Pensate a un vino rosso. Uno qualunque. Pensate al vostro vino rosso preferito o
all'ultimo che avete assaggiato. Adesso dimenticatelo completamente. Il vino e
l'uva che sto per raccontarvi, infatti, ha caratteristiche così uniche e
particolari, tanto da non potere essere associato a nessun altro. Si tratta,
iniziando dall'uva con la quale si produce, di una varietà dimenticata per
quasi un secolo, riscoperta e rivalutata grazie alle nuove e moderne pratiche
viticolturali ed enologiche così da farne un vino di assoluta personalità.
Siamo in Umbria, l'uva è il Grero, la cantina è Tabarrini, il vino è il
Piantagrero. Il nome del vino e le originali etichette scelte per le diverse
annate, non tradiscono l'indole e la personalità del suo produttore:
anticonformista, poliedrico, vulcanico e fuori dal coro, insomma,
Giampaolo Tabarrini. Chi ha il piacere e il privilegio di conoscerlo, e io sono
fra questi, sarà certamente d'accordo con me, consapevole dell'esuberanza e
dell'intraprendenza – cocciuta e testarda in perfetto stile
umbro–montefalchese – che è propria di Giampaolo Tabarrini.
Ex enfant prodige del panorama enologico umbro, Giampaolo Tabarrini è
oggi un produttore affermato, uno di quelli che è stato capace di portare nel
mondo il Sagrantino, Montefalco, l'Umbria e il vino italiano. La cantina
Tabarrini non si dedica solamente al Sagrantino, di cui produce quattro
etichette, ma anche al Trebbiano Spoletino – Adarmando, dedicato al nonno
materno – e, da pochi anni, si è unito anche il Grero. Uva autoctona umbra
pressoché dimenticata per circa un secolo, il Grero – che deve il suo nome
dall'unione di Greco e Nero – è certamente una varietà di cui
sentiremo parlare in futuro. Recenti studi e ricerche, condotte dall'Università
degli Studi di Perugia e dall'Istituto Agrario Ciuffelli di Todi, hanno
permesso di riscoprire questa varietà, della quale esistono pochissime notizie,
rivalutandola anche attraverso la moderna viticoltura ed enologia. Si ritiene
che il Grero sia originario del territorio di Todi – alcuni, per questo
motivo, lo chiamano Grero di Todi – e in passato era piuttosto presente
nel territorio dell'Umbria.
L'incontro di Giampaolo Tabarrini con il Grero è avvenuto – per così dire –
per puro caso. È lo stesso Giampaolo Tabarrini a raccontarcelo: «La storia del
nostro Grero inizia nel 2007 quando, senza sapere cosa fosse, troviamo una
pianta nel giardino della casa-vacanze di una signora di Roma, non molto
distante dalla cantina. Visto che erano tre anni che non veniva potata, ci
siamo offerti per farlo. Una piccola parte delle potature fu inviata in
laboratorio per identificare le caratteristiche genetiche, così da comprendere
di cosa si trattasse, un'altra parte è stata inviata a un vivaio per fare la
propagazione. Dai risultati del laboratorio abbiamo scoperto che si trattava di
Grero, varietà autoctona della nostra area, già nota nelle ampelografie
storiche del territorio.» Dopo avere scoperto il Grero, resta da decidere
cosa farne. Prosegue Giampaolo Tabarrini: «Si decide quanto piantarne e,
soprattutto, ipotizzare che tipo di vino si potesse ottenere con il Grero,
visto che la documentazione esistente faceva unicamente riferimento alle
caratteristiche della vite, ma nessuna informazione sui suoi vini. Sapevamo
quindi che si trattava di una varietà tardiva, dal grappolo e l'acino piccolo.
Decidiamo quindi di rischiare e nel 2007 piantiamo mezzo ettaro di Grero, per
poi arrivare, nel tempo, a un ettaro. La prima vendemmia è stata eseguita nel
2013».
La sperimentazione e la prima vendemmia consentono di conoscere finalmente le
qualità organolettiche e sensoriali del vino Grero. Questo è il commento di
Giampaolo Tabarrini: «dal punto di vista organolettico è un vino che non
assomiglia a nessun altro. Non esiste un'uva di riferimento che possa
ricondurre al Grero. È una varietà che, pur essendo tardiva, produce vino con
un volume alcolico modesto. Perfino nelle annate calde non abbiamo registrato
più del 13,2% di alcol. Ha un'acidità molto elevata – molto distante dai
riferimenti regionali – e un PH bassissimo, valori che in Umbria non si
rilevano nei vini rossi. Ha colore scuro, impenetrabile e profondo, molto più
del Sagrantino o Colorino. Ha assenza completa di tannini, pertanto si
ottengono vini nei quali si apprezza maggiormente il frutto e la freschezza».
Le sorprendenti qualità del Grero, non finiscono qui, poiché, anche in termini
di longevità, sembra essere diverso dalle altre uve umbre. Giampaolo Tabarrini,
a questo proposito, commenta «Quello che è ulteriormente impressionante è la
longevità: a causa della piccola quantità di vino prodotto, abbiamo dovuto
invecchiare le prime 2 annate (2013 e 2014) in barrique e che di solito
accelerano i processi di invecchiamento del vino. Il 2013, dopo tre anni e
mezzo in barrique, sembra non avere subito un'evoluzione significativa:
praticamente è rimasto lo stesso di quando lo abbiamo messo in barrique. Questo
fa pensare a un vino non soggetto a ossidazione e stanchezza precoce. Il tempo
ci consentirà di comprendere meglio le potenzialità del Grero, ma siamo
fiduciosi che sia capace di produrre vini di grande longevità».
All'assaggio, il Grero dimostra infatti la sua notevole personalità e
carattere, diverso da qualunque altro vino, con caratteristiche sensoriali
insolite rispetto a quello che ci si aspetterebbe da un vino rosso,
soprattutto umbro. Abbiamo avuto la possibilità di degustare, con il metodo
alla cieca, come da nostra irrinunciabile consuetudine, le tre annate
disponibili del Piantagrero di Tabarrini – 2013, 2014 e 2015 – e il
risultato, oltre che promettente, è stato decisamente entusiasmante.
Innanzitutto, l'acidità: sferzante, vibrante e vivissima, chiaramente una
qualità dominante e piacevole del Grero. Non si pensi comunque a un vino
solamente acido, poiché il Piantagrero è decisamente equilibrato, sia le
annate 2013 e 2014 – maturate in barrique – sia la 2015, maturata
esclusivamente in vasche d'acciaio. Poi l'astringenza: modesta e quasi
impercettibile, tuttavia una buona quantità di alcol – 13% di media –
consentono di equilibrare la spiccata acidità. Quindi l'aspetto: un colore
rosso, rossissimo che più rosso non si può, con una trasparenza praticamente
inesistente, qui la luce difficilmente riesce ad attraversare il calice.
Inoltre, la sfumatura: rosso porpora – le note blu e violacee si rilevano
nettamente – anche nell'annata 2013, maturata per due anni in barrique.
Le meraviglie del Grero si esprimono anche al naso, regalando un profilo
olfattivo particolare e unico. A tale proposito, è opportuno notare che
l'annata 2015 – maturata in vasca d'acciaio – restituisce ovviamente un vino
ben diverso dalle annate 2013 e 2014, maturate in barrique, esprimendo comunque
qualità che risultano tipiche e ricorrenti nel Grero. Il profilo olfattivo
risulta fortemente fruttato e floreale, oltre a esprimere erbe aromatiche,
caratteristiche minerali, piacevolmente erbacee e speziate, queste ultime
rilevabili soprattutto nell'annata maturata in vasca d'acciaio. Un
riconoscimento olfattivo che non ci si aspetterebbe in un vino rosso è
l'arancia che nel Grero risulta dominante e identificativo, tale da
renderlo unico. Infine la struttura: il Grero produce vini dal corpo piuttosto
modesto, nonostante la maturazione in barrique contribuisca ad aumentarlo
sensibilmente.
Difficile, in ogni caso, stabilire se il Piantagrero maturato in barrique sia
migliore di quello maturato in vasca d'acciaio. Si tratta infatti di due
vini che propongono due interpretazioni distinte tuttavia entrambe
interessanti, nonostante sia evidente – e prevedibile – che la maturazione in
acciaio restituisca un vino con un'acidità più vibrante e una freschezza
olfattiva più viva. Per contro, la maturazione in barrique contribuisce
all'equilibrio della tipica acidità del Grero con una maggiore morbidezza,
rendendo i profumi più caldi e complessi a scapito delle sensazioni di
frutti e fiori, comunque ben percettibili. Una questione di gusti, si potrebbe
dire, considerando inoltre che il Piantagrero è un vino in evidente fase
sperimentale e che necessita ancora di studio e verifiche per poterlo meglio
comprendere. Le premesse, tuttavia, sono molto promettenti e di notevole
interesse.
Il mio auspicio è che il Grero possa divenire maggiormente una delle varietà di
riferimento sulla quale investire per il futuro dell'enologia umbra, poiché
possiede tutte le caratteristiche per farne un vino unico e identificativo di
un territorio. Ultima nota spetta alle etichette, rappresentate da simpatiche
vignette e nelle quali è protagonista l'amico Giampaolo Tabarrini. Ogni annata
ha un etichetta diversa: nella 2014 troviamo Federica, la moglie di Giampaolo,
nel 2013 e nel 2016 è in compagnia dell'enologo Emiliano Falsini, in quella del
2015 Giampaolo Tabarrini si da alla fuga con una bottiglia di Piantagrero. Va
detto che l'annata 2016 non esiste – per meglio dire, non è stata prodotta –
a causa delle rigidissime condizioni meterologiche e che non hanno consentito
alla vite di produrre grappoli. Per questo motivo, infatti, nell'etichetta
dell'annata 2016 vediamo Giampaolo Tabarrini e l'enologo Emiliano Falsini che
si rammaricano per non avere potuto produrre il loro vino Grero. La bottiglia
di Piantagrero 2016, con tanto di etichetta, esiste ma è tristemente
vuota, nel perfetto stile provocatorio e sorprendente che contraddistingue
l'amico Giampaolo Tabarrini.
Antonello Biancalana
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Piantagrero 2015 |
Tabarrini (Umbria, Italia) |
Grero |
Prezzo: € 24,00 |
Punteggio:     |
 Rosso rubino cupo e sfumature rosso porpora, poco trasparente.
 Intenso, pulito, gradevole e raffinato, apre con note di mirtillo,
prugna e amarena seguite da aromi di arancia, pietra focaia, lampone, mora,
violetta, carruba, tabacco e pepe rosa.
 Attacco poco tannico e con apprezzabile freschezza, comunque
equilibrato, corpo leggero, sapori intensi, piacevole.
 Finale persistente con ricordi di mirtillo, prugna e lampone.
 18 mesi in vasche d'acciaio.
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Pasta con carne e funghi, Stufati di carne, Carne bianca arrosto, Zuppe di legumi e funghi |
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Piantagrero 2014 |
Tabarrini (Umbria, Italia) |
Grero |
Prezzo: € 24,00 |
Punteggio:     |
 Rosso rubino cupo e sfumature rosso porpora, impenetrabile alla luce.
 Intenso, pulito, gradevole e raffinato, apre con note di mirtillo,
prugna e lampone seguite da aromi di violetta, arancia, amarena, mora,
vaniglia, cioccolato e rosmarino.
 Attacco giustamente tannico e di apprezzabile freschezza, comunque
equilibrato dall'alcol, buon corpo, sapori intensi, piacevole.
 Finale persistente con ricordi di mirtillo, amarena e lampone.
 2 anni di barrique.
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Paste ripiene con funghi, Stufati di carne con funghi, Carne alla griglia |
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Piantagrero 2013 |
Tabarrini (Umbria, Italia) |
Grero |
Prezzo: € 24,00 |
Punteggio:      |
 Rosso rubino intenso e sfumature rosso porpora, poco trasparente.
 Intenso, pulito, gradevole, raffinato ed elegante, apre con note di
amarena, prugna e melagrana seguite da aromi di lampone, mirtillo, arancia,
mora, violetta, tabacco, cioccolato, vaniglia, cumino, pepe rosa, cuoio
e mentolo.
 Attacco fresco e poco tannico, comunque equilibrato dall'alcol, buon
corpo, sapori intensi, piacevole.
 Finale persistente con ricordi di amarena, prugna e mirtillo.
 24 mesi in barrique.
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Paste ripiene con funghi, Carne arrosto, Stufati di carne, Zuppe di funghi |
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L'Etichetta del
Piantagrero 2016: il vino che non c'è | |
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