e quindi l'iscrizione presso il Registro delle Denominazioni Europee, il progetto di questa nuova tipologia sarà a tutti gli effetti operativo con una prima annata che avrà circa 300 mila bottiglie, mentre già per la 2022 sono oltre 700 mila le bottiglie in cantina (pari a circa il 10% della produzione totale di Vino Nobile di Montepulciano).
«Per noi è il compimento di un percorso che vale più di una nuova tipologia di vino, ma che dimostra come tutta una denominazione possa dare vita in maniera unanime a un percorso condiviso che rappresenta una nuova visione di produzione – il commento del Presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – una visione supportata dalla ricerca dal punto di vista geologico e pedologico e dall'approfondimento che è stato fatto anche nelle biblioteche e archivi storici, fino ad arrivare al Catasto Leopoldino del 1800. Devo ringraziare per tutto questo i produttori, in primis, che ci hanno creduto fin dall'inizio, poi le associazioni di categoria, la Regione Toscana, il Ministero dell'agricoltura, il Comitato Nazionale Vini e tutti i professionisti che con il loro apporto hanno reso possibile questo risultato».
Un vino che avrà come caratteristiche il territorio (appunto con le sottozone), con un massimo di 70 quintali per ettaro, l'uvaggio che sarà legato al Sangiovese (85%) e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall'azienda imbottigliatrice e provenienti da vigneti di almeno 15 anni di vita. Tre anni di maturazione (obbligatori 12 mesi in legno e 12 in bottiglia). L'idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” (oltre al disciplinare che prevede Vino Nobile di Montepulciano e Vino Nobile di Montepulciano Riserva), nasce da un percorso metodologico che ha visto il consenso e la partecipazione di tutte le aziende produttrici. Un percorso di studio all'interno della denominazione stessa, che grazie a momenti di incontro, confronto e di analisi collettiva, ha portato alla nascita di una “visione” univoca di Vino Nobile di Montepulciano.
Lo studio storico della geologia e della geografia del territorio ha portato alla individuazione di 12 zone, definite nel disciplinare di produzione UGA (Unità geografiche aggiuntive), che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta. Questo aspetto rappresenta l'identità del Vino Nobile di Montepulciano che guarda appunto al passato. La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall'epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo. In particolare la volontà del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino all'epoca moderna e che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che suddivideva il territorio in sottozone definite con il toponimo.

Grappa del Trentino: Alessandro Marzadro è il Presidente dell'Istituto

Una nomina all'unanimità quella che ha designato Alessandro Marzadro alla presidenza dell'Istituto di Tutela Grappa del Trentino, già vicepresidente nel precedente mandato. Classe 1986, trentino DOC, laureato in Scienze Gastronomiche all'Università di Pollenzo, padre di due figli. Originario di Nogaredo (Trento) dove ha cominciato a respirare grappa fin da piccolo nell'omonima azienda di famiglia di cui oggi è uno degli amministratori delegati, Alessandro Marzadro rappresenta una delle tradizioni distillatorie tra le più storiche del Trentino e d'Italia.
«Un incarico che mi onora e al contempo mi investe di una grande responsabilità nel rappresentare non solo uno dei marchi del settore più conosciuti in Italia e nel mondo, ma soprattutto i tanti colleghi con i quali spero di poter condividere gli obiettivi di questo mandato – spiega il neo presidente Alessandro Marzadro – devo ringraziare il presidente uscente, Bruno Pilzer con il quale in questi tre anni abbiamo intrapreso un nuovo percorso di promozione e di valorizzazione della Grappa del Trentino e che per volontà di tutto il nuovo consiglio continueremo a fare anche per i prossimi anni visto che è stato nominato Vicepresidente».
Alla Vicepresidenza appunto sarà Bruno Pilzer, presidente uscente. «Sono contento che Alessandro Marzadro assuma questo ruolo così importante per la nostra realtà produttiva – spiega Bruno Pilzer – ho la massima ammirazione, fiducia, rispetto in lui che non solo rappresenta un pezzo di storia della grappa del Trentino, ma che è anche il portavoce dell'innovazione che già dal precedente mandato abbiamo messo in atto».
Dalla promozione alla tutela, passando per la formazione con uno sguardo ai nuovi consumatori: le prossime sfide dell'Istituto di Tutela Grappa del Trentino. «Il nostro obiettivo è quello di guardare sempre al futuro, senza perdere tuttavia di vista la tradizione e con grande attenzione all'innovazione. Vogliamo allo stesso tempo dialogare con il consumatore di oggi e di domani – continua Alessandro Marzadro – per farlo avremo sicuramente bisogno di puntare su un concetto di promozione più dinamico, un linguaggio diverso e per certi versi rinnovato, senza mai perdere il contatto con i nostri punti di forza che sono la tradizione e la qualità».
«Guardiamo anche ai tanti turisti che potranno diventare dei “grappa lovers” – continua il neo presidente dell'Istituto Tutela Grappa del Trentino – il tutto sfruttando da un lato il lavoro già svolto da tante distillerie, con l'obiettivo di creare un percorso emozionale alla scoperta della grappa trentina che a differenza di altri distillati internazionali può contare su storie di persone e di territori tutte diverse tra di loro».
La formazione, l'altro aspetto fondamentale per il miglioramento continuo della qualità. «Formare e mantenere i giovani professionisti del nostro settore con un continuo confronto tra noi soci distillatori al fine di garantire agli appassionati del nostro prodotto quella continuità e quella eccellenza che da sempre ci ha permesso di fare la differenza», chiude Alessandro Marzadro, per i prossimi tre anni alla presidenza dell'Istituto di Tutela Grappa del Trentino.
Oltre al presidente Alessandro Marzadro e al Vicepresidente Bruno Pilzer, compongono il CdA dell'Istituto gli altri consiglieri Rudy Zeni (Distilleria Zeni), Bernardino Poli (Casimiro), Carlo Pezzi (Pezzi), Giuliano Pisoni (Distilleria Pisoni), Luigi Cappelletti (Cappelletti Nova Salus), Fabio Andreis (Distillerie Trentine), Franco Bertagnolli (Bertagnolli).
L'Istituto di Tutela della Grappa del Trentino è stato fondato nel 1960 con l'obiettivo di tutelare e promuovere il prodotto. Oggi conta 25 soci che rappresentano la quasi totalità della produzione trentina e ha il compito di valorizzare la produzione tipica della Grappa ottenuta esclusivamente da vinacce prodotte in Trentino e di qualificarla con un apposito marchio d'origine: il tridente con la scritta “Trentino Grappa”. Quello della grappa in Trentino è un settore di non piccolo conto, soprattutto se calato nell'economia locale.
Ogni anno vengono prodotti in Trentino circa 7.500 ettanidri di grappa (il 10% del totale nazionale in bottiglie da 70 cl) vale a dire circa 2,5 milioni di bottiglie equivalenti, distillando 130 mila quintali di vinaccia. Tre le tipologie principali di grappa prodotta: quella da uve bianche e aromatiche (60% del totale) e il restante 40% uve a bacca rossa.

 


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