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Numero 182, Marzo 2019 |
Sommario |
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Sangiovese: Anima Divina |
Mi è successo già in passato di dovere scrivere delle mie uve e i miei vini preferiti. Non è mai semplice – in questi casi – prendere una posizione assoluta e definitiva poiché, in verità, sono molti i vini e le uve che considero preferite. Pinot Nero, Nebbiolo, Sagrantino, Verdicchio, Fiano, Sauvignon Blanc, Marsala – e l'elenco sarebbe piuttosto lungo – sono solamente una piccola parte di quello che mi piace versare nel mio personalissimo calice. Nell'elenco dei miei preferiti ci sono, inevitabilmente, anche le uve e i vini della mia terra – l'Umbria – per me una costante presenza che da sempre colma i miei calici. Aggiungo, quindi, Grechetto, Trebbiano Spoletino, il già citato Sagrantino, l'emergente e recentemente riscoperto Grero, oltre all'uva che era decisamente la protagonista prima dell'inarrestabile successo della rossa di Montefalco: il Sangiovese. Non è, com'è ben noto, una varietà di origine Umbra – a onore del vero, introdotta nella regione in tempi relativamente recenti – tuttavia ben presente nei vigneti del cuore verde d'Italia. Uva di straordinaria personalità, il Sangiovese dà vita a grandissimi vini di enorme e comprovata classe ed eleganza, grazie anche alla sua vasta presenza nel territorio italiano. Si deve infatti osservare che, sua Maestà il Sangiovese, è pressoché presente nella quasi totalità delle regioni italiane, di fatto, fra le principali uve coltivate del Bel Paese. La grandezza e il fascino del Sangiovese non si limita all'Italia: la presenza di questa grande uva rossa si registra infatti anche in altri paesi vitivinicoli del mondo, dando vita a interessanti interpretazioni enologiche. Parlare del Sangiovese significa inequivocabilmente evocare i grandi vini della Toscana – Brunello di Montalcino, Chianti e Vino Nobile di Montepulciano, tanto per citarne alcuni – tuttavia è capace di produrre eccellenze enologiche anche in altre regioni d'Italia. I figli del Sangiovese si fanno sempre riconoscere nei calici, anche negli esemplari, per così dire, più umili e modesti. Difficile parlare del Sangiovese come varietà unica, poiché si tratta di un'uva estremamente prolifica in termini di cloni, una differenziazione che è frutto sia della sua lunga storia, sia dei processi di adattamento, avvenuti nel tempo, nei diversi territori dove è coltivato. Parlare, quindi, dell'espressione del Sangiovese nell'ambito di un territorio, significa anche considerare il relativo clone. Si devono infatti notare le enormi differenze sensoriali che uniscono e dividono allo stesso tempo i tanti vini da Sangiovese prodotti in Italia. Non si tratta solamente di differenze regionali, ma soprattutto territoriali con cambiamenti netti anche in vigneti distanti pochi chilometri l'uno dall'altro. È molto probabile, infatti, che le differenze siano prevalentemente determinate dal tipo di clone e non solo dal territorio e il suo microclima. In termini generali, infatti, non ha molto senso confrontare, per esempio, un Brunello di Montalcino con un Romagna Sangiovese Superiore: due vini diversissimi, per quanto eccellenti, e non solo per motivi geografici. Il Sangiovese è uva di enorme versatilità, capace di conferire nobile personalità ai suoi vini. Una delle qualità che apprezzo del Sangiovese, è la piacevole acidità che si percepisce puntualmente nei suoi vini: non solo capace di conferire equilibrio, ma soprattutto artefice di nobile eleganza. Uva non esattamente ricchissima di sostanze coloranti – va detto, caratteristica piuttosto variabile in funzione del clone – il Sangiovese produce vini con sensazioni di astringenza moderata, un ulteriore tocco di eleganza. Per quanto concerne la capacità di produrre alcol, il Sangiovese può essere anche molto generoso, tuttavia – grazie alla sua piacevole acidità e moderata astringenza – i suoi vini giungono a perfetto equilibrio, anche quando vinificati in contenitori inerti. Sono questi Sangiovese, infatti, a mettere maggiormente in risalto l'immediatezza, il carattere schietto e diretto della grande uva rossa italiana, regalando al calice vini beverini in ogni caso ricchi ed espressivi. Il Sangiovese, non da meno, ben si adatta alla vinificazione in legno – sia in botte grande sia in barrique – qualcosa che è risaputo da tempo immemore e molti sono i vini ottenuti da quest'uva e prodotti in questo modo. È infatti sufficiente pensare al Brunello di Montalcino, Chianti, Vino Nobile di Montepulciano, oltre ai tanti altri vini da Sangiovese prodotti in Italia, per avere un minimale elenco dello stile prodotto in botte. Anche in questi casi, il Sangiovese esprime in pieno la sua elegante personalità, nella quale si percepisce sempre la sua caratteristica freschezza conferita dall'acidità. La vinificazione del Sangiovese in legno, inoltre, aumenta sia la struttura sia l'astringenza, non da meno – e in funzione del tempo – dona una piacevole morbidezza che tende a equilibrare la sua freschezza. La vinificazione del Sangiovese in botte è, in ogni caso, un'operazione che richiede maestria – come per qualunque altro vino, del resto – poiché l'eccessivo impatto del legno tende a coprire i profumi di fiori e frutti rossi dell'uva. Un errore spesso fatale che trasforma l'eleganza aromatica del Sangiovese in un tripudio di falegnameria. Le meraviglie del Sangiovese non finiscono qui. Questa magnifica uva rossa, infatti, è impiegata anche per la produzione di vini passiti – uno su tutti, il prelibato Occhio di Pernice che si produce a Montepulciano – oltre a vini bianchi e spumanti. Questi stili, va detto, rappresentano una minima parte della vasta produzione di vini rossi prodotti con il Sangiovese, tuttavia, anche in questi casi, non manca di evidenziare la sua eleganza e personalità. Il fascino e la raffinatezza dell'Occhio di Pernice rappresentano un magnifico tributo alla grandezza del Sangiovese anche in chiave dolce da uve appassite. Cosa dire poi del rapporto fra Sangiovese e il tempo? Quando opportunamente vinificato per questo scopo, i vini prodotti con il Sangiovese sono capaci di sfidare il tempo anche per decine di anni, sviluppando nel contempo un'enorme complessità senza mai perdere eleganza. Infine, accomodante e accogliente, tanto da essere felicemente unito ad altre uve per dare vita a nuove interpretazioni enologiche di grande classe. Un'uva dall'anima divina, magnifico interprete di vini divini. Lode a te, Re Sangiovese! Antonello Biancalana
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Contrasti di Ciliegiolo e RuchéNei nostri calici tornano in scena due uve rosse, la prima tipica del centro Italia, la seconda deve la sua fama ai vini di Castagnole Monferrato, in provincia di Asti |
La degustazione per contrasto di questo mese vede nuovamente versati nei nostri calici due vini prodotti con uve rosse. Si tratta di varietà che, innegabilmente, non godono della notorietà e la fama di altre uve italiane, tuttavia hanno saputo dimostrare – con i fatti – il loro talento enologico attraverso i rispettivi vini. Va detto, come spesso accade ed è accaduto per molte uve, la storia enologica delle due varietà protagoniste della nostra degustazione per contrasto è simile, per certi aspetti, a quella del brutto anatroccolo. Si deve infatti ricordare che, sia il Ciliegiolo sia il Ruché – le due uve che verseremo nei nostri calici di questo mese – non hanno goduto in passato di una notabile reputazione. Come spesso la storia enologica moderna insegna, grazie al buon uso della tecnica in vigna e in cantina, non meno importante, una migliore attenzione viticolturale, queste due uve oggi sono capaci di regalare ai nostri sensi vini di qualità con pregevoli caratteristiche sensoriali. In modo particolare il Ruché, che deve la sua fama ai vini che si producono a Castagnole Monferrato, in provincia di Asti, tanto da guadagnare la vetta dell'olimpo qualitativo italiano della Denominazione d'Origine Controllata e Garantita. Questa interessante uva piemontese ha dato infatti prova di dare vita a vini unici nel loro genere poiché dotati di interessante personalità e carattere. Il Ciliegiolo, benché non abbia ricevuto un pari riconoscimento nell'ambito del sistema di qualità enologica italiana, dopo essere stato utilizzato per lunghissimo tempo come varietà da taglio, oggi riesce a sorprendere anche vinificato in purezza. In entrambi i casi, si tratta dell'ennesima dimostrazione di come il progresso tecnologico, in ambito viticolturale ed enologico, abbia consentito a queste e a tantissime altre uve di potere finalmente esprimere il loro vero potenziale.
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Il Ciliegiolo è principalmente diffuso nei territori dell'Italia centrale, in particolare in Toscana, regione dalla quale si ritiene l'uva tragga la sua origine. Si tratta, in ogni caso, di una supposizione, poiché le origini del Ciliegiolo non sono del tutto chiare e in tempi passati si sono formulate diverse ipotesi, compresa l'origine spagnola, oggi completamente smentita. La diffusione del Ciliegiolo si può oggi considerare piuttosto modesta – e si stima che la sua presenza nei vigneti italiani sia in continua diminuzione – tuttavia è presente da lungo tempo in alcune regioni italiane, soprattutto nella zona centrale. Oltre alla Toscana, come già citato, il Ciliegiolo è presente anche in Umbria, Lazio, Marche, Liguria, Abruzzo e in Emilia Romagna. Tranne in rarissimi casi, si deve notare che in queste regioni il Ciliegiolo è prevalentemente impiegato in unione ad altre varietà. Come già detto, le origini del Ciliegiolo sono poco chiare e anche le testimonianze storiche sono scarse e vaghe. Si ritiene infatti che i primi riferimenti relativi a quest'uva risalgono al 1600, tuttavia la citazione – esattamente come quelle successive – non consentono di determinare con certezza che si tratti effettivamente del Ciliegiolo che conosciamo oggi. Recenti studi genetici hanno comunque consentito di determinare un legame molto stretto fra Ciliegiolo e Aglianicone – varietà a bacca rossa originaria della Campania – facendo quindi ritenere questa uva di origini antiche seppure incerte. Secondo altri studi, inoltre, il Ciliegiolo è considerato una varietà progenitrici del Sangiovese, teoria che rafforza l'ipotesi che si tratti di uva dalle origini molti antiche. Il Ciliegiolo è tradizionalmente una varietà utilizzata per la produzione dei vini unita ad altre uve – in particolare al Sangiovese – impiegato per conferire morbidezza e volume alcolico, oltre ad arricchire il profilo aromatico con sensazioni di frutti rossi.
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Parlare di Ruché significa – indissolubilmente – parlare di Castagnole Monferrato, località in provincia di Asti che ha legato il proprio nome con i vini prodotti con quest'uva. Le origini di questa varietà non sono del tutto chiare, tuttavia si ritiene che sia appunto originario del territorio intorno a Castagnole Monferrato dove, innegabilmente, rappresenta la primaria gloria enologica. Anche l'origine del nome non è completamente chiara e si suppone derivi dai primi vigneti coltivati nei pressi di una chiesetta benedettina dedicata a San Rocco – San Roc in dialetto locale – oggi inesistente e probabilmente edificata a Castagnole Monforte o nella vicina Portacomaro. Un'altra ipotesi ritiene che il nome derivi invece dalle celebri rocche della bassa piemontese, colline scoscese e arroccate dove sono coltivati, grazie alla favorevole esposizione al sole, i generosi vigneti, divenendo quindi ruché nel dialetto locale. Secondo alcuni il Ruché sarebbe stato introdotto in queste terre dalla Borgogna per opera dai monaci cistercensi nel dodicesimo secolo e, a tale proposito, si deve notare che non ci sono elementi concreti tali da confermare questa ipotesi. In ogni caso, sono in molti a ritenere che il Ruché sia una varietà molto antica e la sua diffusione è pressoché limitata al territorio del Monferrato e con presenza marginale in provincia di Alessandria, qui conosciuto come Moscatellina. Il Ruché è capace di produrre vini di buona personalità e la sua rivalutazione enologica è avvenuta in tempi relativamente recenti, in particolare, dopo gli anni 1980. Un'opera che ha consentito di scoprire le potenzialità enologiche del Ruché soprattutto impiegato in purezza, tanto da fargli ottenere il massimo riconoscimento del sistema di qualità italiano: la Denominazione d'Origine Controllata e Garantita.
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Dopo avere introdotto le due varietà di questo mese, possiamo ora iniziare la nostra degustazione per contrasto. La scelta dei vini di questo mese è relativamente semplice e non dovrebbe presentare particolari difficoltà. In ogni caso, faremo attenzione che entrambi i vini siano prodotti con le rispettive varietà in purezza e vinificati in contenitori inerti così da non avere interferenze sensoriali. Per quanto riguarda il vino prodotto con il Ciliegiolo, la nostra scelta sarà a favore dell'emergente e interessante produzione del territorio di Narni, suggestiva località Umbra in provincia di Terni. La scelta del vino prodotto con la varietà piemontese cade inevitabilmente a favore del Ruché di Castagnole Monferrato, territorio dal quale provengono le più interessanti bottiglie prodotte con quest'uva in purezza. I due vini appartengono alla vendemmia più recente e sono versati in rispettivi calici da degustazione alla temperatura di 17 °C. Versiamo i due vini nei rispettivi calici e iniziamo la degustazione per contrasto di questo mese dall'esame visivo, cioè come i vini si presentano nel loro aspetto. Il primo vino che prenderemo in esame è il Ciliegiolo di Narni, quindi, inclinando il calice sopra una superficie bianca, osserviamo il colore alla base. Il Ciliegiolo rivela un colore rosso rubino intenso e brillante, con una trasparenza moderata: l'oggetto posto a contrasto fra il calice e la superficie bianca non è perfettamente visibile. La sfumatura del Ciliegiolo – osservata all'estremità del vino, in prossimità dell'aprertura del calice – rivela un colore rosso rubino, spesso tendente al porpora. Passiamo ora alla valutazione dell'aspetto del Ruché di Castagnole Monferrato, osservando il colore alla base del calice. Anche in questo caso possiamo facilmente rilevare un colore rosso rubino intenso e brillante. Esattamente come il vino precedente, anche la trasparenza del Ruché si può definire media. La sfumatura del vino piemontese – osservata all'estremità, dove il vino si fa più sottile – rivela un colore rosso rubino. I profili olfattivi di Ciliegiolo e Ruché denotano differenze già alla fase di apertura, cioè le prime sensazioni percepite al naso. In entrambi i vini si percepiscono aromi di frutti e fiori, in certi casi simili, tuttavia lo sviluppo completo rivela sostanziali differenze. Nel Ciliegiolo, infatti, si percepiscono più nettamente aromi riconducibili a frutti e fiori, mentre nel Ruché – oltre a questi riconoscimenti – sono inoltre percettibili sensazioni che ricordano le spezie. La valutazione olfattiva del Ciliegiolo regala al naso profumi di ciliegia, lampone, fragola e prugna. Per quanto concerne i riconoscimenti floreali, nel Ciliegiolo si percepiscono in genere aromi di rosa, ciclamino e iris. Non molto diverso – per quanto riguarda i profumi riconducibili ai frutti – il profilo del Ruché. Al naso si percepiscono aromi di amarena, prugna, lampone, mirtillo e fragola, mentre per quanto concerne i profumi di fiori, nel Ruché si riconoscono aromi di rosa e violetta. Nell'uva piemontese si possono inoltre percepire sensazioni che riconducono a spezie, in particolare, il pepe bianco e la noce moscata. Valutiamo ora i profili olfattivi dei due vini della nostra degustazione per contrasto, iniziando – come nell'analisi visiva – dal Ciliegiolo di Narni. Mantenendo il calice in posizione verticale e senza rotearlo, eseguiamo la prima olfazione così da valutare l'apertura del vino, cioè gli aromi iniziali che si sviluppano dal calice. Al naso si percepiscono, netti e intensi, aromi di ciliegia, lampone e fragola, oltre a un profumo floreale nel quale si riconosce il ciclamino. Roteiamo ora il calice così da consentire agli altri aromi del vino di svilupparsi e procediamo con un'altra olfazione. Il profilo del Ciliegiolo si completa con prugna, mirtillo e rosa. Passiamo ora alla valutazione degli aromi del Ruché di Castagnole Monferrato: procediamo con la prima olfazione – mantenendo il calice fermo e in posizione verticale – così da percepire l'apertura del vino. Al naso si percepiscono aromi di amarena, prugna e fragola, ai quali segue un profumo floreale di rosa. Dopo avere roteato il calice, il profilo del Ruché si completa con lampone, mirtillo e violetta oltre ad accenni speziati nei quali si può riconoscere il pepe bianco. Passiamo ora alla valutazione dei profili gustativi di Ciliegiolo e Ruché, iniziando, come nelle fasi precedenti, dal vino umbro prodotto a Narni. Iniziamo con la valutazione dell'attacco, cioè le sensazioni gustative primarie che il vino offre in bocca al primo sorso. Le qualità organolettiche iniziali del Ciliegiolo si esprimono con una discreta percezione pseudo-calorica prodotta dall'alcol oltre a piacevole morbidezza che tende ad attenuare la freschezza, caratteristica che nei vini prodotti con quest'uva è comunque modesta. Si percepiscono i sapori di ciliegia, lampone e fragola, confermando la buona corrispondenza con il naso. La struttura del Ciliegiolo risulta essere media così come l'astringenza. Passiamo ora alla valutazione dell'attacco del Ruché di Castagnole di Monferrato e prendiamo un sorso di questo vino. In bocca si percepisce buona struttura e piacevole morbidezza, con una sensazione pseudo-calorica prodotta dall'alcol chiaramente percettibile. La freschezza e l'astringenza risultano leggermente superiori al Ciliegiolo. In bocca si percepiscono i sapori di amarena, prugna, lampone e fragola, spesso accompagnate da un tocco speziato che ricorda il pepe bianco. L'ultima fase della degustazione è relativa alle sensazioni che i vini lasciano in bocca dopo la deglutizione. Il finale del Ciliegiolo di Narni è caratterizzato da buona persistenza gusto-olfattiva nella quale si continua a percepire la piacevole sensazione di morbidezza, confermando – anche in questa fase – la modesta acidità di quest'uva. Si percepiscono, inoltre, i sapori di ciliegia, lampone e fragola, accompagnati dalla sensazione di moderata struttura. Il finale del Ruché di Castagnole Monferrato è di buona persistenza gusto-olfattiva, lasciando in bocca una sensazione di percettibile morbidezza e, rispetto al Ciliegiolo, una maggiore sensazione di astringenza e struttura. Si continuano a percepire i sapori di amarena, lampone, prugna e fragola, oltre alla piacevole sensazione speziata nella quale si riconosce il pepe bianco. Eseguiamo, infine, un'ultima valutazione gustativa dei due vini, prendendo prima un sorso di Ciliegiolo e poi di Ruché: le differenze prodotte in bocca dai due vini sono evidenti, in particolare l'acidità e l'astringenza.
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I Vini del Mese |
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Legenda dei punteggi![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() I prezzi sono da considerarsi indicativi in quanto possono subire variazioni a seconda del paese e del luogo in cui vengono acquistati i vini |
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KS Vermouth Rosso |
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Roner (Alto Adige, Italia) | |
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Prezzo: € 20,65 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Saino 2015 |
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Cordeschi (Lazio, Italia) | |
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Prezzo: € 12,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Ost 2014 |
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Cordeschi (Lazio, Italia) | |
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Prezzo: € 15,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Migiu 2017 |
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Olianas (Sardegna, Italia) | |
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Prezzo: € 22,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Cannonau di Sardegna Le Anfore 2017 |
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Olianas (Sardegna, Italia) | |
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Prezzo: € 22,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Verdicchio dei Castelli di Jesi Spumante Metodo Classico Extra Brut Mirizzi 2017 |
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Montecappone (Marche, Italia) | |
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Prezzo: € 23,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Riserva Utopia Mirizzi 2015 |
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Montecappone (Marche, Italia) | |
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Prezzo: € 17,50 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Colli della Serra 2013 |
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Alberto Quacquarini (Marche, Italia) | |
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Prezzo: € 13,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Petronio 2012 |
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Alberto Quacquarini (Marche, Italia) | |
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Prezzo: € 28,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Propizio 2017 |
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Donato Giangirolami (Lazio, Italia) | |
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Prezzo: € 7,40 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Peschio 2014 |
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Donato Giangirolami (Lazio, Italia) | |
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Prezzo: € 9,90 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Barolo Le Coste di Monforte 2013 |
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Amalia (Piemonte, Italia) | |
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Prezzo: € 35,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Barolo Bussia 2013 |
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Amalia (Piemonte, Italia) | |
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Prezzo: € 35,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Notiziario |
In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.
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Vinitaly e ICE: Parte da Los Angeles il Tour Promozionale |
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La boutique The Line, situata nel cuore di Korea Town (il quartiere trendy della Città degli Angeli), ha ospitato l'11ª edizione del corso di formazione altamente specializzato che, per il battesimo nello stato in cima alla classifica USA per consumo di vino, si è proposto in una versione tasting-intensive tenuta dalla Master of Wine Sarah Heller e Henry Davar, professori e divulgatori esperti della Academy di Vinitaly. Dopo Los Angeles, il primo semestre di corsi si concluderà a New York, dal 24 al 28 giugno. Oltre alle sessioni negli Stati Uniti, ne sono in programma altre due: a Chengdu, in Cina, dal 16 al 20 marzo, e a Verona, dal 29 marzo al 2 aprile, poco prima di Vinitaly. Anche l'evento di Verona, come i due statunitensi, vedrà il coinvolgimento di Ice-Italian Trade Agency nell'attività di incoming degli studenti dall'estero. «Il vino italiano gode di buona salute, ma non possiamo ignorare i segnali che ci arrivano da un mercato in continua evoluzione – spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – Negli Stati Uniti la Francia cresce più di noi: se vogliamo riconquistare la leadership in questa piazza storica per il made in Italy enologico è necessario continuare a investire in promozione, anche attraverso la diffusione della conoscenza delle specificità dei nostri prodotti. Per creare questi presupposti alla crescita – conclude Mantovani – da oltre 20 anni con le attività di Vinitaly International promuoviamo il vino italiano nel mondo, con particolare riguardo agli Stati Uniti, dove abbiamo già formato con la Academy 50 tra ambasciatori ed esperti del vino italiano sui quasi 200 totali in 30 paesi». «Gli USA assorbono circa il 25% di tutte le vendite di vino italiano all'estero, ma il nostro export resta ancora troppo concentrato su poche regioni italiane e su pochi Stati americani – ricorda Maurizio Forte, direttore dell'Ufficio di New York dell'Agenzia ICE – Occorre quindi mettere in campo un grande sforzo per elevare la conoscenza dei nostri vini che hanno una diversità di vitigni e territori unica al mondo. La formazione svolge un ruolo chiave in questa direzione ed è una parte qualificante del grande programma di promozione del vino italiano in corso negli USA – Italian Wine - Taste the Passion – curato dall'Agenzia ICE». Lo sforzo continuo di Vinitaly e dell'Agenzia ICE sulla formazione, intrapreso insieme già a partire dal 2017 con il primo corso VIA a New York, viene incoraggiato dai risultati di recenti sondaggi sul consumatore di Wine Opinions: la società, che aveva condotto nel 2017 un'indagine per misurare la percezione del vino italiano nel mercato USA, e ha ripetuto la misurazione a fine 2018, ha registrato che gli acquisti frequenti di vino italiano – da parte di consumatori abituali di vino – sono passati dal 30% nel 2017 al 33% nel 2018. Inoltre, risulta che gli acquisti almeno occasionali di vino italiano dal 2017 al 2018 sono incrementati per un numero rilevante di denominazioni e vitigni, dimostrando un maggiore awareness su alcune categorie. Il trend positivo è quindi confermato, ma ancora ci sono ampi spazi del mercato da conquistare e attraverso la formazione di personale professionale trade si può incidere sul consumatore nel medio-lungo periodo. |
AquavitaeRassegna di Grappe, Distillati e Acqueviti |
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Wine Guide ParadeDicembre 2018
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Informativa sulla Riservatezza |
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