La stagione estiva, oltre alle temperature afose che caratterizzano questa
stagione e che, da qualche anno, sono in costante e preoccupante aumento,
coincide anche con il periodo durante il quale, chi coltiva la vigna, inizia a
fare previsioni sulla vendemmia. Negli ultimi anni – a causa dell'innegabile
cambiamento climatico che sta interessando ovunque il nostro pianeta – fare
previsioni sul raccolto, non solo della vigna, è sempre più complesso. Non ho,
evidentemente, conoscenze tecniche e scientifiche per potere affrontare in modo
concreto e competente l'argomento del cambiamento climatico, tuttavia – da
semplice abitante del pianeta – posso testimoniare le conseguenze di quello
che sta accadendo. Anche dal punto di vista puramente enologico, nello
specifico, sensoriale e organolettico del vino. Da questo aspetto, posso
certamente testimoniare com'è cambiato il vino negli ultimi trenta anni e quali
caratteristiche hanno prevalentemente subito l'effetto dei cambiamenti
climatici.
Per esempio, negli ultimi anni si è dato inizio alla coltivazione della vite in
luoghi del nord Europa – non da meno, con interessanti risultati – qualcosa
che, innegabilmente, dovrebbe fare riflettere. Saranno certamente contenti
coloro i quali riescono a coltivare con profitto la vite in luoghi
tradizionalmente poco adatti ai fini enologici, tuttavia, anche questo,
è inequivocabilmente il segno concreto dei cambiamenti climatici in atto, in
particolare dell'aumento delle temperature. Quest'ultimo aspetto, inoltre, ha
avuto – in termini generali – un impatto evidente nell'aspetto sensoriale dei
vini prodotti negli ultimi anni. In particolare – sebbene questo si debba
attribuire anche a questioni di moda e tendenza, quindi il
risultato di pratiche enologiche specifiche – negli ultimi decenni si è
assistito al progressivo aumento del titolo alcolico dei vini,
all'accentuazione della loro morbidezza e, di conseguenza, la minore
percezione relativa dell'acidità.
Il progressivo innalzarsi delle temperature, e la conseguente scarsità di
piogge – condizione che si è spesso verificata nel corso di quest'anno –
determinano condizioni di siccità più o meno severe e, di conseguenza, la vite
e le piante in generale sono costrette ad affrontare quella che si definisce
sofferenza idrica. Le piante adulte, con apparati radicali ben
formati e sviluppati, hanno qualche possibilità di affrontare questa
condizione, nella speranza di potere usufruire di qualche riserva idrica nel
sottosuolo più profondo, per quelle giovani, invece, le speranze di
sopravvivere sono decisamente inferiori. Una pianta in sofferenza idrica – e
la vite non fa evidentemente eccezione – inevitabilmente, ammesso che
sopravviva, tende a produrre meno frutti, pertanto il raccolto si riduce
drasticamente. Se poi a questa condizione si aggiungono anche altre condizioni
meteorologiche – come la grandine e le gelate – il raccolto si riduce
ulteriormente e in modo decisamente significativo.
Si tratta di fattori che generalmente influiscono sulla quantità, non da meno e
in certi casi, con conseguenze anche sulla qualità. In ogni caso, l'andamento
bizzarro delle condizioni meteorologiche nel corso delle stagioni
– peggio, con eventi estremi – è certamente una di quelle cose che nessun
coltivatore si augura all'inizio di ogni anno. In questo senso, il 2021 si
preannuncia come un'annata non semplice. Si parla, ovviamente, delle condizioni
meteorologiche generali che hanno caratterizzato l'annata in corso, ovviamente
con le dovute eccezioni per molte zone e territori nei quali, buon per loro, il
tempo è stato decisamente più clemente. Analizzando l'andamento meteorologico
del 2021, in alcune zone si sono registrate gelate nella stagione primaverile,
a luglio si sono verificate piogge con grandine, infine, nella stagione estiva,
temperature elevatissime e scarsità di precipitazioni.
Le previsioni relative alla vendemmia 2021 sono, almeno in questo momento,
incerte e, in termini generali, si registrano importanti cali i produzione
rispetto al 2020 a causa delle condizioni meteorologiche. I responsabili
principali – come già detto – sono le temperature piuttosto elevate della
stagione estiva e, ancor più, la scarsità di precipitazioni piovose. Le prime
notizie certe relativamente all'andamento della vendemmia 2021 sono già
arrivate dalle zone più calde dell'Italia e, non da meno, da quelle che si
dedicano prevalentemente alla produzione di vini spumanti, nello specifico la
Franciacorta e la Champagne. Le notizie che giungono da queste due celebri zone
vitivinicole – riferimento della produzione spumantistica, rispettivamente,
d'Italia e Francia – non sono esattamente positive. In Franciacorta si prevede
infatti un calo significativo delle quantità – rispetto alla vendemmia 2020 –
dovuto a qualche gelata che si è verificata in aprile oltre alle conseguenze
della grandine di fine luglio.
Questi eventi, che si aggiungono alle afose temperature estive, hanno influito
sulla quantità del raccolto, senza tuttavia influire – così dicono in
Franciacorta – sulla qualità delle uve. Le gelate primaverili hanno influito
pesantemente anche sui vigneti della Champagne, in modo particolare le viti di
Chardonnay per le quali si stima una perdita di circa il 30% rispetto al 2020.
Stessa sorte per una delle più importanti varietà a bacca rossa di Francia
– il Merlot – che essendo, come lo Chardonnay, una delle prime a germogliare,
ha subito perdite a causa delle gelate primaverili. Le previsioni sulla
vendemmia in Francia sembrano essere piuttosto negative, tanto da fare
registrare – secondo le prime stime – una delle annate meno produttive degli
ultimi 50 anni. Si tratta di stime preliminari – considerando che,
normalmente, i dati ufficiali del governo francese sono solitamente diffusi nel
mese di Settembre – tuttavia sembrerebbero confermati dalle zone nelle quali
la vendemmia si effettua in anticipo, come nella Champagne.
Per quanto concerne l'Italia, la Coldiretti stima una diminuzione dei raccolti
– rispetto al 2020 – fra il 5 e il 10%, prevedendo una quantità di vino
prodotta fra 44 e i 47 milioni di ettolitri. Tutti sono d'accordo, da nord a
sud, sulla buona qualità delle uve che giungeranno nei nostri calici, dopo
essere divenute vino. Va detto, per onore di completezza e con l'eccezione di
certe zone del meridione, la vendemmia in Italia per la produzione di vini da
tavola – escludendo quindi gli spumanti – avverrà dal mese di settembre e,
per certi vini particolari, fino al mese di ottobre. Un periodo piuttosto ampio
e che potrebbe riservare ancora sorprese, sia buone sia cattive. A causa della
scarsità di precipitazioni piovose di questi mesi, infatti, qualora si
dovessero registrare piogge all'inizio di settembre, queste sarebbero
certamente positive, decisamente molto meno qualora fossero accompagnate da
grandine. In ogni caso, nonostante il previsto calo di quantità rispetto al
2020 – che, è bene ricordare, non è stata un'annata esattamente semplice e per
motivi diversi – giunga il mio più sincero augurio a tutti i vignaioli e
viticoltori, sicuro che, come sempre, sapranno ottenere il meglio, con la
consueta passione che li contraddistingue, dalle loro vigne. Per la nostra
gioia e soddisfazione di avere nei calici – come sempre – eccellenti vini.
Antonello Biancalana
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