L'estate è finita e siamo giunti all'autunno, la stagione tipicamente dedicata
alla vendemmia, quando cioè l'uva si fa mosto, quindi vino. In verità, la
vendemmia è già iniziata da qualche settimana in diversi territori, complice
anche il particolare andamento meteorologico di quest'anno. Estate calda, anzi
caldissima, piogge di fine primavera e molte difficoltà nella gestione del
vigneto. Tanto che già si prevede una vendemmia difficile, soprattutto per quanto
riguarda le quantità di uva che si porteranno in cantina. La prevista diminuzione
delle quantità, rispetto al 2022, non è determinata solamente dall'andamento
della primavera e dell'estate. Va detto, infatti, che le difficoltà in vigna sono
state causate anche dalla comparsa di patologie della vite – soprattutto la
peronospora, favorita dalle piogge e conseguente umidità di maggio e giugno – e
che hanno influito sulla produzione dell'uva, soprattutto nei vigneti del centro
e sud Italia. Come se non bastasse, in certe zone i vigneti sono stati colpiti
anche dall'oidio e dalla flavescenza dorata, non da ultimo, anche grandine con
conseguenze decisamente preoccupanti.
Le previsioni per la vendemmia 2023 in Italia, non sono molto positive
– comunque non preoccupanti – almeno in termini di quantità. Si prevede,
infatti, un calo del 12% rispetto al 2022, con una produzione di vino stimata
in circa 43 milioni di ettolitri, sicuramente meno di 44. A registrare le perdite
maggiori saranno, secondo le previsioni, le regioni del centro e sud Italia,
mentre per quelle del nord la situazione è tendenzialmente positiva. Si prevede,
infatti, un aumento del 5% per il Veneto e del 15% per la Lombardia, ai quali
si mette in contrasto il -2% del Piemonte e -4,5% dell'Emilia-Romagna. Nel
centro Italia la situazione è decisamente più critica, in particolare per il
-40% in Abruzzo, -25% nelle Marche, -20% in Toscana e Lazio. Anche nelle
regioni del sud si prevedono cali di produzione a doppia cifra, in particolare
-30% in Sicilia e Puglia.
Questa, ovviamente, la previsione aggiornata a settembre e che potrebbe essere
smentita, considerando la vendemmia si protrarrà per buona parte di ottobre, in
certi e particolari casi, anche all'inizio di novembre. Si potrebbero, infatti,
verificare ulteriori condizioni – meteorologiche, prima di tutto – che
potrebbero perfino peggiorare le stime della previsione, cosa che, evidentemente,
speriamo non avvenga. Dovessero verificarsi condizioni meteorologiche sfavorevoli
– su tutte, piogge copiose e, peggio, grandine – probabilmente dovremo
raccontare uno scenario ancor più nefasto. Senza considerare che, in quel caso, si
aggiungerebbero altri inconvenienti a quelli esistenti e che di certo non hanno
contribuito alla serenità dei vignaioli, come peronospora e flavescenza dorata.
Un'evenienza, quest'ultima, che nessuno può evidentemente prevedere, ma solo
sperare non accada. Quel che è certo, le stime fatte dalle previsioni non
miglioreranno nemmeno con le migliori condizioni meteorologiche, pertanto è bene
prenderle in considerazione da subito.
Per quanto riguarda la qualità, le uve che non hanno subito gli effetti della
peronospora si possono considerare di ottimo livello, in accordo a quanto è
stato riferito dai vignaioli che hanno già portato il loro raccolto in cantina,
in particolare i produttori di spumanti e vini da uve a maturazione precoce. Il
quadro che emerge dalle previsioni effettuate da diverse associazioni di
categoria, fa comunque registrare una delle peggiori annate in senso assoluto in
termini di quantità, già definita come la peggiore del secolo, o almeno, per
i suoi primi 23 anni. Secondo le previsioni, l'Italia scenderà sotto i 44 milioni
di ettolitri di vino prodotto, lasciando alla Francia il primato della produzione
con circa 45 milioni di ettolitri, pari a una diminuzione del 2% rispetto al
2022. Il terzo posto è previsto per la Spagna, con una produzione stimata di 36,5
milioni di ettolitri, corrispondente a -11% rispetto al 2022. Il calo di
produzione stimato per l'Italia, come già detto, è previsto intorno al -12%.
A tale proposito, si deve osservare la condizione maggiormente critica della
produzione enologica da viticoltura biologica, per la quale – in certe regioni
d'Italia – è addirittura stimato un calo del 50% rispetto al 2022. Il
principale responsabile di questa diminuzione, come già detto, è la peronospora,
la quale diffusione è stata particolarmente favorita dalle copiose piogge di fine
primavera e inizio estate. Una condizione che ha determinato alte percentuali di
umidità, favorendo quindi la diffusione della peronospora. I danni sono
decisamente preoccupanti, tanto che il governo italiano ha stanziato specifici
fondi per il risarcimento e ristoro delle aziende vitivinicole che hanno subito
perdite a causa della peronospora. È bene considerare che in Italia i vigneti da
agricoltura biologica costituiscono il 20% del totale del Paese, pertanto una
quota decisamente significativa. Le conseguenze nel comparto della viticoltura da
agricoltura biologica sembrano essere preoccupanti, tanto che diversi produttori
rinunceranno addirittura alla vendemmia.
Vediamo, nello specifico, le previsioni per le singole regioni, dalle quali si
evince la netta differenza e condizione fra i territori settentrionali e quelli
centro-meridionali dell'Italia. In accordo ai dati diffusi dalle associazioni di
categoria, emerge infatti che la viticoltura del nord Italia ha – nel
complesso – mantenuto i livelli del 2022. Condizione ben diversa per l'Italia
centrale, dove si registra un calo medio del 20% rispetto all'anno scorso,
mentre le zone del sud e delle isole fanno addirittura segnare una riduzione
media del 30%. Nel territorio nordoccidentale dell'Italia è la Lombardia a
registrare il dato più importante in termini di quantità, seguita da
Liguria e Valle d'Aosta, quindi il Piemonte. Nel versante nordorientale, è il
Veneto che fa segnare il risultato più importante, risulta praticamente invariato
il Trentino-Alto Adige, mentre Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna fanno
registrare un calo rispetto al 2022.
La situazione del centro e sud Italia – come detto – è tutta all'insegna di
un calo generalizzato che, in certe regioni, sfiora addirittura il 45%, con una
media del -20% per le regioni centrali, -30% per quelle del sud e le isole. Si
prospetta quindi una vendemmia decisamente difficile e che, secondo le stime
attuali, è da annoverare fra le peggiori di sempre, unendosi ai bassi risultati
degli ultimi cento anni, in particolare quelli del 1948, 2007 e 2017. La notizia
confortante – almeno per il momento, salvo ulteriori e brutte sorprese – è che
l'uva attualmente raccolta e portata in cantina, è di buona qualità. Nonostante
la difficoltà preannunciata, i vini dell'annata 2023 saranno all'altezza del buon
nome dell'Italia enologica. In questo senso, e come sempre, avremo la conferma
solo quando stapperemo le prime bottiglie di questa vendemmia e verseremo i suoi
vini nei calici. Come sempre, sono fiducioso del lavoro, talento e capacità dei
nostri produttori italiani, convinto che, nonostante le previsioni e le
difficoltà, saranno capaci di stupirci con i loro nuovi vini. Cari vignaioli e
produttori, auguro a tutti voi buon lavoro, in attesa di versare i vostri vini
nei nostri calici, fiducioso che saprete stupirci di nuovo e come sempre avete
fatto.
Antonello Biancalana
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