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  Editoriale Numero 133, Ottobre 2014   
Mala Tempora CurruntMala Tempora Currunt  Sommario 
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Mala Tempora Currunt


 Questo mese mi permetto di citare Marco Tullio Cicerone - celebre politico e filosofo dell'Antica Roma - e una delle frasi più celebri a lui attribuite. In verità, la citazione completa sarebbe Mala tempora currunt sed peiora parantur, cioè “corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori”. Ho volutamente omesso la parte finale per riservarmi un sano slancio di ottimismo, confidando - appunto - che il futuro non sarà comunque così peggiore. O almeno ci voglio sperare, poiché - è sicuro - non per tutti le cose andranno male. Visto che parliamo di vino, che ultimamente non se la sta passando proprio bene in termini commerciali - con molte cantine che hanno in magazzino quantità enormi di bottiglie e che sono costretti a svendere - è meglio pensare in positivo. Già solo per questo, “corrono brutti tempi” - almeno per i produttori - i quali non hanno certamente bisogno di altri accidenti per i quali lambiccarsi il cervello così da trovare una soluzione efficace. In questo senso, sarebbe auspicabile se potessero usare quel tempo per produrre un'uva e un vino migliore.


 

 Il titolo si riferisce all'andamento meteorologico del 2014 che in Italia non ha certamente aiutato le sorti delle uve nei vigneti. Pioggia, tanta pioggia, un'estate ricca di acqua come non si vedeva da anni. Un andamento così atipico che ha portato serie preoccupazioni, non solo a chi produce vino e coltiva la vite, ma - più in generale - a tutto il comparto agroalimentare. Viaggiando qua e la in Italia, non è stato difficile - quest'anno - vedere vigneti danneggiati dagli effetti della peronospora e dall'oidio, così come distese di grano devastate, frutteti e oliveti in grave ritardo: la situazione è per molti “a rischio”. Le forti piogge e la mancanza di sole, hanno portato un significativo rallentamento nella maturazione dei frutti - uva compresa - e si prevedono, almeno in vigna, ritardi di vendemmia che superano le due settimane. Quindici giorni possono sembrare “poca cosa”, in realtà rappresentano un ulteriore rischio. L'annata 2014 sarà quindi nefasta, enologicamente parlando? Ovviamente, no. Non solo per il fatto che i vini di quest'annata non esistono ancora - pertanto qualunque previsione sarebbe del tutto inattendibile - sia perché non tutte le regioni hanno registrato andamenti disastrosi.

 L'arrivo della stagione autunnale - che forse, a vedere l'estate, è arrivata con un largo anticipo di diverse settimane - potrebbe peggiorare ulteriormente le cose nei vigneti di alcune regioni. L'uva ha bisogno di terminare il suo ciclo di maturazione, ma senza sole questo processo è certamente difficoltoso. Non solo, la possibilità di ulteriori precipitazioni piovose aumentano - e di molto - il rischio dell'insorgere della temuta muffa. Una “piaga” che si aggiungerebbe ai danni già provocati da peronospora e oidio, con il risultato di compromettere ulteriormente il raccolto. Raccolto che, comunque, potrebbe giungere in cantina con livelli di zuccheri modesti, portando quindi alla produzione di vini poco alcolici e piuttosto freschi. Questo riguarda, ovviamente, l'uva sana che si riuscirà a raccogliere. In questo scenario non proprio positivo, molti produttori hanno comunque dichiarato l'uva che riusciranno a “salvare” è di buona qualità.

 Ci sono produttori che - per così dire - hanno alzato bandiera bianca, altri invece sono addirittura contenti di quello che hanno portato in cantina, come nel caso dei vignaioli della Sicilia. C'è anche chi non riuscirà a portare alcun grappolo in cantina e chi ha dichiarato che per l'annata 2014 non produrrà quelli che si ritengono i migliori vini o comunque più significativi. Questo si potrebbe considerare come una dichiarazione di onestà e di rispetto verso i consumatori e - di fatto - è proprio così, anche per il bene di mantenere alto l'onore e la qualità di certi vini. Quelli che non riusciranno a portare uve significative in cantina - sia in termini qualitativi sia quantitativi - dovranno certamente trovare una soluzione concreta così da non compromettere il profitto del 2014. La soluzione più banale è quella di acquistare le uve da quelli che ne possiedono di “qualità accettabile” e sono disposti a venderle. Nemmeno a dirlo, non è così difficile immaginare una speculazione dei prezzi a causa della maggiore richiesta. Mors tua, vita mea.

 Per contro, la minore temperatura - che in molte parti d'Italia non è mai stata tipicamente estiva - consentirà all'uva di conservare certe caratteristiche aromatiche. Avremo, quindi, vini meno alcolici, ma più acidi e con buoni profumi. Verrebbe da dire, non tutto il male viene per nuocere o, per meglio dire, “chi si accontenta, gode”. Qualora volessimo essere “cattivi”, si potrebbe dire che la carenza di zucchero delle uve si può correggere con l'aggiunta di mosto concentrato e l'eccessiva acidità può essere ridotta, semplicemente usando metodi leciti e legali. In ogni caso, è bene sapere che a queste pratiche non si ricorre unicamente in occasione di annate meno favorevoli: rappresentano semplicemente le possibilità di intervento che sovente si usano in cantina quando necessario. In alcuni paesi, per esempio, la carenza di zuccheri si può correggere - e in modo legale - con l'aggiunta di saccarosio, il comune “zucchero da tavola”, cosa che è notoriamente vietata in Italia.

 Lo scenario non va comunque considerato “tragico”, quanto meno, aspettiamo che i vini del 2014 siano versati nei calici prima di piangere inutili lacrime. Stime preliminari indicano che in Italia ci sarà un calo dei raccolti di circa il 15%. Di fatto, è dal 1950 che non si registrava nel nostro Paese una vendemmia così povera e che porterà - secondo le previsioni - a una produzione di circa 41 milioni di ettolitri di vino. Per gli amanti dell'eterna, quanto inutile, sfida Italia-Francia, il nostro Paese perderà il primato mondiale della produzione e lascerà ai cugini d'Oltralpe il posto più alto del podio con i loro previsti 47 milioni di ettolitri. Mala tempora currunt: con buona pace di chi è affezionato alle sorti di questa sfida. Il centro Italia sembra essere l'unica zona in controtendenza a questo calo e, pare, riuscirà addirittura a incrementare il raccolto del 10% rispetto al 2013. Comunque vada, sarà un grandissimo successo, se non altro per il fatto che i viticoltori del nostro Paese - nonostante la copiosa pioggia, grandine e tempo inclemente - saranno capaci, come sempre, di regalarci grandi vini. Io sono sicuro e non me ne vorrà Marco Tullio Cicerone per essermi permesso di cambiare la sua celebre frase: mala tempora currunt sed meliora parantur. Corrono brutti tempi ma se ne preparano di migliori. Almeno in cantina e nei calici: il tempo - sono sicuro - ci darà buone soddisfazioni anche per questo bizzarro 2014. Ad maiora!

Antonello Biancalana






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