Puglia e Piemonte sono due regioni distanti e molto diverse fra loro. La prima,
con la sua ragguardevole lunghezza, rappresenta il tacco d'Italia, è una
delle regioni più assolate del Paese e risente dell'influsso dei mari dai quali
è circondata. Il Piemonte si trova nell'altra parte dell'Italia, in un
territorio decisamente diverso, che guarda verso le Alpi e senza toccare il
mare. Entrambe le regioni vantano una ricchezza di uve e vini - nessuna regione
in Italia fa eccezione in questo - ognuna ha le proprie glorie enologiche,
parimenti grandi e straordinarie. Come Primitivo e Barbera, le due uve
protagoniste della nostra degustazione per contrasto, due espressioni
viticolturali ed enologiche opposte di interpretare il vino. Protagonisti di
rilievo nelle rispettive terre, entrambe vantano una lunga e importante storia
nel panorama enologico d'Italia, regalando vini dai caratteri molto distanti.
Il Primitivo è capace di regalare vini di buona struttura e pieni, spesso
caratterizzati da buona morbidezza e un tenore alcolico piuttosto elevato.
Ben diversa la Barbera, conosciuta prevalentemente per la sua tipica acidità,
qualità molto apprezzata dai suoi estimatori. Le due varietà hanno una buona
versatilità enologica, soprattutto il Primitivo che trova impiego anche nella
produzione di robusti vini dolci da uve passite. A onore del vero, va detto che
anche la Barbera, seppure in casi marginali, è impiegata per la produzione
di vini dolci. Barbera e Primitivo sono prodotti sia in contenitori inerti sia
in quelli di legno, includendo anche la barrique, dimostrando - in entrambi i
casi - buona versatilità enologica. Si tratta comunque di due uve e vini
distanti fra loro, espressioni enologiche perfino opposte, con differenze che -
vedremo - si evidenziano in ogni aspetto della degustazione sensoriale.
La storia del Primitivo è molto interessante e solo in tempi recenti si è
riusciti, con certezza, a definire le sue origini. Uva da lungo tempo presente
in Puglia, il Primitivo prende il nome dalla caratteristica di maturare in
anticipo rispetto ad altre varietà, ragione che gli vale anche i nomi di
primaticcio e primativo. La svolta sulle origini del Primitivo
inizia verso la fine degli anni 1960 quando si comincia a sospettare una certa
analogia con lo Zinfandel, varietà all'epoca ritenuta autoctona degli Stati
Uniti d'America e ampiamente coltivata in California. Ricerche condotte sul DNA
hanno infatti rilevato che Primitivo e Zinfandel sono la stessa uva, pur non
riuscendo a comprenderne l'origine. Ricerche successive hanno permesso di
identificare una certa parentela con l'uva Plavac Mali, presente in Croazia,
tanto da ritenere che si trattasse della stessa varietà. Ulteriori ricerche
hanno permesso di stabilire che il Primitivo - e quindi lo Zinfandel - è
analogo all'uva rossa Crljenak Kaštelanski, originaria della Dalmazia.
Per questo motivo, alcuni produttori di Primitivo, indicano Zinfandel nelle
etichette dei loro vini con lo scopo di ottenere maggiori opportunità
commerciali negli Stati Uniti d'America. Si tratta, in ogni caso, di Primitivo
e, talvolta, vini prodotti con quest'uva ed etichettati come Zinfandel si
trovano anche nel mercato italiano. Varietà dal carattere forte, permette di
ottenere vini di buona struttura e colore, qualità che, in passato, hanno visto
il Primitivo ampiamente utilizzato come uva da taglio per rinforzare i vini
più esili di altre zone. Il Primitivo è coltivato in diverse zone della Puglia
trovando a Manduria - in provincia di Taranto - la sua più celebre terra di
elezione e qui si produce anche in versione dolce. Questa varietà è inoltre
presente, seppure in quantità marginali rispetto alla Puglia, in Campania e
Abruzzo. Il Primitivo, i quali vini hanno in genere un volume alcolico
piuttosto elevato, è prevalentemente vinificato in botte, tecnica che
conferisce maggiore rotondità attenuando la forza dei tannini.
La Barbera è la varietà più coltivata del Piemonte ed è fra le più diffuse
in Italia poiché è presente anche in altre regioni del Paese. La Barbera,
insieme a Sangiovese e Montepulciano, è infatti fra le varietà più coltivate
in Italia ed è utilizzata in numerosi vini, sia in purezza sia unita ad altre
uve. Si ritiene che la Barbera sia originaria della zona del Monferrato, in
Piemonte, presente in questo territorio da tempo immemore. La Barbera ha goduto
in passato di notorietà e interesse, per poi essere travolta - nel 1986 - dallo
sciagurato e tristemente noto scaldalo del vino al metanolo. Questo increscioso
e deplorevole evento, provocò l'intossicazione di molte persone, con effetti
irreversibili in molti casi, compresa la morte. Sarà necessaria tutta la
tenacità e la determinazione di produttori seri e orgogliosi per restituire
dignità e prestigio alla Barbera, su tutti Giacomo Bologna, detto
Braida. Sarà infatti questo celebre produttore di Rocchetta Tanaro, in
provincia di Asti, a puntare tutto sulla sua Barbera facendone, a pieno
diritto, una delle più grandi uve d'Italia e conosciute nel mondo.
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Il colore e la
trasparenza della Barbera d'Asti | |
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La Barbera, oltre a essere ampiamente coltivata in Piemonte e in molte regioni
d'Italia, è diffusa anche in altre zone vitivinicole del mondo, come
California e Argentina. Uva dalla spiccata acidità, la Barbera non è
particolarmente ricca di polifenoli, producendo vini di fresca bevibilità e
moderata astringenza. La rossa piemontese ha espresso nel tempo interessante
versatilità enologica, adattandosi bene alla produzione di stili diversi,
compresi piacevoli vini frizzanti. La Barbera ottiene la consacrazione
mondiale, entrando a pieno titolo nell'Olimpo di Bacco, a partire dagli anni
1990, a seguito di cambiamenti epocali viticolturali ed enologici che hanno
interessato tutto il vino italiano. Questi cambiamenti, caratterizzati dalla
ricerca della qualità e quindi sperimentando nuove e moderne tecniche
enologiche, hanno permesso di rivalutare la Barbera anche nella vinificazione
in botte. Ampiamente diffusa in Piemonte, la Barbera è pressoché presente in
numerose denominazioni della regione e, in particolare, ad Asti e Nizza
Monferrato, riconosciute come zone a Denominazione d'Origine Controllata e
Garantita.
La nostra degustazione per contrasto prenderà in esame un Primitivo di Manduria
e una Barbera d'Asti. Questi due vini ci permetteranno di mettere in evidenza
notevoli differenze, espresse prevalentemente dalla rotondità e astringenza nel
primo caso, finezza e freschezza nel secondo. La Barbera è coltivata in molte
zone del Piemonte e ogni area conferisce a quest'uva caratteristiche
fortemente legate al suolo e al territorio. Rispetto alle Barbera prodotte in
altre aree del Piemonte, quella di Asti è infatti caratterizzata da maggiore
finezza ed eleganza. Cosa del tutto diversa, per esempio, in quella che si
produce ad Alba poiché, a causa della composizione del suolo e le condizioni
specifiche del territorio, la Barbera assume un carattere più robusto e
strutturato. Sceglieremo due vini con non oltre tre anni di età e maturati in
botte grande, assicurando così un buon equilibrio fra qualità terziarie e
caratteristiche delle uve. I vini saranno serviti in due calici da degustazione
alla temperatura di 18 °C.
Versiamo i due vini nei rispettivi calici da degustazione e iniziamo la prima
parte della valutazione, quella che riguarda l'aspetto. Il primo vino che
osserveremo è il Primitivo di Manduria. Incliniamo il calice sopra una
superficie bianca - un tovagliolo o un foglio di carta sono sufficienti - così
da potere valutare il colore alla base. Si osserverà un colore rosso rubino
intenso, spesso cupo, e una trasparenza bassa: sarà infatti piuttosto difficile
riconoscere l'eventuale oggetto posto dietro al calice. La sfumatura del
colore, osservata all'estremità verso l'apertura del calice, presenta una
tonalità rosso rubino intenso. Passiamo ora all'osservazione della Barbera
d'Asti. Il colore di questo vino si presenta agli occhi del degustatore con una
tonalità rosso rubino intenso e brillante, rilevando una trasparenza più
elevata rispetto al Primitivo di Manduria. La sfumatura della Barbera d'Asti
conferma il rosso rubino brillante. Si mettano vicini i due calici inclinati e
si confrontino i due vini così da comprendere le differenze di colore e
trasparenza.
I profili olfattivi di Primitivo e Barbera esprimono principalmente aromi che
ricordano frutti di bosco. La celebre uva pugliese esprime prevalentemente
aromi che richiamano i frutti a bacca nera, mentre la Barbera ricorda più
direttamente i quelli polpa rossa. Non mancano, ovviamente, aromi che ricordano
i fiori, in modo particolare la violetta. Nel Primitivo si percepiranno
maggiormente aromi di amarena, prugna e mora, mentre nella Barbera saranno
ciliegia, lampone e prugna, rilevando spesso al naso anche la presenza della
mora. Entrambe le uve si adattano bene alla vinificazione in contenitori di
legno, una tecnica che arricchisce i rispettivi profili aromatici di maggiore
complessità. Primitivo e Barbera, in accordo alle pratiche viticolturali ed
enologiche, sono capaci di produrre vini dalla buona longevità e con ottime
possibilità di evoluzione. Con il tempo queste due varietà - e con condizioni
di conservazione ottimali - possono infatti arricchirsi di sensazioni
aromatiche molto complesse, offrendo al naso del degustatore un'ottima
opportunità di studio.
Il primo vino del quale valuteremo il profilo olfattivo è la Barbera d'Asti.
Manteniamo il calice in posizione verticale e senza rotearlo, quindi procediamo
con la prima olfazione. Al naso percepiamo aromi di ciliegia, lampone e prugna,
seguiti dalla violetta. Procediamo con la roteazione del calice così da
favorire lo sviluppo degli aromi e, inclinandolo, lo portiamo sotto al naso ed
eseguiamo un'altra olfazione. Si percepiscono aromi che ricordano la mora oltre
a sensazioni riconducibili alla maturazione in legno, come vaniglia. Passiamo
alla valutazione dell'apertura del Primitivo di Manduria. Il naso è decisamente
diverso e qui si percepisce amarena, prugna e mora seguite da violetta, in
alcuni casi anche appassita. Dopo avere roteato il calice, il Primitivo
completa il suo profilo olfattivo con mirtillo, carruba e le sensazioni
conferite dal legno. In questo vino, a volte, le sensazioni di frutta possono
anche assumere un carattere che ricorda la confettura. Si confrontino i vini:
si noterà nel Primitivo un profilo olfattivo più pieno e rotondo rispetto alla
Barbera, nella quale si percepirà un carattere decisamente più fresco.
L'esame gustativo dei due vini consente ulteriormente di identificare le
differenze esistenti fra il Primitivo di Manduria e la Barbera d'Asti. Iniziamo
questa parte della degustazione valutando il vino piemontese. Prendiamo un
sorso della Barbera d'Asti: l'attacco del vino mostra subito il carattere
fresco di quest'uva regalando al gusto un'evidente componente acida, tuttavia
molto elegante. Si noti anche l'astringenza di questo vino, percettibile ma
comunque non aggressiva. In bocca si percepiscono sapori di ciliegia, prugna
e lampone, oltre a una decisa sensazione calda dell'alcol. L'attacco del
Primitivo di Manduria è più rotondo e morbido rispetto alla Barbera d'Asti, nel
quale si percepisce, inoltre, una potenza più aggressiva dei tannini e un corpo
decisamente più pieno. Nel vino pugliese si percepisce anche un maggiore
contributo dell'alcol, caratteristica che aumenta, inoltre, la percezione della
morbidezza. La corrispondenza con il naso è molto buona: la percezione dei
sapori di amarena, mora e prugna sono dominanti.
La parte finale della nostra degustazione si concentrerà sulle sensazioni
finali che i due vini lasciano in bocca e al naso dopo averli deglutiti. Il
finale della Barbera d'Asti è di buona persistenza, lasciando in bocca i suoi
tipici sapori di frutta: ciliegia, lampone e mirtillo su tutti. Anche la
freschezza conferita dall'acidità continua a farsi sentire in bocca dopo la
deglutizione, lasciando una sensazione di piacevole eleganza. Ben diverso il
finale del Primitivo di Manduria, anche in questo caso di buona persistenza. La
sensazione che lascia in bocca il vino pugliese è di maggiore struttura e
morbidezza, nella quale si continua a percepire l'effetto bruciante
dell'alcol. Si percepiscono, inoltre, i sapori tipici di questa varietà, in
particolare la mora, prugna e amarena. Primitivo e Barbera, dal punto di vista
sensoriale, sono due varietà distanti, espressioni enologiche molto diverse ma
comunque entrambe grandi esempi di straordinaria e alta qualità.
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