Da un punto di vista culturale, il vino è una bevanda carica di elementi
rituali, non solo quelli attribuiti da alcune religioni, ma anche quelli di
rilevanza sociale e tradizionale. Il vino ha sempre svolto un ruolo importante
nelle culture nelle quali è presente: si può dire che la caratteristica rituale
del vino sia nata con la sua scoperta. Ogni aspetto legato al vino ha avuto
- e continua ad avere - i suoi momenti e significati rituali, a partire dalla
raccolta dell'uva. Per molti aspetti, la vendemmia assume ancora oggi un momento
rituale, ha un significato sociale e di comunione piuttosto forte, nel quale
uomini e donne si riuniscono e insieme lavorano per il medesimo obiettivo. Il
ruolo rituale e sociale della vendemmia è stato ancor più forte nei decenni
scorsi - e lo stesso si può affermare per qualunque altra attività agricola
legata ai raccolti - quando nei vigneti si riunivano amici, parenti e vicini di
casa, tutti insieme a lavorare per poi festeggiare con un ricco banchetto, fatto
di piatti speciali che in genere non venivano consumati durante l'anno. Alla
fine della giornata, la stessa comitiva continuava a festeggiare il momento di
socialità con danze e musica, nelle quali il vino non mancava mai.
Oggi, significati religiosi a parte, i momenti rituali legati al vino e
praticati da qualunque appassionato, vedono nel momento dell'apertura
della bottiglia e del suo servizio la massima espressione. Questo è evidente a
partire dal momento nel quale la bottiglia è presentata e tutti si attendono -
con una cerimonia più o meno formale - la rimozione del tappo che precede
la libagione. È proprio l'estrazione del tappo il momento più suggestivo,
quello che lascia i presenti quasi con il fiato sospeso nell'attesa di avere la
conferma che, per esempio, non sia alterato dal temibile odore di tappo,
evenienza che lascia tutti delusi e scontenti. Ma quando invece, dopo avere
estratto il tappo dalla bottiglia e giudicato in buone condizioni, nei visi dei
presenti si nota subito un sorriso di sollievo e tutto è pronto per dare inizio
alla cerimonia della libagione, spesso, con tanto di brindisi. Sembra
paradossale, eppure l'esito di questo delicato rito è legato a un piccolo
cilindro di sughero, alla sua estrazione e al modo con il quale si procede alla
sua rimozione, compresi gli strumenti e le tecniche utilizzate.
Il rito dell'apertura della bottiglia, così come del suo servizio, sono così
importanti nella cultura del vino, che si sono creati per questi due aspetti
vaste e ricche produzioni di accessori, dai cavatappi ai calici, dai taglia
capsule fino ai dischi da infilare nella bottiglia in modo da evitare
inopportune e accidentali gocce. Anche i tappi hanno subito dei cambiamenti
nel corso degli ultimi dieci anni, infatti il dominio pressoché assoluto del
sughero comincia a vacillare. Da anni si vedono nelle bottiglie tappi sintetici
di colori e materiali diversi, non sempre accettati di buon grado dai
consumatori, anzi, spesso considerati - ingiustamente - come il segnale di vini
di qualità discutibile. A questi, in tempi recenti, si sono aggiunti anche i
tappi in vetro, che esattamente come quelli sintetici, evitano i rischi del
famigerato odore di tappo, motivo di delusione di tante bottiglie aperte.
L'introduzione di questi nuovi tappi nel mondo del vino - compresi quelli a vite
e a corona - è stato motivo di scetticismo da parte dei consumatori,
probabilmente per il fatto che i classici riti legati all'apertura e al servizio
del vino abbiano, in un certo senso, perso un po' della loro dignità.
Se i tappi sintetici consentono ancora la cerimonia rituale dell'apertura
della bottiglia, con tanto di cavatappi più o meno tecnologico, per i tappi di
vetro, a corona e a vite, questo storico accessorio sembra non avere più spazio:
un semplice gesto e la bottiglia è aperta, pronta per essere servita. Con questo
genere di tappi, apparentemente, tutto il rito dell'apertura sembra essere
un'inutile perdita di tempo, compreso il rituale controllo del tappo di
sughero dopo la sua estrazione per assicurarsi della sua integrità e
dell'assenza della fastidiosa presenza del tricloroanisolo. Con i tappi
sintetici, compresi quelli a vite, a corona e di vetro, questo controllo sembra
essere inopportuno e inutile, anche se si nota spesso - più per abitudine che
per reale necessità - dopo l'apertura di una bottiglia con un tappo sintetico si
procede ad annusarlo, proprio come richiede il rituale. Ma è veramente
necessario tutto questo rituale per potere apprezzare un buon vino?
Probabilmente no, ma vista la naturale predilezione degli esseri umani verso la
tradizione, questo aspetto sembra assumere un ruolo di primaria importanza.
E che dire - infine - di alcuni produttori che hanno deciso di vendere alcuni
dei loro vini in lattina, esattamente come si fa per la birra o le bevande
gasate? Con le lattine, il rituale e la cerimonia dell'apertura, così come del
servizio, sembra essere seriamente compromesso. Se con i tappi sintetici gran
parte del rituale dell'apertura sembra essere assicurato - a parte il controllo
finale del tappo - con gli altri tipi di tappi, questo suggestivo momento sembra
passare in secondo piano. In realtà, non tutto è proprio perso. Anche se con i
vini venduti in bottiglie con i tappi a corona o di vetro il rituale sembra
essere semplice e immediato, con i tappi a vite si può comunque adottare una
cerimonia tale da attirare l'attenzione dei presenti. Esistono infatti diversi
metodi rituali per l'apertura di una bottiglia con tappo a vite, ovvio,
nessuno di questi prevede l'uso di cavatappi e di lunghe procedure. La più
comune, quella che sembra avere guadagnato il maggiore consenso fra gli
appassionati di vino, prende in prestito parte delle tecnica prevista per
l'apertura di uno spumante.
Si afferra la base della bottiglia con la mano destra, mentre con la mano
sinistra si tiene fermo il tappo. A questo punto si ruota la bottiglia con la
mano destra - esattamente come per una bottiglia di spumante - in modo da
sbloccare il tappo e il suo sigillo, confermato dal tipico rumore di rottura.
Mantenendo la bottiglia con la mano destra, si appoggia ora il tappo
sull'avambraccio sinistro e lo si fa scorrere fino alla mano, in modo da svitare
il tappo che dovrà rimanere libero esattamente nel palmo della mano sinistra
lasciando quindi la bottiglia aperta. Ora si può procedere con il servizio,
opzionalmente, se proprio non se ne può fare a meno, annusare il tappo e
verificare che sia in buone condizioni. Certo, un rituale diverso da quello più
lungo e complesso riservato al tappo di sughero, ma pur sempre formale. Riti e
tradizioni evolvono, cambiano con i tempi e si adattano alle nuove mode della
società, e probabilmente anche il vino dovrà adeguarsi, esattamente come tanti
altri aspetti legati alla vita degli esseri umani. In fin dei conti, quante
altre tradizioni legate al vino sono oramai tramontate e sostituite da altre
forme, probabilmente più adatte ai nostri tempi? E infine, non è forse la
qualità e il piacere del vino che si verserà nei calici l'aspetto più
importante? A cosa serve un rituale suggestivo e formale senza la qualità del
vino contenuto nella bottiglia? Sicuramente si può rinunciare volentieri a
questi aspetti, a patto che le nuove soluzioni offerte dalla tecnologia
garantiscano sempre e comunque una migliore qualità e integrità del vino. Alla
salute!
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