Sapere vivere il proprio tempo è qualcosa che certamente condivido. Non ha molto
senso, almeno per me, aggrapparsi al passato con la scusa che i vecchi tempi
erano migliori di quelli attuali. Forse si tratta di una semplice ammissione
dell'incapacità di volere crescere e il rifiuto di accettare che ciò che è stato
non torna e non può tornare. Questo non significa - evidentemente - che tutto
ciò che è passato sia da eliminare, rinnegare o dimenticare: sarebbe
semplicemente sciocco non beneficiare della propria e dell'altrui esperienza,
grazie alla quale - nel bene o nel male - siamo arrivati fino a qui. Ognuno,
comunque, ha il dovere, oltre che obbligo morale verso sé stessi, di vivere il
proprio tempo. Non significa che i tempi moderni siano migliori di quelli
passati, ma è l'unico tempo del quale abbiamo certezza, quello che ci pone di
fronte al futuro, ammesso di avere la possibilità di poterlo vivere. Ci sono
cose buone e cattive nei tempi moderni, come parimenti ci sono state cose buone
e cattive nei tempi passati. Il tempo, dopo tutto, scorre sempre allo stesso
modo, nel bene e nel male.
Questo vale per ogni aspetto della vita e di tutto quello che fa parte della
nostra vita, vino compreso. I tempi moderni - quelli che viviamo - hanno
certamente portato un enorme beneficio al vino, non solo dal punto di vista
puramente enologico e scientifico, ma anche dal punto di vista della sua
conoscenza e della sua cultura. Grazie alle esperienze maturate nel passato,
oggi abbiamo una maggiore consapevolezza di cosa sia il vino, non solo dal punto
di vista chimico, ma anche dal punto di vista qualitativo, benché quest'ultimo
concetto sia, per molti aspetti, puramente soggettivo. I tempi moderni, dicevo,
hanno portato molto al vino e al suo progresso, non solo, anche alla sua
divulgazione e alla possibilità di informarsi, studiare, comprendere. Questo
aspetto - non c'è dubbio - è un lato decisamente positivo dei nostri tempi: la
possibilità di avere molteplici forme e opportunità di reperire informazioni,
non solo inerenti il vino, è una delle grandi conquiste del presente. Le forme
di comunicazione moderne - internet su tutti - offrono la possibilità a tutti,
almeno sul piano teorico, di esprimere la propria opinione e in modo più o meno
libero.
Sia nei mezzi di comunicazione, per così dire, classici - come riviste,
giornali, radio e televisione - sia nei nuovi mezzi offerti dalla tecnologia,
come internet e le sue molteplici forme di applicazione, è un continuo nascere
di programmi, spazi e iniziative dedicate al vino. Visto così, il fenomeno non
può che essere considerato in termini positivi. Parlare di vino, mantenere alto
l'interesse per la bevanda di Bacco, contribuisce certamente alla diffusione
della sua cultura, che affonda le proprie radici negli albori della storia
dell'umanità e si rinnova puntualmente a ogni nuova era, compresa la nostra. In
realtà, non è tutto oro quello che luccica. Ad onore del vero, comunque, ci sono
anche tanti esempi di oro vero. Sia chiaro: chiunque utilizzi uno
strumento di comunicazione per promuovere e diffondere la cultura del vino, in
qualunque forma e modo, non può che avere il mio apprezzamento e supporto. In
fin dei conti - cosa che spesso non è compresa da molti - tutti lavoriamo per lo
stesso obiettivo e risultato, chi più, chi meno e per quel che può, per la
promozione e la divulgazione della cultura enologica.
Iniziative di comunicazione relative al vino, quindi, sono tutte utili alla
stessa causa, anche quando non si è d'accordo con ciò che si afferma o ciò che
si sostiene. Non si intende, con questo, che si debba salvare ogni cosa,
arroganza, incompetenza e supponenza comprese. Il timore - da quel che vedo,
molto concreto - è che si faccia del vino un banale mezzo per fare
spettacolo, per affermare presunte, ma palesemente inesistenti, competenze e
conoscenze, soprattutto in quei mezzi di comunicazione che utilizzano supporti
visivi come strumento primario di divulgazione, come la televisione e le
fotografie pubblicate nelle riviste e in internet. Infatti, molto spesso, si
cerca di sopperire con le immagini, create con incredibile ed efficace effetto,
l'evidente mancanza di competenza e professionalità, lasciando alle parole - che
sono e restano in ogni caso importanti - un ruolo marginale, concentrandosi
unicamente sull'esplicitazione di un'immagine. Troppo spesso si ascoltano -
parimenti, si leggono - considerazioni prive di ogni fondamento tecnico e reale,
parole che certamente recano un danno al vino e alle persone che le ascoltano,
magari in buona fede.
A titolo di esempio, si può considerare quello che è accaduto nel mondo della
cucina da quando è approdata prepotentemente in televisione. Non ha importanza
che la persona scelta per dare spettacolo - che molto spesso, non è nemmeno
un cuoco ed è evidente la totale ignoranza delle tecniche di cucina e della più
elementare conoscenza della merceologia alimentare - ciò che conta è quello che
si fa vedere. Da questo punto di vista, sconcerta, infatti, che per valutare la
bravura e la capacità del cuoco si consideri prevalentemente la presentazione
del piatto: un triste e patetico spettacolo di pornografia gastronomica, per il
quale serve piuttosto un bravo fotografo o un bravo regista. Non si parla
infatti di cucina, non si ha un reale interesse all'aspetto didattico e
formativo - per così dire - ma si punta unicamente allo spettacolo, alla
suggestione dell'esplicito. Questo si potrebbe giustificare sostenendo che in
televisione esistono tempi tecnici ai quali è obbligatorio attenersi. Bene,
questo significa che la televisione è più adatta al fast food anziché
alla vera cucina, che non è fatta solo di immagini, ma soprattutto di tecnica,
di competenza, di professionalità e di tempi. Ed è anche una questione di
moralità ed etica.
Credo che il vino si sia salvato dalla pornografia enologica, solo per il fatto
che l'immagine di un calice di vino - oltre ad essere ripetitiva, nonostante i
suoi infiniti colori e aspetti - non susciti la stessa attrazione di un piatto
confezionato esteticamente ad arte o meno. I mezzi di comunicazione moderni
offrono comunque enormi possibilità agli appassionati di vino, probabilmente
molto più di quanto possa offrire alla gastronomia, consentendo - nel limite del
lecito e del possibile - una più concreta informazione. In particolare, le
possibilità offerte da internet, una sorta di mare magnum
dell'informazione, dal quale si può praticamente reperire di tutto. Non è tutto
oro ciò che luccica, appunto. Ma è innegabile che grazie alla rete, si sia
creato uno spazio di confronto e di opinione che concede, per così dire, a
chiunque di informarsi e di partecipare all'informazione. Ognuno può contribuire
a modo suo e per come può, alla promozione della cultura del vino, patrimonio di
tutti e della nostra civiltà. Noi tutti - e tutti quelli che scrivono di vino,
per professione o per diletto - dovremmo ricordarcelo più spesso, anziché
competere e azzuffarsi su questioni, per così dire, di lana caprina.
Antonello Biancalana
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