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  Editoriale Numero 197, Estate 2020   
Vino: Timidi Segnali di OttimismoVino: Timidi Segnali di Ottimismo  Sommario 
Numero 196, Giugno 2020 Segui DiWineTaste su Segui DiWineTaste su TwitterNumero 198, Settembre 2020

Vino: Timidi Segnali di Ottimismo


 Comincia a essere più chiaro quali siano stati gli effetti subiti dal mondo del vino e causati dalle misure di contenimento e prevenzione per la Covid-19. Nelle ultime settimane, infatti, iniziano a essere diffusi i dati che riguardano l'andamento del mercato del vino in Italia durante il primo semestre 2020, pertanto, evidentemente, anche il periodo contrassegnato dal cosiddetto lockdown. Si tratta, ovviamente, di dati non esattamente confortanti, qualcosa che era fin troppo prevedibile e scontato. I dati, soprattutto quelli più recenti e che riguardano il periodo immediatamente dopo la ripartenza – quindi al termine del lockdown – fanno comunque ben sperare nell'immediato futuro, sebbene con moderato ottimismo. Evidente che qualunque dato positivo, dopo un periodo estremamente critico e negativo, induce all'ottimismo, tuttavia ci sono segnali che lasciano sperare per un discreto recupero.


 

 In ogni caso, si può solamente parlare di recupero e non di crescita, tuttavia la notizia che il crollo verticale delle vendite di vino, compresa l'esportazione, sia concluso, è di per sé una bellissima notizia. La riapertura di ristoranti, bar e altri locali dove si serve o vende vino sta certamente contribuendo a questa ripresa poiché queste attività rappresentano la quota principale del mercato vino. Anche se con moderato ottimismo, per le cantine resta comunque un problema serio lo smaltimento del vino attualmente in giacenza, in modo particolare quelli di pronto consumo dell'annata 2019. Inoltre, con le cantine ancora “occupate” dalle bottiglie non vendute, diventa un problema, e non solo di tipo logistico, anche l'imminente vendemmia 2020, cioè produrre nuovo vino senza avere venduto quello dell'annata precedente. A tale proposito, le previsioni di molti produttori suggeriscono che, in ogni caso, la vendemmia 2020 sarà meno abbondante di quella precedente e non solo per gli interventi di vendemmia verde.

 Per quanto concerne lo smaltimento dei vini dell'annata 2019, è notizia di questi giorni l'emanazione di un decreto ministeriale che stanzia cinquanta milioni di euro per la distillazione del vino attualmente in commercio. Una misura – va detto, non apprezzata in modo unanime da tutti gli operatori del settore – tesa a rimuovere dal mercato quantità di vino ingenti e che potrebbero creare ostacolo per quello dell'imminente vendemmia 2020. La distillazione di crisi riguarderebbe solamente i “vini comuni di largo consumo” ed escluderebbe, pertanto, quelli a denominazione e indicazione geografica tipica. Il provvedimento è finanziato con fondi della Comunità Europea e ha lo scopo di ridurre le giacenze attuali oltre a produrre alcol etilico da destinare principalmente alla produzione industriale di disinfettanti. Il Decreto, inoltre, ha stanziato cento milioni di euro per la vendemmia verde e ridotto il massimale di produzione per i vini comuni da 50 tonnellate per ettaro a 30, una misura che – evidentemente – non trova il favore delle cantine che producono questo genere di vino.

 Prima di parlare del moderato ottimismo dei produttori, vediamo, nello specifico, la situazione che si è determinata nel periodo del lockdown e che ha riguardato il mercato del vino. Secondo quanto emerge dai dati forniti dall'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, i primi due mesi del 2020 hanno prodotto dei risultati migliori rispetto all'analogo periodo precedente, trainato, in modo particolare, da fattori di mercato decisamente favorevoli. Il risultato, com'era facilmente prevedibile, è stato vanificato enormemente dal periodo di lockdown del secondo bimestre, con risultati pesantemente negativi. In accordo alle previsioni degli analisti, il bimestre maggio-giugno – che abbiamo appena lasciato alle spalle – potrebbe produrre risultati ancor più negativi, vanificando quindi l'ottimo inizio 2020. I dati rilevati ad aprile evidenziano il calo del mercato di vini italiani, tuttavia la risposta è stata più efficace rispetto ad altri paesi. Un risultato conseguito, probabilmente, grazie al mancato crollo del mercato americano e l'introduzione dei dazi nei confronti dei vini francesi.

 Con risultati così negativi, difficili da prevedere e da contrastare, anche il minimo accenno di ripresa è chiaramente un segnale che produce giustificabile ottimismo. Del resto, auspicando il peggio sia oramai passato e non si verifichi la temibile “seconda ondata di autunno” ipotizzata da alcuni, i prossimi mesi saranno evidentemente all'insegna della ripresa dei mercati. In questo senso, i produttori mostrano segni di ottimismo a partire già dai mesi estivi, durante i quali si ipotizza anche una ripresa del turismo e che aiuterà certamente l'economia del nostro Paese, vino compreso. Nessuno, evidentemente, si sbilancia nel fare previsioni di alcun genere e tutti confidano in una ripresa dei mercati e quindi economica. Non sarà certamente sufficiente a recuperare le enormi perdite che si sono verificate nel periodo del lockdown, quanto meno – e questa, di per sé, è una buona notizia – contribuirà a contenerle e rendere disponibile l'indispensabile liquidità.

  I produttori confidano infatti sia nella riapertura dei locali di ristorazione e somministrazione del vino, sia nell'importante quota di esportazione, quest'ultima, per molte cantine, fondamentale voce di bilancio. Nello specifico, i produttori confidano, in modo particolare, in settembre, tipicamente il mese durante il quale iniziano gli approvvigionamenti per il periodo natalizio e di capodanno. Qualora le previsioni e le attese di mercato dovessero svolgersi come i produttori sperano, il secondo semestre 2020 dovrebbe segnare una significativa ripresa, sia in termini economici sia di consumi. Una condizione che, ovviamente, riguarderebbe non solo il mercato interno, ma anche e soprattutto quello internazionale e quindi le esportazioni. Altri produttori, inoltre, ipotizzano un calo dei prezzi medi dovuti all'enorme disponibilità di vino invenduto e che, con lo scopo di realizzare un profitto nel breve periodo, potrebbero essere venduti a prezzi più bassi.

 Va detto che, in questo senso, a usufruire di questa leva di mercato sarebbero solamente i vini di fascia medio-bassa. Si tratta, in ogni caso, di segnali incoraggianti che certamente aiuteranno le cantine e i produttori a limitare le già severe perdite del 2020. Nessuno confida, infatti, nella chiusura di quest'anno con profitti importanti, tuttavia qualunque segnale tale da interrompere l'andamento negativo del mercato è certamente auspicabile oltre che fondamentale. Un po' di ottimismo non può che fare bene a tutto il comparto del mondo del vino e, non da ultimo, al Paese intero. Perché dopo un crollo così severo e inaspettato – sociale, economico, produttivo e sanitario – noi tutti abbiamo bisogno di segnali di incoraggiamento, anche timidi e modesti, ma che ci consentano di avere fiducia e buone speranze per il futuro immediato. Ci sono piccoli ma importanti segnali che fanno ben sperare e che possiamo certamente salutare con un ben augurante brindisi. Con del buon vino di qualità e che, ovviamente, in Italia non manca di certo.

Antonello Biancalana

 




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