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  Editoriale Numero 232, Ottobre 2023   
Aspettando il Vino della Vendemmia 2023Aspettando il Vino della Vendemmia 2023  Sommario 
Numero 231, Settembre 2023 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 233, Novembre 2023

Aspettando il Vino della Vendemmia 2023


 L'estate è finita e siamo giunti all'autunno, la stagione tipicamente dedicata alla vendemmia, quando cioè l'uva si fa mosto, quindi vino. In verità, la vendemmia è già iniziata da qualche settimana in diversi territori, complice anche il particolare andamento meteorologico di quest'anno. Estate calda, anzi caldissima, piogge di fine primavera e molte difficoltà nella gestione del vigneto. Tanto che già si prevede una vendemmia difficile, soprattutto per quanto riguarda le quantità di uva che si porteranno in cantina. La prevista diminuzione delle quantità, rispetto al 2022, non è determinata solamente dall'andamento della primavera e dell'estate. Va detto, infatti, che le difficoltà in vigna sono state causate anche dalla comparsa di patologie della vite – soprattutto la peronospora, favorita dalle piogge e conseguente umidità di maggio e giugno – e che hanno influito sulla produzione dell'uva, soprattutto nei vigneti del centro e sud Italia. Come se non bastasse, in certe zone i vigneti sono stati colpiti anche dall'oidio e dalla flavescenza dorata, non da ultimo, anche grandine con conseguenze decisamente preoccupanti.


 

 Le previsioni per la vendemmia 2023 in Italia, non sono molto positive – comunque non preoccupanti – almeno in termini di quantità. Si prevede, infatti, un calo del 12% rispetto al 2022, con una produzione di vino stimata in circa 43 milioni di ettolitri, sicuramente meno di 44. A registrare le perdite maggiori saranno, secondo le previsioni, le regioni del centro e sud Italia, mentre per quelle del nord la situazione è tendenzialmente positiva. Si prevede, infatti, un aumento del 5% per il Veneto e del 15% per la Lombardia, ai quali si mette in contrasto il -2% del Piemonte e -4,5% dell'Emilia-Romagna. Nel centro Italia la situazione è decisamente più critica, in particolare per il -40% in Abruzzo, -25% nelle Marche, -20% in Toscana e Lazio. Anche nelle regioni del sud si prevedono cali di produzione a doppia cifra, in particolare -30% in Sicilia e Puglia.

 Questa, ovviamente, la previsione aggiornata a settembre e che potrebbe essere smentita, considerando la vendemmia si protrarrà per buona parte di ottobre, in certi e particolari casi, anche all'inizio di novembre. Si potrebbero, infatti, verificare ulteriori condizioni – meteorologiche, prima di tutto – che potrebbero perfino peggiorare le stime della previsione, cosa che, evidentemente, speriamo non avvenga. Dovessero verificarsi condizioni meteorologiche sfavorevoli – su tutte, piogge copiose e, peggio, grandine – probabilmente dovremo raccontare uno scenario ancor più nefasto. Senza considerare che, in quel caso, si aggiungerebbero altri inconvenienti a quelli esistenti e che di certo non hanno contribuito alla serenità dei vignaioli, come peronospora e flavescenza dorata. Un'evenienza, quest'ultima, che nessuno può evidentemente prevedere, ma solo sperare non accada. Quel che è certo, le stime fatte dalle previsioni non miglioreranno nemmeno con le migliori condizioni meteorologiche, pertanto è bene prenderle in considerazione da subito.

 Per quanto riguarda la qualità, le uve che non hanno subito gli effetti della peronospora si possono considerare di ottimo livello, in accordo a quanto è stato riferito dai vignaioli che hanno già portato il loro raccolto in cantina, in particolare i produttori di spumanti e vini da uve a maturazione precoce. Il quadro che emerge dalle previsioni effettuate da diverse associazioni di categoria, fa comunque registrare una delle peggiori annate in senso assoluto in termini di quantità, già definita come “la peggiore del secolo”, o almeno, per i suoi primi 23 anni. Secondo le previsioni, l'Italia scenderà sotto i 44 milioni di ettolitri di vino prodotto, lasciando alla Francia il primato della produzione con circa 45 milioni di ettolitri, pari a una diminuzione del 2% rispetto al 2022. Il terzo posto è previsto per la Spagna, con una produzione stimata di 36,5 milioni di ettolitri, corrispondente a -11% rispetto al 2022. Il calo di produzione stimato per l'Italia, come già detto, è previsto intorno al -12%.

 A tale proposito, si deve osservare la condizione maggiormente critica della produzione enologica da viticoltura biologica, per la quale – in certe regioni d'Italia – è addirittura stimato un calo del 50% rispetto al 2022. Il principale responsabile di questa diminuzione, come già detto, è la peronospora, la quale diffusione è stata particolarmente favorita dalle copiose piogge di fine primavera e inizio estate. Una condizione che ha determinato alte percentuali di umidità, favorendo quindi la diffusione della peronospora. I danni sono decisamente preoccupanti, tanto che il governo italiano ha stanziato specifici fondi per il risarcimento e ristoro delle aziende vitivinicole che hanno subito perdite a causa della peronospora. È bene considerare che in Italia i vigneti da agricoltura biologica costituiscono il 20% del totale del Paese, pertanto una quota decisamente significativa. Le conseguenze nel comparto della viticoltura da agricoltura biologica sembrano essere preoccupanti, tanto che diversi produttori rinunceranno addirittura alla vendemmia.

 Vediamo, nello specifico, le previsioni per le singole regioni, dalle quali si evince la netta differenza e condizione fra i territori settentrionali e quelli centro-meridionali dell'Italia. In accordo ai dati diffusi dalle associazioni di categoria, emerge infatti che la viticoltura del nord Italia ha – nel complesso – mantenuto i livelli del 2022. Condizione ben diversa per l'Italia centrale, dove si registra un calo medio del 20% rispetto all'anno scorso, mentre le zone del sud e delle isole fanno addirittura segnare una riduzione media del 30%. Nel territorio nordoccidentale dell'Italia è la Lombardia a registrare il dato più importante in termini di quantità, seguita da Liguria e Valle d'Aosta, quindi il Piemonte. Nel versante nordorientale, è il Veneto che fa segnare il risultato più importante, risulta praticamente invariato il Trentino-Alto Adige, mentre Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna fanno registrare un calo rispetto al 2022.

 La situazione del centro e sud Italia – come detto – è tutta all'insegna di un calo generalizzato che, in certe regioni, sfiora addirittura il 45%, con una media del -20% per le regioni centrali, -30% per quelle del sud e le isole. Si prospetta quindi una vendemmia decisamente difficile e che, secondo le stime attuali, è da annoverare fra le peggiori di sempre, unendosi ai bassi risultati degli ultimi cento anni, in particolare quelli del 1948, 2007 e 2017. La notizia confortante – almeno per il momento, salvo ulteriori e brutte sorprese – è che l'uva attualmente raccolta e portata in cantina, è di buona qualità. Nonostante la difficoltà preannunciata, i vini dell'annata 2023 saranno all'altezza del buon nome dell'Italia enologica. In questo senso, e come sempre, avremo la conferma solo quando stapperemo le prime bottiglie di questa vendemmia e verseremo i suoi vini nei calici. Come sempre, sono fiducioso del lavoro, talento e capacità dei nostri produttori italiani, convinto che, nonostante le previsioni e le difficoltà, saranno capaci di stupirci con i loro nuovi vini. Cari vignaioli e produttori, auguro a tutti voi buon lavoro, in attesa di versare i vostri vini nei nostri calici, fiducioso che saprete stupirci di nuovo e come sempre avete fatto.

Antonello Biancalana



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