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Numero 215, Marzo 2022 |
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La Lettera F |
Facciamo, per l'ennesima volta, una scontata premessa, ribadendo quello che tutti sanno da lunghissimo tempo e che – oramai – è da considerarsi un po' alla stregua della scoperta dell'acqua calda: l'abuso del consumo di alcol etilico è fortemente nocivo per la salute. Aggiungiamo, quindi, un'ulteriore premessa, anche questa ribadita più volte e che tutti sanno, nessuno escluso: l'abuso del consumo di vino è parimenti nocivo per la salute. In fin dei conti, non sono medico, non ho alcuna competenza scientifica riconoscibile che mi permetta di smentire queste asserzioni – e certamente, mi fido della scienza e mai delle chiacchiere – pertanto le accetto come vere, attendibili, veritiere e, soprattutto, verificate e verificabili. La scienza e la ricerca, inoltre, ci dicono che l'alcol etilico non è l'unica sostanza a essere nociva per la salute, a prescindere dall'abuso del consumo o meno. Allo stesso modo, credo ragionevole ritenere che chiunque apprezzi e rispetti il vino, oltre che sé stessi, è consapevole del fatto che, appunto, l'abuso di alcol non è mai salutare. Fa discutere, a questo proposito, la proposta dell'Unione Europea di adottare entro il 2022 il sistema francese Nutri-Score per l'etichettatura degli alimenti e – recentemente – proposto anche per le bevande contenenti alcol, vino compreso. Per questa specifica categoria, infatti, si stava addirittura prevedendo l'introduzione di un nuovo identificativo e contrassegnato con la lettera F su fondo nero. Si deve osservare che il sistema Nutri-Score prevede il contrassegno degli alimenti con un indicatore composto dalle prime cinque lettere dell'alfabeto – dalla A alla E – su fondi colorati che variano dal verde al rosso, come se fosse un semaforo. Lo scopo sarebbe quello di comunicare in modo rapido la salubrità dell'alimento: l'identificazione con la lettera A, su fondo verde, rappresenta la massima salubrità dell'alimento in termini nutrizionali, la lettere E, su fondo rosso, un alimento non sano da consumare. Nella sua definizione e nel criterio di attribuzione delle lettere, il Nutri-Score è – a mio avviso – piuttosto discutibile, non da meno, incompleto e disorientante. L'attribuzione di una lettera, quindi l'appartenenza a una specifica categoria nutrizionale, è determinata dalla valutazione di alcuni parametri e riferiti a 100 grammi per gli alimenti e 100 millilitri per le bevande. Senza entrare nello specifico del criterio, basti pensare che un alto contenuto di frutta, verdura, fibre e proteine consente di ottenere un punteggio elevato, mentre l'alto contenuto energetico in chilo calorie, zucchero, acidi grassi saturi e sodio, attribuiscono punteggi bassi. Sebbene si possa apprezzare l'impegno di offrire un sistema per informare sulle qualità nutrizionali di un alimento o una bevanda, in realtà la sua applicazione è decisamente superficiale e fuorviante. Facciamo un esempio pratico usando un alimento molto usato e diffuso, non solo in Italia, ma anche in Europa: il burro. Cento grammi di questo alimento, notoriamente, fornisce un elevatissimo apporto di energia oltre a essere, per la quasi totalità della sua composizione, ricchissimo di acidi grassi saturi. Queste due qualità – da sole – fanno guadagnare al burro, e senza appello, il contrassegno della lettera E su fondo rosso. Secondo il Nutri-Score, il burro è quindi un alimento altamente sconsigliato, non da meno, per niente salutare. Alla vista dell'etichetta contrassegnata dalla lettera E su fondo rosso, ogni consumatore superficiale e, aggiungerei, in modo istintivo, è indotto a credere che il burro sia un alimento non salutare. Quella lettera E, infatti, non dice che il consumo di cento grammi di burro non è salutare: si limita superficialmente a fornire un'informazione fuorviante e incompleta. Si assume, implicitamente, che anche il consumo di un solo grammo di burro – o anche meno – non è salutare perché l'alimento è contrassegnato dalla lettera E. Diciamola tutta: chi sarebbe disposto – coscientemente e consapevolmente – a consumare cento grammi di burro in una sola volta? Oppure a bere cento millilitri d'olio d'oliva – l'equivalente di poco meno di un bicchiere – visto che, secondo il Nutri-Score, è contraddistinto con la lettera C, quindi classificato in mezzo alla scala dei valori, fra il sano e il nocivo? Il vino, poi, stava correndo un ulteriore e ben più ignominioso rischio, quello di essere addirittura contraddistinto con la lettera F su fondo nero, classificandolo quindi come bevanda fortemente nociva per la salute. Per fortuna, la proposta di bollare il vino come altamente nocivo per la salute – e prevista nell'ambito del cosiddetto Cancer Plan – non ha ottenuto il consenso del Parlamento Europeo. Il vino, quindi, contrariamente a quanto di temeva, non sarà contraddistinto con la lettera F su fondo nero. Il Parlamento Europeo, infatti, ha giustamente ritenuto eccessiva la penalizzazione che il vino avrebbe subito in conseguenza di questa classificazione, sostenendo inoltre la cultura del consumo moderato. Il risultato, va detto, accoglie le istanze e le proposte dell'Italia, da sempre sostenitrice della promozione e diffusione di una cultura del consumo consapevole e moderato. Non si può infatti equiparare il consumo di uno o due calici di vino con quello di una o due bottiglie. La seconda misura, non serve certamente un infame bollino nero a ricordarlo, è palesemente nota a chiunque come altamente nociva e per niente salutare. Inoltre, esattamente come accade con la campagna di sensibilizzazione al consumo di tabacco, non è certamente un bollino o una scritta a scoraggiare chi intende abusarne. E lo stesso, non c'è dubbio, vale parimenti per il vino e le bevande alcoliche. Per quanto riguarda il vino, quindi, non vedremo nelle etichette la lugubre lettera F e nemmeno avvertimenti nefasti come già appaiono nelle confezioni di prodotti contenenti tabacco. Si è invece proceduto all'indicazione di raccomandazioni al consumo responsabile e moderato. Una soluzione decisamente ragionevole e condivisibile, certamente a favore della sensibilizzazione al consumo moderato, cosa che chiunque apprezzi vino sa da sempre. Questo – evidentemente – non cambia la considerazione fondamentale e indiscutibile che l'abuso di alcol, indipendentemente dalla modalità di assunzione, non è né salutare né tanto meno saggio. Personalmente, ho sempre creduto che la migliore forma di prevenzione, applicabile a qualunque contesto o abuso, sia sempre la cultura e l'educazione, il senso civico e il rispetto, per sé stessi e per gli altri. Condivido meno le misure repressive poiché difficilmente sono efficaci nell'insegnare qualcosa di veramente utile se non a sviluppare sentimenti di rivolta e di disobbedienza. Il proibizionismo, introdotto negli Stati Uniti d'America durante gli anni 1920, è del resto un esempio palese dell'effettiva inefficacia di un provvedimento simile e delle sue conseguenze. Con questo, ovviamente, non si mette in discussione l'iniziativa dell'Unione Europea per la prevenzione del cancro e la promozione di stili di vita salutari: questi sono principi condivisibili, indiscutibili e auspicabili da chiunque. E la prevenzione, non c'è dubbio, si ottiene in particolare con l'educazione e la cultura, così come la conoscenza, la ricerca e l'evidenza dei fatti di comportamenti sociali e sanitari. Per questo motivo, non è certamente educativo equiparare il consumo moderato e consapevole del vino con l'abuso. Sostenere che l'abuso di bevande alcoliche è nocivo per la salute, anche con conseguenze gravissime, è condivisibile e indiscutibile. Esattamente com'è nocivo per la salute l'eccessivo consumo di burro o zucchero, così come di qualunque altro alimento. È la dose che fa il veleno, suggerito notoriamente da Paracelso omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit e cioè tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto. Questo vale per il vino esattamente come per qualunque altro alimento o bevanda. Antonello Biancalana
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Contrasti di Valtellina Rosso e Langhe NebbioloUna delle più importanti e celebri uve italiane a confronto nei vini prodotti nei due principali territori che meglio rappresentano il grande Nebbiolo: Langhe e Valtellina. |
Il Nebbiolo è fra le varietà più apprezzate e conosciute d'Italia. Un successo che non nasce per caso, poiché da quest'uva nascono fra i più grandi vini del nostro Paese. Basti pensare alle Langhe in Piemonte: nomi come Barolo, Barbaresco e Roero sono conosciuti da qualunque appassionato di vini in ogni parte del mondo. Il Nebbiolo, tuttavia, non è solo Piemonte ed è – non da meno – anche Lombardia, più specificamente, il suggestivo ed eroico territorio della Valtellina, altra grandissima patria di vini prodotti con quest'uva. Capace di creare vini memorabili e di potente eleganza, il Nebbiolo è fra le varietà di uve da vino ad avere un contenuto di polifenoli fra i più elevati. Una qualità che si riflette direttamente nei suoi vini, notoriamente caratterizzati da un impatto astringente piuttosto importante. Inoltre, i vini prodotti con Nebbiolo si distinguono anche per la loro freschezza – qualità conferita dall'acidità – la quale, unita all'astringenza dei tannini, restituiscono un profilo gustativo decisamente imponente. A tale proposito, si deve osservare che queste caratteristiche – nonostante siano percettibili in tutti i vini prodotti con Nebbiolo – sono fortemente determinate dalle condizioni ambientali e climatiche, oltre che dalla composizione del suolo. Una considerazione fin troppo banale, poiché è noto a chiunque quanto queste caratteristiche influiscano nel profilo organolettico dei vini, tuttavia in quelli prodotti con Nebbiolo le differenze posso diventare decisamente distanti. Questo è quello che accade, infatti, per i vini da uva Nebbiolo prodotti nelle Langhe e nella Valtellina: stessa uva, vini dalla personalità completamente diversa. Queste differenze sono dettate prevalentemente dalle specifiche condizioni ambientali e climatiche esistenti nei rispettivi territori, non da ultimo dal clone utilizzato. Per quanto riguarda la storia di quest'uva – per onore di completezza – secondo molti ampelografi è originaria del Piemonte, tuttavia, in accordo ad alcune ricerche condotte sul DNA del Nebbiolo, suggerirebbe la Valtellina come terra di origine, quindi in Lombardia. A prescindere dalla contesa sull'origine dell'uva, la certezza evidente e indiscutibile è che, indipendentemente dal luogo di coltivazione e vinificazione, il Nebbiolo è capace di creare vini di indiscussa qualità e pregio.
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La Valtellina è il regno indiscusso del Nebbiolo delle Alpi. Storicamente e localmente conosciuto con il nome di Chiavennasca – a sottolineare la sua presunta origine nel territorio della Valchiavenna, in provincia di Sondrio – il Nebbiolo regala in questo territorio vini di straordinaria finezza ed eleganza. A tale proposito, è bene chiarire che il Nebbiolo presente in Valtellina è un clone diverso da quelli tipicamente presenti nelle Langhe: si tratta quindi di un biotipo diverso, ma sempre riconducibile al vitigno Nebbiolo, con caratteristiche proprie e uniche, tali da fargli guadagnare il titolo di Nebbiolo delle Alpi. Più precisamente, in Valtellina sono stati identificati sei biotipi diversi e tutti appartenenti al vitigno Nebbiolo. Inoltre, si deve considerare anche la particolare condizione ambientale e climatica della Valtellina – qui il terreno è prevalentemente composto da sabbia e roccia sgretolata – con il risultato di produrre vini unici e dal carattere irripetibile, dotati di spiccata eleganza e personalità. Nella Valtellina sono riconosciuti tre aree, quindi vini, a denominazione controllata: il Valtellina Superiore, Sforzato di Valtellina e Valtellina Rosso. I primi due sono classificati come Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (DOCG) mentre il rosso è riconosciuto come DOC. Il Nebbiolo è la varietà dominante che, in accordo al disciplinare, deve essere presente per almeno il 90%, mentre l'eventuale restante quota può essere rappresentata da varietà a bacca rossa ammesse alla coltivazione in Lombardia. Il Valtellina Rosso – il vino che prendiamo in esame nella degustazione per contrasto di questo mese – deve maturare per almeno sei mesi prima di essere commercializzato, senza obbligo specifico per il tipo di contenitore. Sebbene la scelta dei produttori sia solitamente in favore della botte, non mancano casi di Valtellina Rosso maturati in vasche d'acciaio. Sulla composizione, nonostante il disciplinare preveda l'uso di uve diverse, nella maggioranza dei casi questo vino è prodotto esclusivamente con Nebbiolo. Il risultato è generalmente un rosso di estrema piacevolezza e finezza, molto versatile nell'abbinamento enogastronomico, con un profilo olfattivo decisamente orientato a profumi riconducibili al mondo dei fiori.
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Lo scenario enologico delle Langhe, in provincia di Cuneo, Piemonte, è totalmente diverso da quello della Valtellina, a ridosso delle Alpi. Anche qui troviamo il Nebbiolo – prevalentemente nei cloni Lampia e Michet – tuttavia la composizione del suolo è completamente diversa: qui è l'argilla a dominare la terra. Differenze sostanziali e determinanti, con il risultato di produrre vini, sebbene con la medesima uva Nebbiolo, dal carattere completamente diverso. Le Langhe – notoriamente – sono conosciute ovunque nel mondo per tre colossi rossi prodotti con il Nebbiolo, nello specifico, Barolo, Barbaresco e Roero. Nelle Langhe – territorio riconosciuto dal sistema di qualità italiano come Denominazione d'Origine Controllata – il Nebbiolo è infatti presente in molti vini, non da ultimo, utilizzato per la produzione di vino mono-varietale, riportando quindi in etichetta il nome della varietà. A tale proposito – e come più volte ricordato in queste pagine – anche nelle Langhe un vino è definibile come mono-varietale qualora una varietà sia presente per almeno l'85%. Il Langhe Nebbiolo è un vino decisamente interessante e nel quale è spesso possibile percepire il carattere potente della varietà, talvolta raggiungendo perfino la struttura e il carattere dei vini delle denominazioni DOCG, come Barolo, Barbaresco e Roero. A tale proposito, si deve osservare che la denominazione Langhe è decisamente estesa – se confrontata con le DOCG presenti nel suo interno – e pertanto il carattere del Langhe Nebbiolo può variare considerevolmente proprio a causa del territorio specifico della denominazione nel quale è prodotto. Anche la scelta del clone – in genere Lampia, Michet o entrambi – svolge un ruolo determinante nella definizione delle qualità sensoriali del Langhe Nebbiolo. A questo si deve inoltre aggiungere il fattore della maturazione, poiché il disciplinare prevede l'impiego sia di contenitori inerti sia quelli in legno. Tutte queste variabili e fattori, comprensibilmente, permettono di creare vini Langhe Nebbiolo con qualità sensoriali molto diverse fra loro, pur conservando – in ogni caso – il carattere sia della varietà sia della denominazione.
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Prima di iniziare la nostra degustazione per contrasto di Valtellina Rosso e Langhe Nebbiolo, provvediamo alla scelta delle due bottiglie. Questi vini sono facilmente reperibili e non dovrebbero presentare particolari difficoltà, in particolare il vino piemontese. Sebbene la maggioranza dei produttori tenda generalmente a fare maturare questi due vini in botte o comunque in contenitori di legno, la nostra scelta è preferibilmente in favore della vinificazione in contenitori inerti, possibilmente la vasca d'acciaio. In entrambi i casi, inoltre, ci assicureremo che la composizione sia rappresentata esclusivamente dalla varietà Nebbiolo, ricordando che – in accordo ai rispettivi disciplinari di produzione – sia il Valtellina Rosso sia il Langhe Nebbiolo prevedono l'impiego di altre varietà ammesse nelle rispettive regioni di appartenenza. Nello scegliere i due vini, faremo inoltre attenzione all'annata, possibilmente appartenenti alla stessa vendemmia e non oltre i due anni di maturazione. Valtellina Rosso e Langhe Nebbiolo sono serviti alla temperatura di 18 °C e versati nei rispettivi calici da degustazione. La prima fase della valutazione sensoriale dei due vini prenderà in esame l'aspetto, cioè come si presentano alla vista in termini di colore e trasparenza. Il primo vino che prenderemo in esame è il Valtellina Rosso e, inclinando il calice sopra una superficie bianca, osserviamo la base, dove la massa liquida è più consistente. Il vino lombardo si caratterizza per il suo colore rosso rubino brillante e, ponendo un oggetto fra il calice e la superficie bianca, si rileva una trasparenza decisamente elevata. Valutiamo ora la sfumatura del Valtellina Rosso, osservando il vino verso l'apertura del calice, nel punto dove la massa liquida si fa sottile. Anche in questo caso, è possibile rilevare il colore rosso rubino. Passiamo ora alla valutazione dell'aspetto del Langhe Nebbiolo e, come per il vino precedente, incliniamo il calice sopra la superficie bianca. Il colore del vino piemontese è rosso rubino brillante e, per quanto riguarda la trasparenza, anche in questo caso è moderata pur tuttavia risultando inferiore rispetto al Valtellina Rosso. La sfumatura del Langhe Nebbiolo – osservata verso l'apertura del calice – conferma il colore base, cioè rosso rubino. I profili olfattivi di Valtellina Rosso e Langhe Nebbiolo, nonostante siano prodotti con la stessa varietà, si differenziano per caratteristiche sostanziali e identificative. I fattori responsabili di queste differenze, oltre alla diversità dei cloni di Nebbiolo coltivati nei due territori, si devono ricondurre alle condizioni ambientali e climatiche di Valtellina e Langhe. Il suolo dove si coltivano i vigneti che danno vita al valtellina Rosso sono infatti prevalentemente composti da sabbia e roccia sgretolata, due qualità che conferiscono ai vini sia un colore più scarico sia un profilo olfattivo più orientato al mondo dei fiori. Ben diversa la condizione delle Langhe – qui la presenza dell'argilla è prevalente – i quali vini, oltre ad avere generalmente colori più intensi, si caratterizzano per il profilo olfattivo nel quale emergono principalmente sensazioni aromatiche riconducibili al mondo dei frutti. Si deve in ogni caso considerare sia Valtellina Rosso sia Langhe Nebbiolo sono contraddistinti da riconoscimenti comuni, nello specifico violetta, rosa e ciclamino – per quanto riguarda i fiori – ciliegia, prugna, lampone e fragola per i profumi appartenenti al mondo dei frutti. Riprendiamo la degustazione per contrasto di questo mese e procediamo con la valutazione dei profili olfattivi di Valtellina Rosso e Langhe Nebbiolo, iniziando – come per l'esame precedente – dal vino lombardo. Manteniamo il calice in posizione verticale e, senza rotearlo, effettuiamo la prima olfazione così da apprezzare l'apertura del vino, cioè i suoi profumi primari e identificativi. Dal calice emergono – netti e intensi – piacevoli profumi di ciliegia, lampone, violetta e rosa. Roteiamo ora il calice, operazione che favorisce lo sviluppo degli altri aromi, ed effettuiamo un'altra olfazione. Il profilo olfattivo del Valtellina Rosso si completa con ciclamino, prugna e fragola. Passiamo alla valutazione dell'apertura del Langhe Nebbiolo, quindi – mantenendo il calice in posizione verticale e senza rotearlo – procediamo con la prima olfazione. Dal calice del vino piemontese si percepiscono aromi intensi e puliti di ciliegia, prugna e violetta, un'apertura piuttosto tipica per i Nebbiolo prodotti in terra di Langa. Dopo avere roteato il calice, il profilo del vino si completa con rosa, mirtillo e lampone. Proseguiamo la nostra degustazione per contrasto con la valutazione dei profili gustativi dei due vini, esaminando per primo il Valtellina Rosso. Prendiamo un sorso del vino lombardo così da valutare il suo attacco, cioè le qualità gustative primarie percepite in bocca al primo sorso. Il vino si fa apprezzare per la sua piacevole acidità – tipica caratteristica dei vini prodotti con uva Nebbiolo – oltre a un'astringenza non eccessiva, entrambe sufficienti a equilibrare la sensazione di morbidezza, prevalentemente prodotta dall'alcol. In bocca si percepiscono nettamente i sapori di ciliegia, lampone e fragola, confermando la buona corrispondenza con il naso. Passiamo ora alla valutazione dell'attacco del Langhe Nebbiolo e prendiamo un sorso di questo vino. In bocca il vino piemontese si fa apprezzare, come in quello precedente, per la piacevole sensazione di freschezza conferita dall'acidità, oltre all'effetto dei tannini percepito nell'astringenza, quest'ultima in genere più intensa rispetto al Valtellina Rosso. Anche la sensazione prodotta dall'alcol è più intensa rispetto al vino lombardo, certamente indispensabile per l'equilibrio della maggiore forza dei tannini. In bocca percepiamo i sapori di ciliegia, lampone e prugna, anche in questo caso confermando la buona corrispondenza con il naso. Siamo giunti al termine della degustazione per contrasto di questo mese, pertanto provvederemo a valutare le sensazioni finali che i vini lasciano in bocca dopo la deglutizione – in particolare, la persistenza gusto-olfattiva – prendendo per primo in esame il Valtellina Rosso. Il finale di questo vino è persistente e in bocca sono ancora chiaramente percettibili le sensazioni della freschezza conferita dall'acidità e la moderata astringenza dei tannini: un ricordo decisamente elegante e raffinato. Si percepiscono ancora e nettamente i sapori di ciliegia, lampone e fragola, qualità che abbiamo già rilevato nelle precedenti fasi della degustazione. Il finale del Langhe Nebbiolo è persistente e, anche in questo caso, in bocca si percepiscono nettamente le sensazioni dell'acidità e dell'astringenza, quest'ultima più intensa rispetto a quella del Valtellina Rosso. In bocca si percepiscono nettamente i sapori di ciliegia, prugna e lampone. Poniamo ora i due calici l'uno di fianco all'altro e procediamo con l'ultima olfazione. Si notino le differenze nei due vini: il Valtellina Rosso è più orientato a sensazioni riconducibili al mondo dei fiori, mentre il Langhe Nebbiolo è caratterizzato principalmente da aromi di frutti a polpa rossa.
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I Vini del Mese |
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Legenda dei punteggi![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() I prezzi sono da considerarsi indicativi in quanto possono subire variazioni a seconda del paese e del luogo in cui vengono acquistati i vini |
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Matana 2020 |
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Tenimenti Grieco (Molise, Italia) | |
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Prezzo: € 16,50 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Triassi 2016 |
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Tenimenti Grieco (Molise, Italia) | |
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Prezzo: € 24,50 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Incrocio Bruni 54 2020 |
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Terracruda (Marche, Italia) | |
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Prezzo: € 11,90 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Pergola Aleatico Riserva Lubaco 2016 |
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Terracruda (Marche, Italia) | |
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Prezzo: € 37,50 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Barbera d'Alba 2018 |
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Bosco Pierangelo (Piemonte, Italia) | |
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Prezzo: € 13,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Barolo Boiolo 2017 |
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Bosco Pierangelo (Piemonte, Italia) | |
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Prezzo: € 35,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Valsellera Brut Rosé |
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Francone (Piemonte, Italia) | |
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Prezzo: € 20,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Barbaresco I Patriarchi 2018 |
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Francone (Piemonte, Italia) | |
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Prezzo: € 21,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Telos Il Bianco 2020 |
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Tenuta Sant'Antonio (Veneto, Italia) | |
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Prezzo: € 18,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Amarone della Valpolicella Telos 2016 |
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Tenuta Sant'Antonio (Veneto, Italia) | |
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Prezzo: € 45,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Valtellina Superiore Grumello Rocca de Piro 2017 |
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Ar.Pe.Pe. (Lombardia, Italia) | |
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Prezzo: € 30,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Valtellina Superiore Sassella Stella Retica 2017 |
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Ar.Pe.Pe. (Lombardia, Italia) | |
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Prezzo: € 30,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Caburnio 2016 |
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Tenuta Monteti (Toscana, Italia) | |
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Prezzo: € 19,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Monteti 2016 |
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Tenuta Monteti (Toscana, Italia) | |
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Prezzo: € 42,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Notiziario |
In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.
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Gli Spumanti Italiani in Crescita a Due Cifre sul 2020 e a una Cifra sul 2019 |
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In Italia, l'horeca ha riaperto battenti e i consumi hanno ripreso a crescere, senza contare la continuità del settore e-commerce, sia aziendale che di piattaforme. In ogni caso il prezzo al consumo ha risalito la scala che guida gli atti d'acquisto. Il vino totale recupera sul 2020 un +5%, ma non raggiunge il dato del 2019. Per gli spumanti italiani la crescita è stata del 12%. È mancato nell'anno il consumo conviviale delle bollicine off-premise e in eventi. I numeri segnano 205/208 milioni di bottiglie di origine nazionale (cui aggiungere 6 milioni di bottiglie estere in crescita rispetto al 2020) realmente stappate nell'anno, pari a una spesa di circa 1,430 mld/euro, con un prezzo medio a bottiglia sul mercato di 6,8 euro. Il consumo domestico, cresciuto, si è attestato sul 61% del totale. Il fatturato al consumo è stato inferiore al 2019, ma superiore al 2020, con leggero calo del prezzo medio della bottiglia al consumo causa blocchi dell'horeca, pubblico e del turismo. Molto bene il Prosecco Doc e i 3 DOCG (Conegliano Valdobbiadene Asolo), Franciacorta e Alta Langa, stabili le quote e posizioni di TrentoDoc, Alto Adige; bene le etichette regionali di vitigno e di DO-IGP provinciali, soprattutto nelle regioni del sud Italia. La tendenza è stata quella di preferire i marchi più rinomati, le tipologie millesimate e tendenti al secco. All'estero, oltre a una flessibilità di valori e trasporti dettati da diverse questioni, come il cambio delle monete o norme protettive e burocratiche doganali o crisi civili sempre più diffuse, i consumi di vini e bollicine italiane sono in crescita sull'anno 2020, eguagliando e superando anche i dati 2019. La plv globale supera i 6,9 miliardi di euro e per il momento valutazioni salutistiche non hanno inciso sui mercati. Il consumo mondiale di vini italiani è cresciuto del 12% rispetto al 2020, del 4% rispetto al 2019. Sottolinea Giampietro Comolli: «L'elemento più interessante è dato dal fatto che i valori al consumo dei vini italiani in tutti i principali paesi importatori crescono, percentualmente, di più che i volumi, e questo riduce il gap storico di prezzo in vetrina e nella lista fra vini italiani e stranieri, a iniziare proprio da un bottiglia di vino spumante. Segnale di una considerazione e accettazione dell'accresciuto binomio valore-identità nazionale. È cresciuto di più il valore unitario di una bottiglia tricolore rispetto a quelle di Francia, Spagna, Australia, mentre è ancora basso il valore all'origine della produzione e alla dogana». Vini spumanti tricolori davanti a tutti: primi in Europa, primi nella esportazione extraUE, con incrementi dal 40% al 15%, nell'ordine in Usa, in Germania, in Canada, in Regno Unito, bene anche in Russia e estremo oriente. Molto bene in Francia (+16%), ripresa in Svizzera (+11%), Canada (+15%) e Giappone, ma con crescita del prezzo alla vendita molto significativi. Gli acquisti domestici sono quasi raddoppiati in certe catene e piattaforme collettive distributive nell'arco di 2 anni. Ovse analizza i dati al consumo e non quelli dichiarati alla produzione. I numeri dei consumi nei paesi esteri segnano un trend fortemente in crescita: 620/628 milioni le bottiglie consumate in un anno all'estero, con punte eccezionali come oltre 130 milioni negli Usa, i 17 milioni in Svizzera, gli oltre 100 milioni in UK. In Francia volano sempre più bollicine italiane superando i 21 milioni, per la prima volta in Cina siamo a quasi 9 milioni di bottiglie, la Russia ha preso grande slancio nella seconda metà dell'anno registrando un +19% in volumi consumati. I più grandi consumatori di bollicine tricolori si confermano gli Usa dopo anni di leadership dei britannici, che si confermano appassionati di bollicine. Il Prosecco Doc è leader UE nel consumo fuori UE. Alla dogana i vini spumanti fanno segnare un valore globale di 1,9 miliardi di euro (sui 6,9 totali) con una crescita del 29% sul dato 2020. Record anche nel giro d'affari al consumo: per la prima volta il valore sulle tavole mondiali supera i 6,8 miliardi di euro, con un prezzo di acquisto medio a bottiglia intorno a 11 euro. Comolli: «Per la prima volta nel 2021 i valori unitari di uno spumante italiano all'estero crescono di più, anno su anno, che i volumi: questi ultimi registrano un +9,22% contro un +10,80%. Un segnale da studiare». Ovse raccoglie e analizza solo gli atti di acquisto, vendite certe, fatturazioni reali nell'arco solare, non tiene conto dei dati di produzione, di certificazione, di spedizione. Questo per toccare il polso vero della domanda e del consumatore quindi conoscere i trend aspettative e prospettive di un mercato di tanti paesi, uno diverso dall'altro. Nessuna fake news, nessun numero a caso. |
A Terre di Toscana un Parterre da Capogiro |
Il 20 e 21 marzo la manifestazione vinicola Terre di Toscana, giunta alla sua
XIV edizione, porterà a Lido di Camaiore, in provincia di Lucca, 120 tra le più
importanti cantine della regione, per offrire al pubblico una cartolina
esaustiva e di altissima qualità della produzione regionale. I viticoltori, presenti ai banchi di assaggio nelle giornate di domenica e di lunedì, arriveranno da ogni distretto regionale, da quelli più celebri a quelli emergenti, e porteranno in assaggio bollicine, bianchi e rossi specchio del territorio di appartenenza, per un valzer unico tra vitigni autoctoni e internazionali, tra etichette iconiche e nuove etichette, passando anche tra referenze naturali e biologiche. L'evento si svolgerà in totale sicurezza, grazie a una serie di protocolli messi a punto dall'organizzazione per affrontare al meglio l'emergenza Covid. Nelle due giornate sarà possibile un confronto diretto con i vignaioli, che porteranno in degustazione le annate attualmente in commercio, così da offrire una splendida panoramica del loro catalogo, e il lunedì, come ormai da copione, anche qualche preziosa vecchia annata, per uno sguardo sul passato e una riflessione, spesso sorprendente, sull'evoluzione dei vini. A ospitare l'evento sarà ancora una volta l'Hotel Una Esperienze Versilia Lido, a pochi passi dal mare, dove si potrà godere di oltre 600 referenze e assaggiare e acquistare diverse bontà gastronomiche di artigiani locali. |
Vinitaly Accelera su Incoming: 60 Paesi Coinvolti e 3 Milioni di Euro di Investimento |
Dall'Europa agli Stati Uniti, da Singapore al Giappone, dall'Eurasia fino agli
emergenti mercati africani. Accelera il piano strategico di Veronafiere per
l'edizione numero 54 di Vinitaly che, con più di 4mila aziende espositrici,
ritorna dal 10 al 13 aprile prossimo traguardando il tutto esaurito. Nella
campagna già avviata, sono 60 i Paesi coinvolti dal programma di promozione,
comunicazione e incoming targato dalla Spa fieristica e da Ice Agenzia che
condividono, oltre a un investimento complessivo da 3 milioni euro, anche la
selezione di una business list di 500 top buyer da tutto il mondo, a cui si
aggiungeranno migliaia di operatori nazionali e internazionali. «Stiamo riscontrando un alto tasso di fiducia e di aspettativa sia da parte degli operatori internazionali che dalle aziende espositrici. Ad ora – commenta il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – abbiamo già l'adesione di delegazioni che coprono le aree di Canada, Usa con particolare riguardo a Midwest, West Coast e Texas, oltre che Singapore, Malesia e, per l'Europa, di Regno Unito, paesi Scandinavi, Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Svizzera e da alcuni dei paesi più interessanti dell'Est Europa, a iniziare dalla Polonia. Inoltre, stiamo lavorando con il ministero degli Affari esteri per creare un corridoio specifico col Giappone che favorisca la presenza degli operatori del Sol Levante. Stiamo ricevendo riscontri molto positivi dalla regione eurasiatica e da quelle piazze potenzialmente interessate al vino tricolore che erano in stand by a causa delle limitazioni. Inoltre, in questi giorni abbiamo chiuso un accordo di collaborazione strategica con alcune aziende espositrici per l'attuazione di un ulteriore piano straordinario di incoming dal valore di 1 milione di euro». Tra le azioni di Veronafiere anche i roadshow di Vinitaly con 3 tappe estere organizzate da Veronafiere in sinergia sempre con Ice e il ministero degli Affari esteri, che hanno inserito il brand fieristico di promozione del vino nella campagna Italy is simply extraordinary: Be IT, attiva da novembre scorso su 26 mercati target per il made in Italy. Sarà Shenzhen, il 26 febbraio, ad aprire il calendario di Vinitaly roadshow, a seguire Mosca, il 3 marzo, con una conferenza stampa e un walk around tasting previsti a conclusione dei corsi Via – Vinitaly international academy. A seguire, l'8 marzo, sarà la volta di New York, quindi Londra il 14 marzo, Monaco di Baviera (17marzo), mentre Chengdu chiuderà il tour promozionale (20-23 marzo) in vista del 54° Vinitaly, che si svolgerà in contemporanea a Enolitech, Salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino olio e birra e a Sol&Agrifood, la rassegna dedicata all'agroalimentare di qualità. Secondo le disposizioni vigenti, l'accesso alle manifestazioni fieristiche è consentito solo con super green pass o, per espositori e visitatori esteri con status vaccinale diverso da quello riconosciuto dall'Italia, con green pass ottenuto tramite tampone. Nel quartiere fieristico di Veronafiere sono attivi strumenti e misure di controllo e di sicurezza previsti dal protocollo Safebusiness. |
AquavitaeRassegna di Grappe, Distillati e Acqueviti |
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Wine Guide ParadeNovembre 2021
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