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Numero 20, Giugno 2004 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 22, Settembre 2004

L'Importanza dell'Annata


 Ogni appassionato di vino - così come quelli che si avvicinano per la prima volta all'affascinante mondo della bevanda di Bacco - sa che fra i fattori fondamentali per la determinazione della qualità di un vino è compresa anche l'annata della vendemmia. Non solo rappresenta un fattore importante: spesso l'annata è considerata come l'unico elemento per determinare il reale valore - non solo economico - di un vino. Proprio l'annata, in molti casi, stabilisce il valore economico di un vino, soprattutto nel tempo e, talvolta, anche nel caso in cui la conservazione della bottiglia non è stata delle migliori. Ma quanto conta effettivamente l'annata per un vino? Certamente - e innegabilmente - è un fattore di estrema importanza ma è anche innegabile che non è l'unico elemento capace di rendere grande un vino. Va anche ricordato - ad onor del vero - che spesso dietro al mito dell'annata si nasconde anche una discutibile speculazione.

 Mettiamo subito in chiaro un concetto: l'annata è importante e per mezzo dell'andamento meteorologico delle stagioni ha il potere di emettere una buona, se non fondamentale, sentenza sulla qualità di un vino. Si deve però ricordare un concetto fondamentale legato indissolubilmente all'annata e che consente ai consumatori di salvarsi da certe speculazioni. Da qualche anno - un fenomeno che sembra ripetersi con magica e certamente dubbiosa puntualità ogni volta - in prossimità del periodo della vendemmia si sente spesso parlare della cosiddetta “vendemmia del secolo” capace di promettere grandi vini ovunque e comunque. Poi quei vini arrivano nei calici e si ha finalmente la possibilità di smentire o confermare le premesse fatte in quell'annata. Mentre è comprensibile il motivo di tanto clamore ai fini puramente commerciali, è meno comprensibile - e condivisibile - l'onestà e la scarsa credibilità verso i consumatori. D'accordo, nessuno ha la sfera di cristallo per prevedere con certezza il futuro, ma almeno un po' di serietà non guasterebbe in certi casi.


 

 Nel considerare l'annata - che ha certamente un valore importante - è bene ricordare che ha senso solo ed unicamente per una determinata zona, e per essere ancora più pignoli e precisi, ha un valore ancora maggiore per zone piuttosto circoscritte e limitate. Se è vero che la qualità dell'annata è determinata dall'andamento meteorologico, è anche vero che se, per esempio, in Umbria l'annata è stata favorita da buone condizioni meteorologiche, non significa che tutte le altre zone del mondo abbiano beneficiato della stessa positiva condizione. Due esempi emblematici su tutti sono rappresentati dalle annate 1997 e 2002. Il 1997 è stata definita l'annata del secolo scorso - ma sarebbe bene definirla, con vena polemica visto il puntuale clamore che si ripete ogni anno, una delle tante definite come migliori - e questo è stato certamente vero per alcune zone del mondo, mentre per altre è stata ordinaria e per altre modesta. Lo stesso si può dire del 2002, nonostante sia stata definita da molti - e giustamente - come un'annata non proprio esaltante, in certe zone ha consentito di creare dei vini ragionevolmente buoni.

 Sempre per onore del vero va detto che l'influsso dell'andamento meteorologico dell'annata è spesso compensato dalla bravura dell'enologo oltre che dall'aiuto che la tecnologia offre oggi in cantina. Quando l'annata non è proprio clemente nei vigneti, spesso la tecnologia enologica è capace di compiere veri e propri miracoli - spesso insperati - tanto da rendere accettabili anche le condizioni più avverse. In questo senso va anche ricordata la serietà e la correttezza di molti produttori che, consapevoli delle non proprio esaltanti condizioni meteorologiche di un'annata, preferiscono non commercializzare i propri vini oppure decidono di venderli come prodotti più modesti, soprattutto nel prezzo. Se è vero che questo tipo di scelta è ammirevole dal punto di vista della correttezza verso la propria clientela, è anche vero che rappresenta un innegabile fattore di serietà e di tutela verso i migliori prodotti di una cantina. Certamente la scelta di non commercializzare i propri vini, o di riclassificarli secondo dei criteri qualitativi più appropriati per l'annata, rappresenta un fattore di innegabile correttezza e serietà, ma rappresenta anche innegabilmente un ovvio fattore di perdita economica. Una scelta, quindi, doppiamente ammirevole.

 Come si regola quindi il consumatore nei confronti dell'annata e - soprattutto - nei confronti della speculazione che si crea intorno a questo fattore? Spesso si sente ripetere il consiglio che nelle annate mediocri o pessime è bene scegliere vini di produttori affermati e affidabili, mentre nelle annate migliori i produttori “meno famosi” e più piccoli possono regalare buone sorprese. Nelle annate meno favorevoli è innegabile che il fattore tecnologico e l'abilità e l'esperienza di enologi bravi svolgano un ruolo fondamentale per il miglioramento di una materia prima non proprio eccellente. Nelle annate migliori - quando il fattore tecnologico è meno determinante grazie alla maggiore qualità delle uve - anche i produttori più modesti riescono a produrre grandi vini. Questo significa che per produrre un vino di qualità è necessario disporre di attrezzature enologiche moderne e tecnologicamente avanzate? Certamente no. Nonostante la tecnologia enologica offra oggi attrezzature affidabili e precise, capaci di controllare la qualità e la correttezza delle singole fasi, il fattore umano svolge in cantina - oggi come nel passato - un ruolo di primaria importanza.

 Nonostante il fattore umano svolga ancora un ruolo importante nella produzione del vino di qualità, è innegabile che il supporto tecnologico abbia reso il fattore annata meno determinante di quanto lo fosse in passato. Ed è proprio grazie alla tecnologia enologica che si è ridotta la distanza fra i vari produttori e consentendo loro di produrre vini con una quantità minore di difetti, pur tuttavia senza nascondere certe carenze e predisposizioni qualitative. Ovviamente, quando l'annata è favorevole il suo apporto si riflette nel vino in maniera prorompente e determinante, tanto da fare apparire quasi insignificanti - spesso diversi - gli stessi vini prodotti in annate meno benevole. Nonostante l'annata rappresenti un fattore importante, la bravura degli enologi, unita al supporto tecnologico, evitano al consumatore di informarsi continuamente sulla reale qualità di ogni annata e di potere scegliere con relativa tranquillità un vino al ristorante. Magari in certe annate il vino non sarà eccezionale, ma certamente nemmeno pessimo o ignobile, e comunque apprezzabile. Infine l'annata rappresenta uno di quei tanti elementi che rendono il vino speciale ed emozionante, un fattore che puntualmente ogni anno è capace di rendere la bevanda di Bacco sempre diversa, con sfumature e personalità che, nel bene e nel male, riesce sempre ad attirare la nostra attenzione e a raccontare storie diverse - sia buone sia cattive - per mezzo dei nostri sensi.

 



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La Posta dei Lettori


 In questa rubrica vengono pubblicate le lettere dei lettori. Se avete commenti o domande da fare, esprimere le vostre opinioni, inviate le vostre lettere alla redazione oppure utilizzare l'apposito modulo disponibile nel nostro sito.

 

Ho un'amica che si ritiene brava nella preparazione di risotti. Mi ha sfidato: vincerò un invito a cena se riuscirò a proporre dei buoni abbinamenti di vino. Sapreste darmi qualche indicazione a proposito? Che criteri utilizzare per la scelta? Dove trovare una lista dei vini che rispondano a tali criteri?
Giulio Genga -- Lomagna, Lecco (Italia)
La scelta di un vino per l'abbinamento con una pietanza può essere determinato non solo da fattori puramente tecnici, ma anche da motivi tradizionali e, non da ultimo, anche da scelte indiscutibilmente soggettive. Nel caso in cui la scelta di un vino viene determinata da considerazioni di tipo tecnico - cioè facendo uso dei criteri applicati dagli enogastronomi - è necessario conoscere non solo il tipo di pietanza, nel suo caso risotto, ma anche e soprattutto gli ingredienti che prendono parte alla preparazione delle ricetta. In base a questa considerazione è pertanto poco utile - e poco attendibile - l'indicazione di uno o più vini generici. Il riso è un alimento ricco di amido, con un gusto tendenzialmente dolce, pertanto abbinabile con vini freschi ed effervescenti, quindi vini bianchi, spumanti e molti rosati. Il fattore discriminante è comunque rappresentato dagli altri ingredienti e che completano quindi il quadro organolettico del piatto utile ai fini dell'abbinamento. Se nel risotto si trovano verdure - che generalmente hanno un gusto tendente al dolce - i vini già citati risultano essere ancora validi. Le stesse considerazioni sono inoltre applicabili nel caso in cui il risotto sia preparato con crostacei e pesce. Se nel risotto sono presenti carne o interiora - che aumentano sia la struttura del piatto, sia la succulenza - sarà opportuno scegliere un vino piuttosto alcolico o di adeguata tannicità, pertanto la scelta potrebbe essere un vino bianco così come un vino rosso. Interessanti abbinamenti con i risotti si possono realizzare con gli spumanti, la cui effervescenza e acidità ben si sposano con il riso, tuttavia la scelta finale dello spumante sarà determinata anche dagli altri ingredienti. Infine ci permettiamo di suggerirle la nostra Guida dei Vini che, oltre a contenere tutti i vini degustati e pubblicati da DiWineTaste, può consigliare un vino in base ad una specifica pietanza. Sarà sufficiente indicare nella casella “pietanza” il tipo di risotto, per esempio “risotto con gamberi e zucchine”, e il sistema proporrà un elenco di vini abbinabili con il suo piatto. Buona fortuna per l'invito a cena!



Conservo le mie bottiglie di vino rosso all'interno di un armadio in modo da tenerle al buio e con poche escursioni termiche. Stavo pensando di conservare le mie bottiglie all'interno delle scatole di cartone con cui sono vendute e sempre all'interno dell'armadio. Secondo voi questa soluzione potrebbe cambiare la temperatura e l'umidità?
Gino Biscardi -- Mestre, Venezia (Italia)
La temperatura e l'umidità rappresentano un fondamentale requisito per la buona conservazione delle bottiglie di vino. La temperatura incide fortemente sui processi di maturazione: per questo motivo si preferisce conservare le bottiglie ad una temperatura relativamente bassa - di circa 14° C - ed è essenziale che questa sia il più possibile costante. Una temperatura di questo tipo consente una maturazione dei vini lenta e stabile capace di favorire un buon sviluppo delle qualità organolettiche. L'umidità - che dovrebbe idealmente essere intorno al 70% - consente innanzitutto la buona conservazione delle qualità meccaniche e fisiche dei tappi di sughero, in modo particolare l'elasticità, evitando pericolosi restringimenti. Nel suo caso la temperatura interna dell'armadio è fortemente condizionata dall'ambiente in cui si trova, salvo il caso in cui si tratti di uno specifico armadio climatizzato adatto per la conservazione del vino. Il cartone svolge una certa azione di isolamento termico, tuttavia ha la capacità di assorbire umidità. Se le condizioni ambientali offerte dal suo armadio non sono particolarmente buone, la conservazione all'interno delle scatole di cartone può offrire una migliore stabilità della temperatura che sarà comunque in relazione alla temperatura dell'armadio. Se è vero che è consigliabile mantenere i vini all'interno delle scatole in cui sono venduti - siano di cartone o di legno - sarebbe opportuno, se possibile, collocare l'armadio in un luogo che offra buone condizioni di temperatura e di umidità, provvedendo magari a ricoprire le pareti interne della stanza, oppure dell'armadio, con fogli di materiale coibente utilizzati nell'edilizia per l'isolamento termico.



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