Uno dei commenti più frequenti espressi dai nostri lettori nelle lettere che
riceviamo, riguarda l'uso delle botti e delle barrique nei vini. Molti si
lamentano del fatto che troppo spesso il carattere organolettico imposto dal
legno al vino è esagerato, tanto da rendere molti vini simili fra loro anche
quando sono prodotti con uve diverse. Molti dei nostri lettori si chiedono
inoltre se abbia ancora un senso parlare del fruttato nei vini visto che
molto spesso questa qualità organolettica è semplicemente coperta o annullata
dagli effetti della maturazione in legno. Inoltre - sempre secondo i commenti
dei nostri lettori - la tendenza di esagerare con l'utilizzo di botti e barrique
sta diventando piuttosto frequente anche nei vini bianchi e - a loro dire -
soprattutto in quei vini che non hanno la stoffa necessaria per reggere
l'incontro con il legno.
Premettendo che l'argomento gusto del legno nel vino ha avuto sempre i suoi
convinti sostenitori - così come convinti oppositori - è sempre e comunque
opportuno ricordare che parlando del gusto dei singoli, nessuna teoria è
assoluta o condivisibile. Innegabilmente esistono appassionati di vino a cui
piace molto il carattere del legno - anche quando questo si impone con una certa
irruenza - altri invece, tollerano poco o niente qualunque vino che presenti
accenni di legno. De Gustibus Non Est Disputandum, ci insegnavano i
nostri antenati vissuti nel Medio Evo - nonostante sia un modo di dire antico
rimane sempre e comunque attuale - tuttavia, in questo caso, ci sembra più
ragionevole ricordare che In Medio Stat Virtus. L'utilità e i benefici
della botte in enologia sono assolutamente innegabili e in particolare per certi
vini: questo non significa che un uso più intenso o estremo sia maggiormente
benefico al vino. Sarebbe opportuno dire che è auspicabile un uso
intelligente della botte, dove per intelligente ognuno usa i propri
termini di misura e di gradimento. In fin dei conti, il troppo e il
poco sono concetti assolutamente relativi.
Gusti e benefici del legno nel vino a parte, forse qualcosa di vero nelle
lamentele dei nostri lettori esiste veramente. Talvolta le qualità
organolettiche del legno sono così forti da coprire la stessa natura dell'uva e
- allo stesso tempo - certi difetti che anche i nasi meno esperti potrebbero
scoprire. Inoltre, nonostante sia assolutamente vero che ogni tipo di legno
utilizzato per la costruzione delle botti conferisce aromi propri al vino -
l'aroma del rovere Americano è diverso da quello del rovere di Allier - è
innegabile che l'eccessivo uso del legno contribuisca a uniformare le
caratteristiche dei vini. In questo senso, probabilmente hanno ragione i nostri
lettori quando sostengono se abbia un senso parlare ancora del fruttato
nel vino. Premettendo che la definizione vino fruttato sia piuttosto
generica - pur tuttavia riconoscendo l'uso comune di questo modo di dire -
questo indica solitamente un vino i cui aromi e sapori ricordano direttamente
quelli della frutta. Nonostante la sua definizione generale e vaga, è comunque
auspicabile che ogni vino sia fruttato, poiché - non si dimentichi - è
prodotto da un frutto, l'uva, pertanto sarebbe piuttosto preoccupante il
contrario.
Alcuni vini, privati della loro qualità fruttata, diventerebbero
assolutamente anonimi e perderebbero qualunque tipo di interesse nel caso in cui
fossero fatti maturare in botti o in barrique. Basterebbe semplicemente pensare
in cosa potrebbero trasformarsi i celebri vini bianchi d'Alsazia o i Riesling
del Reno qualora i produttori decidessero di farli maturare intensivamente in
botte. Perderebbero in un attimo tutta la loro personalità e unicità per
confondersi in mezzo a un nutrito gruppo di vini anonimi tutti simili,
tutti uguali. Tuttavia la quantità di vini maturati o fermentati in botti di
legno - anche bianchi - è tale da fare pensare che oltre ai benefici innegabili
di questo strumento in enologia, ci siano anche altre ragioni. Forse è
necessario chiedersi se i cosiddetti vini fruttati abbiano ancora un
senso o se comunque incontrano ancora il gusto dei consumatori. Molto spesso i
produttori ricordano che i loro vini di maggiore successo commerciale sono
proprio quelli fatti maturare in botte. Se prendiamo questo dato e lo valutiamo
unicamente da un punto di vista commerciale, i produttori si adeguano
semplicemente alle richieste del mercato. In fin dei conti, non si può
contestare loro il fatto che oltre al piacere di fare vino, ci debba anche
essere un profitto.
Siamo sinceri. Senza avere la pretesa di accusare nessuno, ma quante volte
abbiamo sentito attribuire a un vino qualità superiori e importanti solo per il
semplice fatto che era stato passato in barrique, tanto da arrivare perfino
a creare il magico - quanto orribile - aggettivo barriccato, o
barricato, da usarsi esclusivamente per i vini migliori? Certamente molte
più volte di quanto si sia sentito per i vini fruttati. Come già ribadito
altre volte - cosa che teniamo sempre a precisare - non abbiamo nulla in
contrario né con la botte né con la barrique. Sarebbe veramente stupido
promuovere una battaglia in questo senso poiché - e soprattutto - gli effetti
del passaggio dei vini in legno sono innegabili oltre che positivi. Inoltre,
molti vini prestigiosi e celebri non sarebbero quello che sono senza il
positivo apporto della maturazione e della fermentazione in botte. E visto che
abbiamo deciso di essere sinceri, è innegabile che l'apporto del legno
conferisce al vino qualità organolettiche molto piacevoli e positive,
ovviamente, quando questo è equilibrato e appropriato. I vini maturati in legno
sono spesso più immediati da bere e incontrano più facilmente il gusto
dei consumatori moderni, che forse sono anche attratti dall'illusione di bere
qualcosa di importante.
Possibile - quindi - che per i vini fruttati non ci sia più spazio fra le
preferenze dei consumatori? Eppure è possibile fare vini veramente entusiasmanti
anche senza ricorrere all'uso della botte - in molti casi addirittura migliori -
lasciando quindi largo spazio alla frutta. L'Alsazia - tanto per citare un
esempio di zona celebre - avrebbe così tanti vini che potrebbero farci ricordare
la bellezza e la piacevolezza di un vino che sa di frutta. Un vino è
buono - innanzitutto - per la sua mancanza di difetti, una condizione che
consente alle sue qualità di emergere e di farsi apprezzare meglio. In mancanza
di aiuti supplementari - come la botte e i suoi aromi che potrebbero
coprire anche molti difetti - fare un grande vino fruttato significa - prima di
tutto - produrlo in modo ineccepibile, senza difetti e con la disponibilità di
eccellenti condizioni ambientali e produttive: la cosa è più facile a dirsi che
a farsi. Questo presupposto vale - ovviamente - in Alsazia tanto quanto in ogni
altra parte del mondo. Che spesso si esageri con la botte e con la barrique è
certamente vero - seppure sempre con il beneficio della soggettività - ma è
anche vero che il loro uso assicura un maggiore successo fra i consumatori.
Forse il problema dei vini fruttati è unicamente un fatto culturale, un
pregiudizio diffuso con precisi interessi per favorire certi vini e al quale
molti credono. Forse, per ritrovare il senso e il piacere dei vini
fruttati, è semplicemente necessaria una maggiore consapevolezza dei
consumatori tanto da meravigliarsi di fronte a un vino ed esclamare «To'! Sa di
frutta!».
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